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Короткие тексты на итальянском
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Короткие тексты на итальянском языке
Автор:
Phemmer
Создан:
22 сентября 2017 в 21:11 (текущая версия от 14 февраля 2021 в 15:31)
Публичный:
Нет
Тип словаря:
Тексты
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Содержание:
1 Ehi, togli quella torta di frutta da sotto il muso di Hamish o avrà mal di pancia per tutta la notte.
2 Coraline aveva guardato tutti i video. Si era stufata dei giocattoli e aveva letto tutti i libri che possedeva.
3 Il programma le piaceva, ma finì troppo presto e venne seguito da un altro su una fabbrica di dolci.
4 Quindi andarono in salotto. La mamma infilò la chiave nella serratura e la girò. La porta si spalancò.
5 Coraline sospirò. Quindi andò al freezer e tirò fuori una pizzetta e patatine fritte da riscaldare al microonde.
6 Le loro voci erano un sussurro acuto e vagamente lamenroso. E a Coraline misero addosso una grande agitazione.
7 Coraline si mise il cappotto blu con il cappuccio, la sciarpa rossa e gli stivali gialli di gomma. E uscì.
8 Quindi diede uno strattone ai guinzagli dei cani e riprese la strada di casa. Coraline proseguì la sua passeggiata.
9 Ricordamelo, tesoro, altrimenti me ne dimentico – e tornò a digitare qualcosa sulla tastiera del computer.
10 Era di nuovo chiusa a chiave. Immaginò che fosse stata la madre a chiuderla, e si strinse nelle spalle.
11 Alle pareti erano appese fotografie in bianco e nero di belle donne, e locandine teatrali incorniciate.
12 Smettila di spaventare la bambina. I tuoi occhi ormai sono andati. Passami quella tazza, bambina mia.
13 Coraline si domandò come mai fossero così pochi gli adulti di sua conoscenza che riuscivano a dire cose sensate.
14 Prima accompagnarono alla stazione il padre, che doveva andare a Londra per incontrare delle persone.
15 Coraline si allontanò e andò a guardare gli stivali di gomma, tutti a forma di rana, di anatra e di coniglio.
16 Niente, immagino. Probabilmente assomiglierà al nostro prima che ci andassimo ad abitare. Stanze vuote.
17 Poi tornò indietro, perché aveva dimenticato il borsellino e le chiavi della macchina; quindi uscì di nuovo.
18 A Coraline sembrava assolutamente privo di senso, ma sperava almeno che quella gente ci si divertisse.
19 Scese dalla sedia e raccolse le chiavi. Sorrise trionfante. Poi appoggiò la scopa alla parete e andò in salotto.
20 Coraline non era mai riuscita a capire come mai ci fosse gente che aveva voglia di dipingere una fruttiera.
21 Poi mise la mano sulla maniglia e la girò: e finalmente la porta si aprì. Si aprì su un corridoio buio.
22 Coraline andò in cucina, perché la voce veniva da lì. In cucina trovò una donna che le dava le spalle.
23 Un enorme e dorato pollo arrosto, patate fritte, pisellini verdi. Coraline spazzolò il cibo che aveva nel piatto.
24 Tanto per cominciare era dipinta di una sgradevole tonalità di verde e rifinita in una singolare tonalità di rosa.
25 Coraline si mise ginocchioni e guardò. Cinquanta piccoli occhietti rossi le restituirono lo sguardo.
26 Quindi la piramide crollò e i topi cominciarono a sgambettare rapidi e neri in direzione della porta.
27 Io sono io. – E piegò la testa di lato; i suoi occhi verdi luccicavano. – Voi persone siete dappertutto.
28 Davvero. Il gatto si fermò, si mise a sedere e cominciò a lavarsi con molta cura, come se Coraline non ci fosse.
29 Il gatto sbadigliò lentamente e con attenzione, rivelando una bocca e una lingua di un rosa sorprendente.
30 Noi sappiamo chi siamo, perciò il nome non ci serve. Quel gatto era egocentrico in modo irritante, decise Coraline.
31 Il gatto era scomparso. Tornando verso casa sentì un altro lieve rumore alle sue spalle. Era il gatto.
32 Quindi si abbassò a pochi centimetri dal suolo e si mosse lentamente in avanti, facendo due o tre passi.
33 Di botto, girò le spalle e se ne andò, sfrecciando in direzione del bosco. Scomparve fra gli alberi.
34 Coraline avanzò lentamente ed entrò in una piccola anticamera. Il suo viso incontrò qualcosa di morbido.
35 Il biglietto. Mica posso stare qui tutto il giorno, sai. E senza biglietto non puoi assistere allo spettacolo.
36 Coraline lo segui. Arrivato davanti al palcoscenico, il terrier si fermò e illuminò un posto libero.
37 Miss Forcible le saltellava dietro, con un cesto di fiori in mano, sparpagliando i petali sul palco.
38 Al buio, Coraline non riusciva a distinguere i cioccolatini. Provò ad assaggiarne uno che risultò essere al cocco.
39 Ma non poteva esserne sicura. La sua altra madre tese la mano e con un dito bianco le fece un cenno di richiamo.
40 Coraline fece un respiro profondo e avanzò nel buio, dove strane voci sussurravano e venti lontani fischiavano.
41 Adesso aveva la certezza che nel buio dietro di lei ci fosse qualcosa: qualcosa di molto vecchio e molto lento.
42 Il cuore le batteva così forte che temeva potesse esploderle in petto. E chiuse gli occhi davanti al buio.
43 Coraline andò al freezer e prese il filone di pane surgelato che tenevano di riserva nello scomparto inferiore.
44 Per colazione mangiò spaghetti in scatola. Per pranzo mangiò una tavoletta di cioccolato e una mela.
45 La bibita verde era molto interessante. Non sapeva affatto di lime. Aveva un gusto vagamente chimico.
46 Si preparò un bagno con troppo bagnoschiuma, e la schiuma traboccò dal bordo della vasca inondando il pavimento.
47 Si asciugò e asciugò il pavimento meglio che poté, poi andò a letto. Coraline si svegliò nel cuore della notte.
48 Lei gli andò dietro. Il gatto arrivò in fondo al corridoio e si fermò davanti a uno specchio a figura intera.
49 Mentre Coraline li guardava, la salutarono lentamente con un gesto della mano, senza troppa energia.
50 Accese lo stoppino della candela, lo guardò crepitare e poi spandere luce; quindi prese in mano la chiave nera.
51 Perché sapeva che doveva darmi il tempo di scappare, altrimenti le vespe avrebbero inseguito tutti e due.
52 Ci fu un raspare e un picchiettare, e Coraline sentì che il cuore le batteva forte contro le costole.
53 Siamo pronti a volerti bene, a giocare con te, a darti da mangiare e a renderti la vita interessante.
54 Guardò la ragazzina riflessa nello specchio e lei le restituì lo sguardo. Sarò coraggiosa, pensò Coraline.
55 In un certo senso, così diventava tutto più facile. Coraline entrò nella parodia rosa e verde della sua stanza.
56 Ci sono problemi con i parassiti. – Sembrava che gli facesse piacere avere qualcuno con cui scambiare una parola.
57 Il viso era leggermente gonfio, come la pasta del pane che comincia a lievitare, spianando bozzi, crepe e buchi.
58 Coraline uscì dallo studio. Entrò in salotto, si diresse verso la vecchia porta, la tirò, la strattonò, la scosse.
59 Una sfera di cristallo, sopra la mensola del caminetto. Si avvicinò in punta di piedi e la tirò giù.
60 Qui il bosco continuava e gli alberi diventavano più spogli; e più avanti si andava, meno sembravano alberi.
61 Prese una borsetta marrone che era posata di lato al divano e ne estrasse un bianco, frusciante sacchetto di carta.
62 Inspirò profondamente e poi espirò. Tese le mani per calcolare lo spazio in cui si trovava prigioniera.
63 Sentì una mano fredda sul viso, dita che le correvano sulla pelle come il battito delicato delle ali di una falena.
64 Adesso Coraline vedeva, o immaginava di vedere, tre sagome indistinte e pallide come la luna nel cielo diurno.
65 Ci fu un silenzio. – Da piccolo portavo le gonne e avevo i capelli lunghi e i boccoli – disse con tono dubbioso.
66 Ti porterà via la gioia. E un giorno ti sveglierai e anche il tuo cuore e la tua anima non ci saranno più.
67 Poi mise in una padella una noce di burro che sibilò e sfrigolò, mentre lei affettava dei pezzettini di formaggio.
68 E te ne vorrò sempre. E nessuno che sia minimamente ragionevole crede ai fantasmi. Sono tutti dei gran bugiardi.
69 Scese giù dal ripiano e si sedette al tavolo della cucina. Il bacon crepitava e sfrigolava sulla piastra.
70 E sarò la più rispettosa e ubbidiente delle figlie. Mangerò quello che mi preparerai e giocherò a carte.
71 Lascerai andare tutti: i miei veri genitori, i bambini morti, tutti quelli che tieni qui in trappola.
72 Coraline esitò. – I miei genitori – disse poi. – E le anime dei bambini che sono dietro io specchio.
73 Coraline guardò la colazione, odiandosi per aver ceduto tanto facilmente, però stava morendo di fame.
74 Si mise la mano in tasca e strinse le dita intorno alla sagoma rassicurante del sassolino con il buco in mezzo.
75 Lo tirò fuori, se lo mise davanti agli occhi come se stesse impugnando una pistola, e uscì nel corridoio.
76 Il sasso nello specchio emanava una scia di fuoco verde, che si muoveva verso la stanza di Coraline.
77 Ma poi si ricordò di una delle voci del buio, una dolce voce sussurrante, e di ciò che le aveva detto di fare.
78 Una voce le sussurrò nella mente: – Infatti, signora, adesso mi sovviene che ero un maschio, a pensarci bene.
79 Qualcosa le punse il viso e le mani, come la sabbia che soffia sulla spiaggia in una giornata ventosa.
80 Non ci fu nessuna risposta, ma il vento capriccioso la sferzò ancora una volta, e poi diminuì e cessò del tutto.
81 Ma resistette alla tentazione di guardare. Con due lunghe falcate, raggiunse la porta di casa e uscì fuori.
82 Avanzò guardinga. Sentì un fruscio sopra di se. Alzo lo sguardo verso il buio pesto e inciampò in qualcosa.
83 Quando fu più vicina alla cosa sulla parete, vide che era una specie di sacca, come il guscio di un uovo di ragno.
84 Affondò la mano fino a toccare dita gelide, che, lo sentiva benissimo, erano chiuse intorno a una biglia di vetro.
85 I cani pipistrello battevano le ali e fluttuavano intorno a lei, ma non tentarono di farle del male.
86 Sul suo braccio era ancora attaccata una specie di tela appiccicaticcia, che cercò di togliere come meglio poté.
87 I capelli neri le svolazzavano intorno alla testa, come se fossero dotati di mente e volontà autonome.
88 Lo azionò finché non ne sentì lo scatto, e una disadorna lampadina appesa al basso soffitto si accese.
89 Le pantofole di Coraline scricchiolavano sul pavimento di cemento. La puzza era diventata più forte.
90 Coraline si domandò come avesse potuto mai immaginare che questa specie di larva assomigliasse a suo padre.
91 E quando è di cattivo umore, se la prende con tutti. È fatta così. Coraline batté la mano su quella testa pelata.
92 Poi il bottone si staccò e le volò via dalla mano, andando a sbattere contro il muro prima di cadere sul pavimento.
93 Poi, rapidissima, si precipitò verso il punto in cui prima si trovava Coraline. Ma lei non era più li.
94 Ci era già stata una volta, lassù, con la sua vera madre che stava facendo una colletta di beneficenza.
95 Tu sei troppo intelligente e troppo taciturna perché possano capirti. Continuano a sbagliare il tuo nome.
96 Ogni mattina un mondo nuovo verrà creato apposta per te. Se resterai qui, potrai avere tutto ciò che desideri.
97 Che divertimento sarebbe, se potessi avere tutto ciò che desidero, senza problemi? Non avrebbe nessun valore.
98 Attraverso il buco del sassolino, la luminescenza tremolava e brillava, biancazzurra come una stella.
99 E mentre scappavano era tutto uno squittio. Il cappotto svolazzò e poi ricadde pesantemente sul pavimento.
100 Il più grosso dei ratti neri la teneva con le zampette anteriori. Mentre lei lo guardava, il topo schizzò via.
101 Adesso, invece, non provava altro che una sensazione di gelida sconfitta. Aveva tradito i bambini fantasma.
102 Mi era sembrato, comunque, che questa ti servisse. Spero che non ti dispiaccia se mi sono intromesso.
103 Adesso che ti ha in pugno, non ti lascerà mai più andare. Non cambierà mai, non lascerà libero nessuno di noi.
104 Adesso le aveva tutte e tre. Non le restava che trovare i suoi genitori. E si rese conto che era facile.
105 Coraline gli mise una mano sotto le zampe posteriori e gli fece appoggiare quelle anteriori sulla sua spalla.
106 Sentiva le biglie tintinnare in tasca, sentiva il sasso con il buco, sentiva il gatto che le si stringeva addosso.
107 Resta così ancora per qualche minuto, gli disse con il pensiero, domandandosi se lui potesse sentirla.
108 E cominciò, il più silenziosamente possibile, a piccoli passi, a muoversi verso la mensola del caminetto.
109 Il gatto miagolò e le atterrò sulla testa, lavorando di artigli, mostrando i denti, furioso e feroce.
110 Il sangue le usciva dai tagli sul candido viso, ma non era sangue rosso, piuttosto una sostanza nera e catramosa.
111 Non poteva girare la testa per guardarle, ma sapeva chi erano anche senza vedere. – Aiutatemi, per favore – disse.
112 Il muro che toccava era caldo e cedevole, e si rese conto che sembrava coperto di una bella pelliccia lanuginosa.
113 E il muro si mosse, come per riprendere fiato. Coraline tolse immediatamente la mano. I venti fischiavano nel buio.
114 Il gatto alzò lo sguardo su di lei, poi le appoggiò la testa su una mano, leccandole le dita con la lingua rasposa.
115 È proprio vero che questa è una stanza per le occasioni speciali. Ti abbiamo cercata in ogni angolo della casa.
116 Quando sono tornata era seduto dietro alla porta di casa. E quando ho aperto la porta, è uscito come un razzo.
117 Si mise una pomata sui tagli e sulle abrasioni. Poi andò in camera sua: la sua vera camera, la sua camera reale.
118 E subito dopo fu ora di andare a letto. Coraline tenne la chiave al collo, ma mise le biglie sotto il cuscino.
119 E quella notte, a letto, fece un sogno. Si trovava a un picnic, sotto una vecchia quercia, su un prato verde.
120 Indossava un vestito marrone quasi privo di forma, e in testa portava una cuffia marrone annodata sotto il mento.
121 Dovrebbe essere tutto finito. Il bambino con la faccia sporca si alzò in piedi e la abbracciò forte.
122 Tu vivi. E, continuando a sognare, Coraline vide che il sole era tramontato e le stelle brillavano nel cielo scuro.
123 Lì si fermarono, si voltarono e salutarono con la mano, e Coraline rispose al loro saluto. E dopo fu buio.
124 Sentì un fruscio davanti alla porta della sua stanza. Si domandò se fosse un ratto. Poi la porta scricchiolò.
125 Si domandò fra quanto sarebbe spuntato il sole e se il suo sogno fosse stato reale, sapendo in cuor suo che lo era.
126 Non sono sicura di cosa sia quello. E indicò un mucchietto di foglie di tè appiccicato di lato alla tazza.
127 No, non ho proprio idea di cosa possa significare. Sembrerebbe quasi una mano. Coraline guardò anche lei.
128 Hamish, il terrier scozzese, si era nascosto sotto la sedia di Miss Forcible e non voleva venire fuori.
129 Una mano bianca dalle unghie rosse saltò dal davanzale alla grondaia e scomparve immediatamente dalla vista.
130 I mattoni erano verdognoli e limacciosi. Coraline distese la tovaglia e la sistemò con cura in cima al pozzo.
131 Non riusciamo a capire cosa gli sia capitato. Secondo il veterinario è stato un animale, ma non ha idea di quale.
132 Il signor Lovat, che era qui prima di te, diceva che secondo lui era profondo anche più di mezzo miglio.
133 Ti darò baci e bacetti e poi tanti abbracci stretti; mai e poi mai farai un assaggio di un panin con scarafaggio.
134 E poi, con estrema delicatezza, si chinò e posò dolcemente la chiave sulla tovaglia. Senza mai mollare lo spago.
135 Coraline lasciò lo spago e fece un passo indietro. Adesso toccava alla mano. Poi si rivolse alle bambole.
136 Dovette arrivare a quaranta prima di sentire un tonfo attutito che veniva da là sotto, in profondità.
137 Scaraventò di nuovo le pesanti tavole sul pozzo, coprendolo con molta cura. Voleva che non ci cadesse dentro nulla.
138 Né voleva che nulla potesse venirne fuori. Poi rimise bambole e tazze nella scatola di cartone per portarle via.
139 Ve ne sono molto grata. Credo che mi abbia salvato la vita, e che abbia salvato altra gente dalla morte.
140 Questo spazzino, nella cui giurisdizione si trovavano i funghi, era un giovane occhialuto e spilungone.
141 C'era, in un angolo della piazza, sotto una cupola d'ippocastani, una panchina appartata e seminascosta.
142 Il fresco e la pace c'erano, ma non la panca libera. Vi sedevano due innamorati, guardandosi negli occhi.
143 Tornò a vedere se la ragazza aveva ammesso: macché, non ammetteva, anzi non era più lei a non ammettere, ma lui.
144 Ora aveva trovato la posizione più comoda. Non si sarebbe spostato d'un millimetro per nulla al mondo.
145 S'alzò. Doveva mettere uno schermo tra sé e il semaforo. Andò fino al monumento del generale e guardò intorno.
146 Scrutò quella corona sulla sciabola, capì che c'era qualcosa fuori posto, ma non sapeva bene che cosa.
147 Ritornò alla panchina. Si sdraiò. Ora il semaforo era nascosto alla sua vista; poteva addormentarsi, finalmente.
148 Solo che era asciutta: alla notte, d'estate, data la minor disponibilità dell'acquedotto, la chiudevano.
149 Lo scoperse e c'era un topo morto, che puzzava. Guardò nel piatto della moglie: un'altra carogna di topo.
150 Poco distante c'era il camion della nettezza urbana che va la notte a vuotare i tombini dei rifiuti.
151 Marcovaldo ci salì con tre dei suoi figli, con un bidone di vischio, un pennello e un sacco di granone.
152 Entrò la lavandaia. – Sono andata a stendere in terrazzo, e m'è rimasta tutta la biancheria appiccicata.
153 E di gran lena si diede al lavoro, facendo volare gran palate di neve dal marciapiede al centro della via.
154 Gli prese quasi un accidente. Corse ad affrontarlo, puntandogli la sua pala colma di neve contro il petto.
155 Sigismondo gli insegnò ad ammucchiare la neve sul bordo e Marcovaldo gli ripulì tutto il suo tratto.
156 Rifare la città, ammucchiare montagne alte come case, che nessuno avrebbe potuto distinguere dalle case vere.
157 Marcovaldo aveva già svoltato l'angolo e spalava nel cortile. I ragazzi del cortile avevano fatto un uomo di neve.
158 Una carota! – e corsero nelle rispettive cucine a cercare tra gli ortaggi. Marcovaldo contemplava l'uomo di neve.
159 Marcovaldo, più morto che vivo, sentì, attraverso l'involucro in cui era sepolto e congelato, arrivargli del cibo.
160 Aveva un naso di ricambio: un peperone; e lo applicò all'uomo di neve. L'uomo di neve ingoiò anche quello.
161 Aveva uno starnuto che s'era fermato in cima al naso, stava lì lì, e non si decideva a saltar fuori.
162 Marcovaldo spalava, con gli occhi semichiusi, e lo starnuto restava sempre appollaiato in cima al suo naso.
163 Fece un'iniezione a Isolina, una seconda a Domitilla, perché solo una cura sistematica poteva recare giovamento.
164 Qualche volta una vespa li pungeva, ma non piangevano quasi più perché sapevano che faceva bene alla salute.
165 Si schermì, ma sentì la trafittura dei pungiglioni e, gridando dal dolore, lasciò andare il barattolo.
166 I fratelli sentirono Michelino cacciare un urlo e partire correndo come non aveva mai corso in vita sua.
167 Pareva andasse a vapore, tanto quella nuvola che si portava dietro sembrava il fumo d'una ciminiera.
168 E Marcovaldo un sabato pomeriggio esplorava le rive del fiume, cercando un posto di rena asciutta e soleggiata.
169 E mentre entrava nell'opaca regione d'ombra che le volte proiettavano sotto di sé, si ricordò della rapida.
170 Marcovaldo si trovò proiettato in aria come da una catapulta, e in quel momento vide il fiume sotto di lui.
171 Ritorna in strada. I tram sono di nuovo affollati, s'avvicina l'ora di tornare al lavoro; e lui s'avvia.
172 C'era una frittura di cervella morbida e riccioluta come un cumulo di nuvole. Le narici gli vibrarono.
173 Si chinò a raccogliere pietanziera e coperchio. S'erano un po' ammaccati; il coperchio non avvitava più bene.
174 Marcovaldo si diresse subito verso un pezzette di giardino pubblico che c'era tra due vie. Tutto era deserto.
175 Il libro parlava d'un bambino figlio di un taglialegna, che usciva con l'accetta, per far legna nel bosco.
176 Lì sì che c'è la legna! – Nato e cresciuto in città, non aveva mai visto un bosco neanche di lontano.
177 Camminavano per la città illuminata dai lampioni, e non vedevano che case: di boschi, neanche l'ombra.
178 Così abbatterono un alberello a forma di fiore di primula gialla, lo fecero in pezzi e lo portarono a casa.
179 Visto che era così semplice, e che c'era di nuovo bisogno di legna, tanto valeva seguire l'esempio dei bambini.
180 Astolfo si avvicina e vede che è la réclame d'un formaggino, con un bamboccione che si lecca le labbra.
181 Così giunsero al capolinea e si misero in marcia. Era appena primavera; gli alberi fiorivano a un tiepido sole.
182 I figli ora gli parevano meno giallini e gracili, già quasi immedesimati di quella luce e di quel verde.
183 A una svolta, la città apparve, laggiù in fondo, distesa senza contorni sulla grigia ragnatela delle vie.
184 I bambini rotolavano su un prato come non avessero fatto altro in vita loro. Venne un filo di vento; era già sera.
185 Finché comincia all'alba l'orchestra delle sveglie nelle case operaie, e sulle rotaie passa un tram.
186 Marcovaldo s'alzò, s'infilò la camicia, i pantaloni. – Dove vai? – disse la moglie che dormiva con un occhio solo.
187 Già la mandria aveva traversato la piazza e Marcovaldo dovette cercare la via in cui aveva svoltato.
188 A un passo di montagna aveva incontrato il ragazzo: era con la mandria, mandava a salutare il padre, e stava bene.
189 Una miseria. Ma se ora vi credete che ve ne dia a voi, vi sbagliate. Su, andiamo a dormire che sono stanco morto.
190 Il coniglio lo seguì, addentò circospetto la carota e con diligenza prese a rosicchiarla d'in mano a Marcovaldo.
191 L'uomo lo carezzò sulla schiena e intanto lo palpò per vedere se era grasso. Lo sentì un po' ossuto, sotto il pelo.
192 Il coniglio cercava di arrampicarglisi sulla schiena e Marcovaldo scrollava le spalle per farlo scendere.
193 Marcovaldo sgombrò il tavolo e vi piazzò il coniglio in mezzo, che s'appiattì come cercando di sparire.
194 Era proprio un maschio, invece. Ma a Marcovaldo quest'idea dell'allevamento ormai gli era entrata in testa.
195 Era un maschio, ma un maschio bellissimo, a cui si poteva cercare una sposa e i mezzi per crearsi una famiglia.
196 Ma so che è una cosa facilissima, basta prenderlo per le orecchie e dargli una forte botta sulla collottola.
197 E a spellarlo non ci penso neanche. I tre bambini erano stati a sentire questo dialogo a occhi spalancati.
198 Finirono per prenderlo in braccio e portarlo su di peso. Sul terrazzo volevano farlo correre: non correva.
199 Provarono a metterlo su un cornicione per vedere se camminava come i gatti: ma pareva che soffrisse le vertigini.
200 Provarono a issarlo su un'antenna della televisione per vedere se sapeva stare in equilibrio: no, cascava.
201 Ecco ora poteva muoversi, senza nulla intorno che gli facesse paura, forse come mai prima in vita sua.
202 Il luogo era insolito, ma una chiara idea di cosa fosse e cosa non fosse solito non aveva potuto mai crearsela.
203 Così andava sui tetti; e i gatti che lo vedevano saltare non capivano chi era e arretravano timorosi.
204 Intanto, dagli abbaini, dai lucernari, dalle altane, l'itinerario del coniglio non era passato inosservato.
205 La bestia s'era accorta di questi armeggii, di queste silenziose offerte di cibo. E sebbene avesse fame, diffidava.
206 All'uscita del cinema, aperse gli occhi sulla via, tornò a chiuderli, a riaprirli: non vedeva niente.
207 Marcovaldo si diresse macchinalmente alla fermata del 30 e sbattè il naso contro il palo del cartello.
208 Anche il freddo era attutito, quasi che la città si fosse rincalzata addosso una nuvola come una coperta.
209 Marcovaldo ora camminava verso un chiarore che pareva venire dall'altro marciapiede, un po' più in là.
210 Ma adesso non sapeva di quanto s'era allentanato dall'osteria, o se non aveva fatto che girare intorno all'isolato.
211 Scrutando quelle luci a naso in su, non tardò a succedergli d'allungare un passo nel vuoto e di precipitare.
212 Le luci basse, che gli erano sembrate così lontane, erano tante lampadine in fila al livello del suolo.
213 Non era in una casa. Era, dove? in un autobus, credette di capire, un lungo autobus con molti posti vuoti.
214 Marcovaldo si guardò intorno. Negli altri posti erano seduti impassibili indiani con la barba e col turbante.
215 Il pesce fresco era stato pescato l'anno scorso in Islanda e gli truccavano gli occhi perché sembrasse di ieri.
216 Da quelle d'olio non colava il dorato succo dell'oliva, ma grasso di vecchi muli, opportunamente distillato.
217 Ma il fiume lì in città, che raccoglieva spazzature scoli e fogne, gli ispirava una profonda ripugnanza.
218 In mezzo a questa tempesta di passioni, Marcovaldo cercava d'insegnare ai figlioli la posizione dei corpi celesti.
219 Mascalzone! – Ma la scritta luminosa proprio sul momento del tiro s'era spenta per la fine dei suoi venti secondi.
220 Marcovaldo avrebbe voluto riprendere la pianta con sé, ma ormai, non piovendo più, non sapeva che scusa trovare.
221 Ormai era un albero su due ruote, quello che correva la città disorientando vigili guidatori pedoni.
222 Era l'ora verso il tramonto. In fondo alle vie, nello spazio tra le case, si posò una luce confusa d'arcobaleno.
223 Per tutta la giornata il gran daffare della popolazione produttiva era il produrre: producevano beni di consumo.
224 Anche Marcovaldo nell'entrare prese un carrello lui, uno sua moglie e uno ciascuno i suoi quattro bambini.
225 Marcovaldo era lì, solo col suo carro di roba, e in fondo a quello spazio vuoto c'era l'uscita con la cassa.
226 Con tante provviste a disposizione, Marcovaldo e familiari avrebbero potuto passarci l'intero inverno senza uscire.
227 Questa di privarsi delle cose senz'averle nemmeno assaporate era una sofferenza che strappava le lacrime.
228 A un tratto videro davanti e dietro e sopra e sotto tante luci seminate lontano, e intorno il vuoto.
229 Calava su di loro, si fermava alla loro altezza, la ganascia inferiore contro il bordo dell'impalcatura.
230 Marcovaldo inclinò il carrello, rovesciò la mercé nelle fauci di ferro, passò avanti. Domitilla fece lo stesso.
231 Per i ragazzi, le collezioni di tagliandi e buoni – omaggio s'allargavano di sempre nuove classificazioni.
232 Nello stesso tempo, s'allargava il territorio della raccolta, estendendosi ai portoni d'altre strade.
233 Dopo qualche settimana, la stagione dei detersivi finì; nelle cassette si trovavano solo avvisi di callifughi.
234 Finché a un certo punto Marcovaldo cerca cerca nel cielo non riusciva a vedere più le bolle ma solo fumo fumo fumo.
235 Tranne uno. Marcovaldo era l'unico abitante a non lasciare la città. Uscì a camminare per il centro, la mattina.
236 Al manovale Marcovaldo avevano dato da spostare per la piazza un padellone di riflettore dal pesante piedestallo.
237 Chi voleva vedere il Ristorante Biarritz non aveva che da assumere la statura d'un gatto, cioè stendersi carponi.
238 Lo seguiva un vecchio cameriere in frac che teneva in mano una reticella come se andasse per farfalle.
239 E, senza dar retta ai miagolii che lo chiamavano dalla parte della cucina, andò a cercare i suoi arnesi di pesca.
240 Era sparito. Ma stavolta non gli scappava: c'era quel lungo filo che lo seguiva e indicava la via che aveva preso.
241 Marcovaldo si fece largo tra le foglie e i gatti, salì i gradini del portico, bussò forte all'uscio.
242 Quando s'andava per innalzare un'armatura si trovava un gatto appollaiato in cima che sbuffava inferecito.
243 Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno.
244 La barba d'ovatta bianca gli faceva un po' di pizzicorino ma serviva a proteggergli la gola dall'aria.
245 La prima corsa la fece a casa sua, perché non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini.
246 Sopra un gran tavolo erano disposte cristallerie, argenterie, scatole di canditi e cassette di bottiglie.
247 Il leprotto era poco più in là, invisibile; si strofinò un orecchio con una zampa, e scappò saltando.
248 Domani tua sorella si sposa e vuol mangiare polenta e lepre. Giuseppe prese il fucile e andò a caccia.
249 La cartuccia cadde in terra e spaventò certe formiche rosse, che corsero a rifugiarsi sotto un pino.
250 Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita.
251 E giù tutti a leccare più presto, per non lasciar andare perduta una sola goccia di quel capolavoro.
252 Sì, mamma. Ciao, mamma. Giovannino esce allegramente e per il primo tratto di strada fa bene attenzione.
253 Uh, è proprio vero. Ma che distratto, sono. Si mette a cercare la mano e invece trova un barattolo vuoto.
254 Vediamo. E cosa c'era dentro prima che fosse vuoto. Non sarà mica stato sempre vuoto fin dal primo giorno.
255 Signora, ho qui il braccio del suo figliolo. Oh, quel distratto. Io non so più cosa fare e cosa dire.
256 Eh, si sa, i bambini sono tutti così. Dopo un po' arriva un'altra brava donna. Signora, ho trovato un piede.
257 Oh, che figlio distratto mi è toccato. Non so più cosa fare e cosa dire. Eh, si sa, i bambini sono tutti così.
258 Mettiamo una multa? propose il sindaco. Grazie tante, esclamarono i genitori, e poi la paghiamo con i cocci.
259 Per fortuna da quelle parti ci sono molti ragionieri. Ce n'è uno ogni tre persone e tutti ragionano benissimo.
260 Alla fine del primo giorno non era rimasto un bicchiere sano. Alla fine del secondo giorno scarseggiavano le sedie.
261 Quello che restava in piedi del palazzo da rompere, il Comune lasciò liberi i cittadini di farne quel che volevano.
262 Possibile! Giuro, mi cascasse il naso se non dico la verità, li ha fatti cinque minuti prima di mezzogiorno.
263 Chiacchieravano, chiacchieravano e in conclusione dicevano che il farmacista metteva l'acqua nell'olio di ricino.
264 Chiacchieravano, chiacchieravano e in conclusione dicevano che il parroco metteva troppo olio nell'insalata.
265 Lungo la strada correva una siepe di rose e a Giovannino venne lì per lì l'idea di infilarsene una all'occhiello.
266 Guarda, guarda, disse Giovannino ad alta voce. Di dietro la siepe si affacciò una guardia municipale, sorridendo.
267 Li abbiamo aboliti da un pezzo, facciamo tutto con la colla. E adesso, per favore, mi dia due schiaffi.
268 Ma qui usa così, spiegò gentilmente la guardia, per una multa intera quattro schiaffi, per mezza multa due soli.
269 Alla guardia. Ma è ingiusto, è terribile. Certo che è ingiusto, certo che è terribile, disse la guardia.
270 Il cittadino, per tutta risposta, cavò di tasca un temperino e lo mostrò bene aperto sul palmo della mano.
271 Lì non bisogna attaccarci niente, c'è già tutto attaccato. Se avete bisogno di un cappotto andate lì e lo staccate.
272 Chi ha bisogno di una giacca, non deve mica andare a comprarla: passa dallo staccapanni e la stacca.
273 Poi abbiamo la macchina «sfotografica», che invece di fare le fotografie fa le caricature, così si ride.
274 Il nonno calò una cordicina dentro la bottiglia, Alice vi si aggrappò e vi si arrampicò con destrezza.
275 Guai a noi se non la troviamo prima che tornino dal lavoro i suoi genitori, mormorava la nonna, spaventata.
276 Nel curiosare in cucina era caduta nel cassetto delle tovaglie e dei tovaglioli e ci si era addormentata.
277 Scavò tra le tovaglie, trovò il fondo del cassetto e cominciò a batterci sopra con un piede. Tum, tum, tum.
278 Non è carbone, disse il terzo. Per saperne di più si inginocchiarono tutti e tre e diedero una leccatina.
279 Per fortuna ecco arrivare dai campi un contadino col suo carretto. Vi porto a casa io, disse il contadino.
280 Tre fratellini così fortunati, a Barletta, non c'erano mai stati prima e chissà quando ci saranno un'altra volta.
281 Inventiamoli, comincio io. Quasi uno, quasi due, quasi tre, quasi quattro, quasi cinque, quasi sei. E troppo poco.
282 Senti questi: uno stramilione di biliardoni, un ottone di millantoni, un meravigliardo e un meraviglione.
283 E io li dico alla maniera di Roma: unzi donzi trenzi, quale qualinzi, mele melinzi, riffe raffe e dieci.
284 La signora arricciò il naso ma stette zitta, perché i bambini avevano ricominciato a parlare nella loro lingua.
285 Maraschi, barabaschi, pippirimoschi, disse il primo. Bruf, rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due.
286 È una città della Svezia, anzi è la capitale. Ha quasi un milione di abitanti, e naturalmente sono tutti miei.
287 Il barbiere, un poco alla volta, mise da parte i soldi, e l'anno scorso andò in Svezia a visitare la sua proprietà.
288 Giovannino aveva un libretto e ci teneva il conto dei nasi che riusciva a toccare. Tutti nasi importanti.
289 A Roma però il conto dei nasi salì tanto rapidamen te che Giovannino dovette comprare un quaderno più grosso.
290 Le vecchiette ne avevano messi insieme dei bei fagottelli coi loro fazzoletti da testa. Fu una grande giornata.
291 La signora, per la sorpresa, cadde seduta nella sabbia e siccome era molto grassa non riusciva a risollevarsi.
292 Accorsero i parenti per aiutarla, e la signora, senza parlare, indicò loro col dito l'ombrellone volante.
293 E allora scenda di lì, è proibito. Niente affatto, sulla spiaggia non c'era posto e mi sono messo qui.
294 Una mattina scese sulla spiaggia più presto del solito e incontrò un ragazzo che raccoglieva ricci e telline.
295 Sarebbe stato bello restarci per sempre, vivere sul fondo del mare come le sirene d'una volta. Alice sospirò.
296 Puntando i piedi e le mani riuscì ad aprire la conchiglia abbastanza per saltarne fuori e risalire a galla.
297 Il ragazzo delle telline era già lontano. Alice non raccontò mai a nessuno quello che le era capitato.
298 A sollevare quel cannone ci vollero centomila gru; per trasportarlo al fronte ci vollero novantasette treni.
299 Lo Stragenerale si strappava i capelli per la rabbia e continuò a strapparseli fin che gliene rimase uno solo.
300 Io l'avevo detto subito che c'era qualcosa di strano, fece osservare per prima cosa l'orso bianco alla famiglia.
301 Perplessa. Cioè, non sa che pesci pigliare. Ecco, esclamò l'orso bianco, proprio quello che penso anch'io.
302 Lo sforzo la esaurì. All'alba fu vista appassire, piegarsi sullo stelo, perdere il colore e la vita.
303 Un giorno le viole giungeranno qui a milioni. I ghiacci si scioglieranno, e qui ci saranno isole, case e bambini.
304 Ohibò, ohibò, disse una terza. Ma il gamberetto proseguì diritto, è proprio il caso di dirlo, per la sua strada.
305 Fin che sei in tempo, da' retta a me: rassegnati a fare come gli altri e un giorno mi ringrazierai del consiglio.
306 Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno.
307 E mentre sedevano a cassetta tenevano d'occhio la sua testa e dicevano: Come stai bene con i capelli corti.
308 Egli cominciò a riflettere, a osservare i suoi fratellini, a sommare due più due e quattro più quattro.
309 Il naso guardava fisso davanti a sé, come un vecchio lupo di lago, e non si degnò neanche di voltarsi.
310 Datemelo subito che glielo porto. Di chi sia non so, dichiarò il pescatore, io l'ho pescato e lo vendo.
311 A peso d'oro, si sa. È un naso, non è mica un pesce persico. La domestica corse a informare il suo padrone.
312 Il fondo era pieno di buche e di erbacce, ma per fortuna non pioveva da un pezzo, così non c'erano pozzanghere.
313 Era troppo stupida. E secondo me ci sono anche più posti che strade. Certo, basta aver voglia di muoversi.
314 Claudio fu pronto a raccoglierlo e lo porse al vecchio, che sorrise e disse: Grazie, ma non mi serve.
315 Era un comune bastone di legno, col manico ricurvo e il puntale di ferro, e niente altro di speciale da notare.
316 Verso sera Claudio si riaffacciò per caso sulla strada, ed ecco di ritorno il vecchio dagli occhiali d'oro.
317 Claudio credette che lo rivolesse indietro, e glielo tese, arrossendo. Ma il vecchio fece cenno di no.
318 Niente affatto, disse il secondo, la virtù sta nel mezzo. Gravissimo errore, esclamò il terzo, il dolce è in fondo.
319 Pazienza, proverò. E l'Apollonia tanto fece che dai ricci delle castagne cavò la meraviglia delle marmellate.
320 Eh, mormoravano le altre vecchine, se bastasse mettere un biscotto sul davanzale per far tornare i nostri figli.
321 Lascia, lascia che tutti ti derubino: vedrai come ti ringrazieranno, quando non avrai più niente da farti rubare.
322 Il sole continuava allegramente il suo viaggio, regalando raggi a milioni, a miliardi, senza contarli.
323 Ma tu li scarti tutti, protestava il re col suo mago. Lasciami provare con uno di loro, per cominciare.
324 Un re che deve morire, insisteva il mago, somiglia soltanto al più povero, al più disgraziato della città.
325 Tornò al palazzo tutto imbronciato e quella sera stessa morì, con la corona in testa e lo scettro in pugno.
326 Gli spiritosi lanciavano frizzi: Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna.
327 Allungano l'olio d'oliva. Finalmente arrivò un vigile e si mise lui in mezzo all'incrocio a districare il traffico.
328 Voi conoscete poco il mondo, egli diceva ai suoi timidi parenti, e probabilmente non sapete nemmeno leggere.
329 In quel momento il gatto, che era stato ad ascoltare dietro un baule, balzò fuori con un miagolio minaccioso.
330 Capisco, capisco. Li mangi in figura, stampati nei libri. Qualche volta, ma solo per ragioni di studio.
331 Confuso e intimidito, lo scolaro non abbassò il nove, sbagliò la divisione e si prese un brutto voto.
332 Si rialzò e si aggirò qua e là per la classe, tirando i capelli a questo e a quello e rovesciando i calamai.
333 Nacque una gran discussione, e quasi tutti i passeggeri pronunciarono parole di fuoco contro l'azienda tranviaria.
334 Difatti li vide uscire, anzi, rotolare giù a valanga dai gradini della scuola, ma essi non lo videro affatto.
335 Non lo vedevano, non gli davano retta per nulla, i loro sguardi lo trapassavano come se fosse stato di vetro.
336 Non ti fanno paura gli sculaccioni? rise il vecchietto. Tonino gli volò al collo e gli diede un bacio.
337 La gente crollava il capo e se ne andava per i fatti suoi. Il bambino, crescendo non cessava mai di fare domande.
338 Qualche tempo dopo la sua mamma gli disse: Gilberto, vammi a prendere un secchio d'acqua alla fontana.
339 Ce ne stava quanto in un ditale e per portarla fino a casa il buon Gilberto doveva tenere la testa tutta storta.
340 Si prese in santa pace i due scapaccioni e decise che un'altra volta avrebbe portato l'acqua col secchio.
341 La parola piangere Questa storia non è ancora accaduta, ma accadrà sicuramente domani. Ecco cosa dice.
342 Gli dia da bere questo sciroppo di matita blu e gli faccia dei massaggi con la carta di una caramella all'anice.
343 Non posso, rispondeva la bambina, non posso, sono ancora troppo piccola. Adesso sono come una farfalla.
344 Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.
345 Come è grande il mondo, e come è istruttivo viaggiare. Ripresero il cammino e si fermarono soltanto a mezzogiorno.
346 Guglielmo sbuffava e si infilava a fatica certi guantoni che sarebbero andati larghi a un ippopotamo.
347 Ora sono cresciuti tutti e sette, e non potranno più farsi la guerra, perché tutti e sette sono un solo uomo.
348 Toccò con le nocche delle dita i bicchieri sul vassoio: erano gelati come quando era uscito dal bar.
349 L'ascensore, dopo aver attraversato a velocità incredibile un enorme spazio deserto, riprese a scendere.
350 Romoletto si precipitò fuori, senza nemmeno voltarsi a richiudere la porta. Stavolta le scale le fece a piedi.
351 Eh, ne deve fare di corse, in un giorno, l'aiuto garzone del bar Italia addetto ai servizi a domicilio.
352 Due impiegati del ministero dell'Istruzione appallottolarono i loro giornali e cominciarono una partita di calcio.
353 Questi, poi, si erano divisi una pagnottella col ripieno di frittata e facevano un picnic sull'erba.
354 Fecero appena in tempo a saltar su, e l'ultima fu la signora dei ciclamini che protestava: Eh, ma allora non vale.
355 E sì che avevano il giornale sotto gli occhi, e in cima al giornale la data era scritta ben chiara: 21 marzo.
356 Il primo giorno di primavera tutto è possibile. Il paese dei cani C'era una volta uno strano piccolo paese.
357 Lo stesso capitava agli abitanti delle altre casette, e per la strada c'era sempre qualcuno spaventato.
358 Però erano graziose, avevano tendine pulite dietro i vetri e perfino gerani e piantine grasse sui balconi.
359 Primo, fate abbattere tutti i cancelletti, tanto i giardini cresceranno benissimo anche senza inferriate.
360 Un giorno o l'altro, egli confidava ad Arlecchino, taglio la corda. E così fece, ma non fu di giorno.
361 Pazienza, si disse Pulcinella e colto un garofano cominciò a mordicchiarne i petali con una certa diffidenza.
362 Non dite che avrebbe potuto riprendere il viaggio: le sue povere gambe di legno non lo avrebbero portato lontano.
363 Quando i bambini zampettavano sul pavimento, studiando i loro primi passi, gli facevano il solletico alla mano.
364 Cominciarono i bombardamenti su tutta la città e Mario sentì che anche per lui si avvicinava la fine.
365 Ora mi riposerò, disse ai suoi familiari. Ma la tosse non gli diede riposo, e in pochi mesi lo portò alla tomba.
366 La donna era spaventata e si torceva le mani, ma poi disse: Lo porteremo a casa e lo terremo nascosto.
367 Nascosero il partigiano nel granaio e mandarono a chiamare il medico, dicendo che era per la vecchia nonna.
368 Il partigiano guarì, uscì in cortile a prendere il sole, vide il pozzo senza corda e si meravigliò moltissimo.
369 Dunque non lo sapevano ancora, ma erano diventate amiche e sorelle, e non c'era più ragione di tenere undici corde.
370 Allora decisero di comprare una catena, coi soldi di tutte le famiglie, e di attaccarla alla carrucola.
371 E così fecero. E il partigiano cavò il primo secchio d'acqua, ed era come l'inaugurazione di un monumento.
372 Ricordo che una volta mi domandò come si cucinavano gli spaghetti, e scriveva tutto quello che dicevo.
373 Non ancora. Eh, io ci sono stato prima che tu nascessi. Bei palazzi, che facevamo, belle case robuste.
374 Non per dire, i miei muri sono sempre cresciuti ben diritti, e dai miei tetti non è mai entrata una goccia d'acqua.
375 Non solo dei buoni, ma di tutti: perché bambini cattivi non ne esistono, e la Befana, finalmente, lo ha imparato.
376 Che belle macchine ci sono nelle fabbriche, che belle astronavi in cielo. E anche il frigorifero, com'è bello.
377 L'invenzione fu molto apprezzata dai pescatori, che l'usavano come passatempo quando il pesce non abboccava.
378 Quando la macchina ebbe recitato tutte le bugie possibili, la gente fu costretta a dire sempre la verità.
379 Il marciapiede mobile Sul pianeta Beh hanno inventato un marciapiede mobile che gira tutt'intorno alla città.
380 La prima colazione si fa così: suona la sveglia, tu ti svegli, acchiappi la sveglia e la mangi in due bocconi.
381 Fanno i capricci lo stesso. Su, da bravo, dice la mamma, non sai quanto è buona la zoologia. È dolce, dolcissima.
382 Lo scolaretto nicchia. Sospetta ancora che non si tratti di zoologia, ma di olio di fegato di merluzzo.
383 Mi faranno per lo meno colonnello. Be', colonnello è più che capitano. Da voi, perché avete i gradi alla rovescia.
384 La mia missione è fallita. Potremmo dirle che ci dispiace, ma non sappiamo di che missione si trattava.
385 Io dovevo soltanto aspettare in quella vetrina fin che il nostro agente segreto si fosse fatto vivo.
386 Ma sì, andate in giro a parlare di un pulcino cosmico, e vi farete ridere dietro. Giusto anche questo.
387 Essi sono incaricati di individuare i terrestri che sbarcheranno su Marte Ottavo tra venticinque anni.
388 Toh, disse il figlio maggiore del professor Tibolla, proprio come me. Pura coincidenza, sentenziò il cosmopulcino.
389 Non crederai che tuo padre e io ti permetteremo... Ma il pulcino cosmico era già volato in braccio a Gino.
390 Vede, avevo fatto dei progetti sul suo conto. Io sono titolare di un avviato negozio di elettrodomestici.
391 Uno se lo mette in tasca, l'altro ne approfitta per scappare, torna in strada di corsa, salta su un tram.
392 Anche di là non c'era niente di niente. L'omino di niente era tanto stanco di tutto quel niente che si addormentò.
393 Non esisteva il letto. Per non pungersi i piedi, né scarpe né stivali. Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali.
394 Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita.
395 Lo pescherò, lo prenderò per un orecchio e lo porterò dai carabinieri. Per quella mattina tutto finì lì.
396 Ragazzo mio, ho capito: tu hai una voce troppo acuta, una voce che fa tremare l'aria come un ciclone.
397 Se non vogliamo mandare in rovina la scuola e il comune, bisognerà che tu da oggi in avanti parli sottovoce.
398 Per adesso, sarà bene che tu l'adoperi il meno possibile. Del resto, un bel tacer non fu mai scritto.
399 Del resto Gelsomino era un ottimo scolaro e il maestro era sicuro che conoscesse tutte le risposte giuste.
400 A un certo punto la squadra del paese, spinta dalle grida infuocate dei suoi sostenitori, passò all'attacco.
401 È pece dell'inferno: roba che dove tocca passa da parte a parte e non c'è medico che possa tappare il buco.
402 Di sera, a veglia, non parleranno che di me, e spaventeranno i bambini raccontando loro che sono uno stregone.
403 Anche Gelsomino, qualche giorno dopo, varcava il confine e scendeva nel più strano paese di questo mondo.
404 I miei pochi soldi sono finiti già da ieri sera, ed oggi non ho ancora aperto bocca per metterci un pezzo di pane.
405 Vada, vada via: torni con una moneta falsa e la merce sarà sua. Guardi, non sto nemmeno a disfare i pacchetti.
406 Ho anche un po' di tosse, perché il muro era piuttosto umido, e io ci ho passato proprio i mesi dell'inverno.
407 Così invece, per me è stata una fortuna. Ah, che bellezza andare per il mondo, sia pure con tre sole zampe.
408 Di correre il mare sono stufo. È meglio che io occupi qualche isoletta e mi ritiri dalla professione.
409 Fatto questo progetto, cominciò a cercare la sua isoletta, ma erano tutte troppo piccole per i suoi gusti.
410 Un altro ci voleva il cinematografo, un altro la banca per far fruttare i suoi risparmi di pirateria.
411 Così quando la gente dirà che io sono un pirata, che cosa dirà, nella nuova lingua? Che io sono un gentiluomo.
412 Ormai il delitto lo avete commesso. Passerete un po' di tempo in prigione ad allenarvi a dire le bugie.
413 Per fare una divisione una moltiplicazione. Gli stessi maestri non riuscivano più a correggere i problemi.
414 Per i somari una vera bazza: più facevano errori, e più erano sicuri che avrebbero avuto un bel voto.
415 La gente, finalmente, aveva potuto lasciare a casa ombrelli e soprabiti e andava in maniche di camicia.
416 Ma prima voglio lasciare un salutino a questo muro del quale sono stato prigioniero per tanto tempo.
417 La sorpresa fu così forte che essi rimasero lì, immobili come statue di gatti con la bocca spalancata.
418 Zoppino passò ancora una mezz'oretta curiosando qua e là, sui davanzali delle finestre del palazzo reale.
419 Si avvicinò cautamente alla facciata della reggia e si accertò che le sentinelle non potessero scoprirlo.
420 Giacomone che sconfiggeva i nemici, Giacomone che inventava l'ombrello per proteggere i suoi sudditi dalla pioggia.
421 Prima un discorso sfortunato, poi Zoppino è catturato All'alba fu svegliato da un fragore di cascata.
422 Ne aveva di tutte le qualità: istruttivi, commoventi, divertenti, dal primo all'ultimo tutti pieni di bugie.
423 All'apparizione di Sua Maestà scoppiò qualcosa che poteva essere un grande applauso o una grande risata.
424 Più d'un cortigiano sospettoso giudicò che si trattava di una risata e divenne ancora più sospettoso.
425 Giacomone restò un attimo interdetto. Quell'accenno alle parrucche lo turbava nel più profondo del cuore.
426 In quel momento un cortigiano, ansante, tirò Giacomone per la manica e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.
427 Si vede che a nascere sui muri non si può fare a meno di passar la vita scarabocchiando a destra e a sinistra.
428 I gatti si sono messi ad abbaiare come cani, e naturalmente ci riescono male, perché non sono nati per quello.
429 Dormono in cucina, sotto il lavandino. Ogni volta che aprono bocca mi viene voglia di cacciarli via.
430 Il nome è una cosa preziosa, non è da buttar via. Fate un bel quadro, e potrete apparvi la vostra firma.
431 Certo, ti sarei riconoscente se tu mi avessi disegnato con tutte e quattro le zampe. Ma anche così sono contento.
432 A quanto pare avete bisogno tutti e due di imparare quello che c'è scritto nel mio libro. Romoletta, siediti lì.
433 Si sentì lo scatto dell'interruttore e si vide la faccia della vecchia signora rigata di lacrime di felicità.
434 La sua soffitta è sempre aperta, perché il pittore è povero in canna e quindi non ha paura dei ladri.
435 Vieni, ti mostrerò la strada e poi tornerò a casa: non voglio che zia Pannocchia stia in pensiero per me.
436 Non voglio parere indiscreto. Quando Bananito dormirà gli chiederò in prestito i colori senza che se ne accorga.
437 Zoppino, dal suo osservatorio, non potè udire queste parole, ma vide Bananito crollare il capo tristemente.
438 Il pezzo più grosso deve essere più piccolo di un coriandolo. Si vede che non sono nato per fare il pittore.
439 Chissà, forse i suoi critici. I In fondo, se i suoi quadri restano tanto brutti, dovrebbe rallegrarsi.
440 Sarebbe un delitto anche peggiore. Qui bisogna fare qualcosa, assolutamente. Non c'è tempo da perdere.
441 Diceva che aveva sonno: il maestro Domisol gli prometteva un letto a due piazze per farlo dormir comodo.
442 I vetri non si ruppero, ma all'inizio della seconda strofa andò in pezzi il lampadario e la sala rimase al buio.
443 Sono trent'anni che in questa stanza cantano dei tenori, e nessuno è mai riuscito a rompere una tazzina da caffè.
444 Era la prima volta che qualcuno lo lodava per il suo canto: egli non era superbo, ma le lodi fanno piacere a tutti.
445 Ma tanto bastò per far succedere un finimondo. I vetri del vicinato andavano in pezzi l'uno dopo l'altro.
446 Senza contare che potrebbero anche, denunciarti, e se tu finisci in prigione addio carriera musicale.
447 La canzoncina finiva con un acuto, e Gelsomino non forzò la voce, anzi, cercò di assottigliarla ancor di più.
448 Gelsomino si inchinò e intonò la seconda canzone. Questa volta si lasciò andare un tantino, bisogna riconoscerlo.
449 Il pubblico pareva essersi dimenticato di lui, gli voltava le spalle e guardava ridendo in un'unica direzione.
450 Anche Gelsomino guardò da quella parte, e quel che vide gli fece gelare il sangue nelle vene e la voce in gola.
451 Ma sarà meglio che cambi mestiere. E sceglierò un mestiere col quale i colori c'entrino il meno possibile.
452 Abbiamo tanto discusso: io avrei voluto fargliene uno solo, poi suggerii che si accontentasse di due.
453 E vedete cos'è venuto fuori? Uno spaventabambini, una cosa da mostrare per castigo a quelli che fanno i capricci.
454 Ma non successe nulla: il cammello restava sulla tela, impassibile, indifferente, come se niente lo riguardasse.
455 Un pollo con un ventina di cosce: che comodità per una famiglia, per un oste, per un gatto affamato.
456 Naturalmente queste due persone non sono state rinchiuse al manicomio verso le cinque, come qualcuno pretende.
457 Qualcosa mi dice che tutto è stato per colpa mia. Guarda, – lo interruppe in quel momento Gelsomino, – leggi qui.
458 Due delinquenti pericolose, Nei tuoi panni io le ficcherei nei sotterranei e rafforzerei la guardia.
459 I miei abbaiavano, come tutti i gatti della città. Ma stanotte, per fortuna, per la prima volta hanno miagolato.
460 Amico mio, avevo già capito che dovevate essere un po' pazzo, ma voi stesso me ne avete dato la prova.
461 Quando poi si vide tutta quella gente attorno, pensò che lo stessero festeggiando e miagolò con più entusiasmo.
462 C'era anche una gran folla di gatti che abbaiavano contro il loro collega, un po' per invidia un po' per rabbia.
463 Si dovettero chiamare i pompieri e dar fuoco all'albero, per farne discendere quell'ostinato miagolatore.
464 Non stia a scusarsi, – rispose il vecchietto, gentilmente. – Sono felice che lei mi abbia fatto visita.
465 La sera lo mettevano a letto e la mattina lo trovavano con i piedi di fuori e la culla era diventata troppo corta.
466 Quando la madre gli ebbe spiegato che Benvenuto aveva soltanto sette giorni, il maestro si arrabbiò ancor di più.
467 A mezzogiorno suonò la campanella, tutti gli scolari balzarono fuori dei banchi e si misero in fila per uscire.
468 Difatti dalle otto a mezzogiorno era cresciuto così in fretta che il banco gli era diventato stretto.
469 Sarà il caso che teniate d'occhio quei marmocchi; il comune non può mica comperare un banco nuovo al giorno.
470 A casa, doveva mangiare in piedi, e guai a lui se cercava di riposarsi appena un momento sulla pietra del camino.
471 E il soprannome gli restò per tutta la vita. Un brutto giorno il cenciaiolo padre si ammalò e doveva morire.
472 Ma qui non si gioca mica alle palline o ai birilli: sei troppo piccolo, sei troppo giovane per entrare in fabbrica.
473 Mi sono addormentato su una sedia e mi sono svegliato con i baffi. Così Benvenuto cominciò a lavorare.
474 Sempre in piedi, sempre attivo, sempre pronto ad aiutare gli altri, sempre al lavoro, per forza era simpatico.
475 E così fece: prese il suo carrettino e tutti gli stracci che c'erano sopra e se ne andò per il mondo.
476 Io non mi posso muovere per far chetare ì bambini e ogni loro lacrima è per me come una pugnalata al petto.
477 Benvenuto andò vicino al camino, dove c'era uno sgabello, sedette, e subito il bambino cessò di piangere.
478 Ma poi scrollò le spalle, diede un'occhiata ai bambini che dormivano e se ne andò per la sua strada.
479 C'era una ragazza seduta presso una macchina da tessere la lana, e mentre lavorava sospirava e si lamentava.
480 Debbo finire questo lavoro per domani: se non lo finisco non sarò pagata e la mia famiglia patirà la fame.
481 Benvenuto avrebbe voluto alzarsi da quella sedia che gli rubava i giorni e i mesi, e forse gli anni.
482 Ma non voleva dare un dispiacere al povero vecchio. Restò a sedere, perse una seconda partita, e poi una terza.
483 Adesso capisco che cosa avrei dovuto fare della mia voce, invece di andarmene attorno per il mondo a far disastri.
484 Non aveva nessun progetto preciso, ma solo una gran voglia di fare qualcosa per mostrare la propria bravura.
485 Era un'ora allegra e serena e Bananito, fermo sul marciapiedi, si sentiva fiorire in testa bellissimi pensieri.
486 Si sentiva il gessetto grattare delicatamente la pietra, e ad ogni segno viola il profumo di violette aumentava.
487 Camminò a lungo per la città, senza decidersi a fare un altro disegno. Cento idee gli venivano e cento ne scartava.
488 Bananito non si fece pregare, si mise i colori in tasca e seguì la guardia, senza perdere la sua allegria.
489 In attesa che il comandante delle guardie lo interrogasse, Bananito fu rinchiuso in camera di sicurezza.
490 La distribuzione di cibarie fu subito sospesa e Bananito portato alla presenza del rè e del suo stato maggiore.
491 Da me non li'avrete mai. Scoppiò il finimondo. Tutti urlavano insieme e picchiavano i pugni sul tavolo.
492 Giacomone, invece, per non farsi male, fece avvicinare un servitore e gli picchiò un gran pugno nella schiena.
493 Il manicomio era un edificio tetro, quadrato come un castello e circondato da un fossato colmo d'acqua.
494 Zoppino non ebbe il coraggio di svegliarli, perché tanto, in quel momento, non avrebbe potuto far nulla per loro.
495 In pochi minuti una vasta breccia si aprì nella porta e i nostri amici poterono uscire nel corridoio.
496 Era così infuriato che non fece caso a Bananito: vedeva solo il gatto, temeva soltanto la sua concorrenza.
497 E per convincerli che era stanco davvero, si sedette su una delle stanghe del carretto e accese la pipa.
498 E pensare che io avrei voluto fare il pianista: si suona sempre seduti, si vive in mezzo alla buona musica.
499 Eppure fu proprio in quel momento che gli venne un'idea formidabile, splendente come una stella di prima grandezza.
500 Nelle camerate, nelle celle, nei corridoi tutti dormivano: vegliava soltanto, in cucina, il povero sguattero.
501 Gelsomino, che aveva cominciato a cantare quasi sottovoce, per provare le corde vocali, adesso alzava il volume.
502 C'era una confusione orribile, ma zia Pannocchia distinse subito, in mezzo a mille altre, la voce dei suoi micetti.
503 Vi basti sapere che il palazzo barcollò, investito da un ciclone: tegole e comignoli volarono via come angioletti.
504 Smentiremo nel modo più assoluto che il manicomio sia crollato e che i pazzi si siano sparsi per la città.
505 In quella entrò nell'ufficio il cane del direttore, che aveva fatto una scorribanda in città per conto suo.
506 La guidava Gelsomino, cantando, e a quel canto gente accorreva da tutti i quartieri e perfino dai paesi vicini.
507 Nella reggia di rè Giacomone i gatti abbaiavano ancora: erano gli ultimi gatti infelici di tutto il regno.
508 Aprì il famoso armadio e le vide tutte in fila, pronte come teste di marionette prima dello spettacolo.
509 A quella tentazione Giacomone non seppe proprio resistere: ne afferrò una dozzina e le cacciò nella valigia.
510 Quel giovanottino che ha l'aria di un corridore ciclista, insomma, che non gli si darebbero due soldi.
511 Fino, a ieri era un club segreto, ma adesso diventerà pubblico: ne fanno parte i migliori cittadini.
512 Bisogna provare di non avere più nemmeno un pelo in testa. C'è chi se li strappa, per entrare nel nostro club.
513 Ma le teste sparivano subito alla vista di un cittadino come lui, calvo e vestito di marrone, dignitoso e calmo.
514 Giacomone si diresse verso il fiume, deciso a por fine ai suoi giorni. Ma quando fu sulla sponda cambiò decisione.
515 Anzi, quando il balcone spuntò al posto giusto, la gente voleva che Bananito ci montasse a pronunciare un discorso.
516 Per fortuna l'idea piacque anche ai nemici, che di fare la guerra, in fondo, non avevano nessuna voglia.
517 La partita di calcio ebbe luogo la domenica successiva. Gelsomino, naturalmente, faceva il tifo contro i nemici.
518 Per tutta la notte la Befana e la sua serva erano state in giro per tetti e per camini a portare i doni ai clienti.
519 Le prometterò di aumentarle lo stipendio. Poi naturalmente non glielo aumenterò affatto: ci mancherebbe altro.
520 Ora capisco perché la bottiglia è quasi vuota: e dire che l'abbiamo comperata soltanto quattro anni fa.
521 Ora sappiamo che cosa fa la Befana da un sei gennaio all'altro: se ne sta nel suo negozietto e aspetta.
522 Il Capotreno contò le proprie righe, che erano quattro, e contò quelle del Capostazione, che erano cinque.
523 Vi si poteva guardar dentro, come si guarda dentro una casa quando non ci sono le tendine sui vetri.
524 Nella vetrina tutti trattennero il fiato: non avevano mai visto niente del genere, e la cosa li stupiva assai.
525 Avresti potuto chiedermi anche un aeroplano, o un dirigibile, o magari un'astronave interplanetaria.
526 Le ho anche ricordato che mi deve pagare ancora il cavalluccio dell'anno scorso e la trottola di due anni fa.
527 E un giorno o l'altro manderò la mia segretaria a prendere i soldi per i giocattoli degli anni passati.
528 Ma Penna d'Argento si era già rimessa la pipa in bocca e non parlò più, anzi, si addormentò placidamente.
529 Altre volte restava lunghe ore col naso schiacciato sulla vetrina e il ciuffo bruno che gli scendeva sulla fronte.
530 Se qualche pensiero gli attraversava la testa da un orecchio all'altro si guardava bene dal comunicarlo agli amici.
531 I soldati di piombo gli avrebbero rivolto la parola, ma gli ufficiali certo non avrebbero dato il permesso.
532 Bene, di lì i ladri non potranno scappare. Non abbiamo che da sederci qui e aspettare che si arrendano.
533 Perfino le bambole uscirono dai loro nascondigli e aguzzarono gli occhi nella penombra della cantina.
534 Forse che i nostri lazos sono stati fatti per questo? Noi catturiamo solo cavalli selvatici e tori della prateria.
535 Siete gente di poca fantasia. E se ne stette quieto. La carovana dei fuggitivi si avvicinò alla branda.
536 Lo lasci dire a me, che di posta ne trasporto tonnellate ad ogni viaggio. Questa volta, caso strano.
537 Il vecchio soldato, è inutile nasconderlo, era piuttosto turbato. La carovana dei giocattoli tratteneva il respiro.
538 Mi tratterà bene e io gli farò compagnia quando i suoi genitori lo lasceranno solo come questa sera.
539 Chissà perché quelli che hanno il cuore buono davvero si sforzano sempre di non farlo sapere agli altri.
540 Un bellissimo Orsacchiotto, te lo dico io che lo conosco, per averlo visto tante volte nello specchio.
541 L'Orso Giallo dovette contorcersi un poco per arrivare con la zampa a toccare la chiavetta e a caricare la molla.
542 Alla prima fermata, ad ogni buon conto, mi trasferirò sui vagoni merci dove abbiamo caricato i cannoni.
543 Proprio in quel momento si udirono strani guaiti di Spìcciola, che doveva avere avvistato qualche pericolo.
544 Le luci furono spente. Il Macchinista spinse il locomotore al massimo e superò il ponte in un baleno.
545 Mah, non ci capisco nulla: forse i giocattoli erano sfuggiti ai ladri e stavano cercando la strada di casa.
546 Si trovavano in un antro ingombro di casse vuote e odorose di frutta, certo il portone di un fruttivendolo.
547 Ha la pelle gelata. Qualche bambola allungò una mano per sentire come era gelata la pelle della vecchina.
548 Stropicciò e fregò per un bel pezzo, ma senza successo. Le vecchie mani rugose sembravano due pezzi di ghiaccio.
549 Sono stanca di viaggiare. Io sono una ragazza di casa, non mi piace andare attorno per le strade di notte.
550 E poi, chissà, forse questa vecchina verrà a trovare Francesco e mi porterà con sé, e noi ci rivedremo ancora.
551 Tanto, che bisogno c'era di tenerli aperti? Era così buio che non ci si vedeva fino alla punta del naso.
552 Vennero anche dei carabinieri veri, grandi da far spavento. La vecchina fu messa in una lettiga e portata via.
553 Spesso il cane si arrestava, si guardava attorno incerto, tornava sui suoi passi, prendeva un'altra direzione.
554 Ma che cosa poteva fare di più il povero cucciolo? Tra l'altro, anche lui cominciava ad aver freddo.
555 Sarà una bella sorpresa per te. Un treno carico di giocattoli, una carovana intera. Aspettaci e vedrai.
556 Che il bambino è stato sollevato di peso, gettato in una macchina e portato chissà dove a grande velocità.
557 I bersaglieri, immobili sul tetto delle vetture, guardavano i loro fratelli sudare sotto il peso dei cannoni.
558 Si buttò in ginocchio nella neve e cominciò a scavare con le mani. Così il mistero fu subito chiarito.
559 I cannoni, disgraziatamente, erano scivolati tra le sbarre ed erano precipitati nel canale della fogna.
560 Senza i cannoni, la vita del Generale non aveva più alcun sapore, come la minestra senza sale. E non si alzava.
561 Per giunta, gli cadeva addosso anche la neve che gli altri si scrollavano dalle spalle per non soffocare.
562 Infine, al posto del signor Generale, si vide una statuina di neve. Tutti erano commossi e rattristati.
563 Ma così non fu. Il Canarino sentì gli artigli aguzzi che gli laceravano le ali, lanciò un disperato cip cip.
564 Di sotto le ali gli usciva il filo d'acciaio della molla. Il becco, spalancato, fisso in un'espressione di stupore.
565 Nello spazio di pochi minuti la carovana della Freccia Azzurra aveva perduto due dei suoi componenti.
566 La guardia notturna la raccolse, l'appese al manubrio e lì, in mezzo alla strada, si provò a riparare la molla.
567 Gli dirò che l'ho vista, perché io lavoro di notte: che gli manda tanti saluti e gli ordina di stare allegro.
568 Il Pilota Seduto tirò un respiro di sollievo e osò finalmente guardare dalla parte da cui veniva la voce.
569 Prima invece ero un patriota, e guidavo i guerrieri dall'alto del mio cavallo verso la liberazione della patria.
570 Che storia è questa? Ti giuro che non ho mai veduto un aeroplano così piccolo, se non nelle mani dei bambini.
571 Il Colonnello dei bersaglieri decise di festeggiare l'avvenimento con un concertino della sua fanfara.
572 E via di nuovo, per strade e viali, per viali e piazze, sulla traccia di un bimbo dalle scarpe rotte.
573 I fuggitivi non si erano ancora accorti di nulla, anzi, una certa animazione cominciava a regnare nella carovana.
574 Questo odore di bambino povero lo riconoscerei tra mille. E tutti trattenevano il fiato, per paura di disturbarlo.
575 Invece non disse nulla, ma si vedevano le sue orecchie agitarsi in tutte le direzioni come quelle dei lupi.
576 E oltre a Spìcciola, che non fa altro da alcune ore, ecco che anche quel vecchio babbeo si mette a fiutare.
577 Non posso mica pagarti perché tu te ne stia comodamente sdraiata in mezzo alla strada a prendere il fresco.
578 Spìcciola si fermò davanti a una porticina, e il Macchinista tirò i freni appena in tempo per non investirlo.
579 Era una porta come tutte le altre, con una sola differenza: che le altre erano chiuse, e questa era aperta.
580 Soltanto le bambole non guardarono nessuno: da un pezzo dormivano, cullate dal dondolio placido del treno.
581 No. amico, ti sei sbagliato. Spìcciola non parte. Spìcciola è rimasto sulla soglia della casa abbandonata.
582 All'inizio di quell'inverno il babbo si ammalò. Il fascio dei giornali da vendere toccò tutto a Francesco.
583 Avrebbe tanto desiderato di possederlo, ma doveva portare a casa tutti i suoi guadagni, fino all'ultimo centesimo.
584 Nella prima c'erano quattro banditi con le rivoltelle in pugno. Nella seconda i poliziotti che li rincorrevano.
585 Era una paura sciocca, come tutte le paure. Ma la paura ha questo di brutto: che più è sciocca e più fa paura.
586 Ma non udì nulla. Sentì solo una mano che gli tappava la bocca ed un braccio che gli stringeva il collo.
587 Francesco si provò ad opporre resistenza, ma un vigoroso pugno sul braccio gli consigliò di star quieto.
588 Sbrigati. L'ordine fu accompagnato da un altro pugno, stavolta sulle gambe. Francesco mise la testa nel finestrino.
589 Chissà che genere di negozio? I ladri lo tenevano per le gambe, mentre si introduceva penosamente nel finestrino.
590 Ad un certo punto uno di loro fece scaletta all'altro perché continuasse a sorreggere Francesco per i piedi.
591 Francesco si alzò e strisciò con le mani lungo la parete. Ecco la porta. Sentì il freddo del catenaccio sulle dita.
592 Dal finestrino gli giungeva la voce concitata del ladro che gli ordinava di far presto, ma Francesco non si mosse.
593 Penseranno che io sia un ladro. Se vado a raccontare che mi hanno spinto dentro dal finestrino nessuno mi crederà.
594 Aveva di nuovo una terribile paura, ma gridava che l'avrebbero sentito ad un chilometro di distanza.
595 Francesco sollevò di qualche centimetro la saracinesca e subito una mano vigorosa la spinse in alto.
596 Presto, seguici e non fare storie. Spiegherai tutto al commissario. Intanto era giunta una vettura della polizia.
597 Un altro poliziotto venne invece a offrirgli un goccio del suo caffè, e sbuffò come se qualcosa gli desse noia.
598 Eppure nessuna si sbagliò, e quel mattino, al risveglio, molte bambine furono felici per loro merito.
599 Essa non aveva occhi che per il Pilota Seduto e per nulla al mondo avrebbe voluto perderlo di vista.
600 Improvvisamente la Bambola Nera scoppiò in pianto, e tutti le si fecero attorno, per fissarla più da vicino.
601 Che cosa vuol dire? Non capisco questa parola, e non ho un vocabolario per vedere che cosa significhi.
602 Vide subito, anzi, quel che gli occorreva: un bel catino, grande giusto per un due alberi, pieno d'acqua.
603 Sarà ancora mezzo assonnato, ci scommetto. Avrà ancora gli occhi chiusi e in principio non si accorgerà di nulla.
604 Il più alto pennone della mia nave. Allora sì che spalancherà gli occhi. Ed io sarò lì pronto a fargli il saluto.
605 Un treno non si stanca mai, questa è la questione: i cavalli invece ad un certo punto hanno bisogno di riposo.
606 Chissà che cosa pensano, perché parlano pochissimo: su dieci pensieri che fanno, nove li tengono per sé.
607 Così non si davano noia: perché, come sapete, i pastelli hanno le gambe lunghissime ed hanno bisogno di spazio.
608 Ma per una volta, non mi lamento: mi sono divertito tanto a vedervi entrare dal buco della serratura.
609 E voi siete il regalo più bello che io potessi ricevere. Figuratevi che voglio diventare un pittore.
610 Non sarà una gran bella carta: sono i fogli dove il droghiere mette il caffè, e io li tengo da parte per disegnare.
611 A vederlo balzare qua e là sul foglio con la velocità di un ballerino, metteva addosso un'allegria irresistibile.
612 Ancora prima di vedere il suo disegno c'era da scommettere che sarebbe stato qualcosa di assai buffo.
613 Dov'è la mia mano? Si mise in ginocchio a cercare la sua mano per terra e la testa gli rotolò via come una palla.
614 Nessuno aveva fatto in tempo a vedere la fettina sparire nella sua bocca. Era stato più svelto di un lampo.
615 Il Rosso disegnò un altro cerchio più piccolo sopra il primo e continuò per un bel pezzo a fare strani segni.
616 Egli aveva disegnato un gatto, un terribile gat tone rosso che si lucidava gli artigli e si leccava i baffi.
617 Per Franco, fu una notte indimenticabile. I pastelli, uno dopo l'altro, gli mostrarono quello che sapevano fare.
618 Per esempio, gli disegnarono e dipinsero tante bandiere, che la stanza sembrava un giorno di festa nazionale.
619 Un vento gelato ha disperso le nuvole, e nel cielo terso come uno specchio nero scintilla qualche stella.
620 Già i primi tram sono usciti dalle rimesse e percorrono con un rumore soffocato le rotaie coperte di neve.
621 Davanti al casello, a destra e a sinistra, i binari si allungavano all'infinito, come serpenti d'acciaio.
622 Poi un rumore terribile ingigantiva, si avventava come un uragano: bisognava tapparsi le orecchie per resistere.
623 Ecco il treno, come una città in corsa: le carrozze grandi come case, con centinaia di finestre illuminate.
624 Ripararono la Freccia Azzurra dietro la siepe e si sedettero su un ramo, dopo averne fatto cadere la neve.
625 Chissà se il babbo dopo aver constatato che il ponte era salvo, avrebbe ugualmente pensato a fermare il treno.
626 Cadde nella neve, si rialzò, cadde di nuovo e urtò il ginocchio nella rotaia. Gli sfuggì un lamento.
627 Un fischio lacerante soffocò la sua voce. La locomotiva avanzava, sbarrando i due occhi luminosi davanti a sé.
628 Allo spuntar del sole la frana era stata sgombrata e il treno potè ripartire. Roberto e il babbo rimasero soli.
629 Non mi avevi detto che me lo volevi comperare. È magnifico, guarda. Ci sono le rotaie nei carri merci.
630 Forse qualcuno dei viaggiatori del direttissimo lo portava in regalo ai suoi figli, ed ha voluto lasciarlo a te.
631 Un timido sole allungava rabbrividendo i suoi raggi sulla neve gelata. Anche la coda di Spìcciola era mezzo gelata.
632 Non voleva andare da nessuna parte. Voleva soltanto restar lì, e magari morire lì, pensando a Francesco.
633 A quell'ora Francesco dormiva sulla dura panca, nel corridoio del commissariato, con la testa appoggiata al muro.
634 Debbono averla perduta i ladri. Siete venuto a riportarla, dunque. Va bene, date qua e grazie tante.
635 Io lo conosco come se fosse mio figlio. Era corso alla polizia, ma lo avevano cacciato in malo modo.
636 Basterà che lei dica che niente è stato rubato, che conosce quel ragazzo e sa che è un ragazzo per bene.
637 Essa era venuta certamente per accusarlo! Doveva averlo visto tante volte, mentre guardava nella vetrina.
638 Questo ragazzo può mentire. Lo abbiamo sorpreso in compagnia di due ladri tra i più pericolosi della città.
639 Andiamo, dico. Il commissario allargò le braccia. Con quella terribile vecchietta non c'era proprio nulla da fare.
640 So che ti piaceva quel bel treno, la Freccia Azzurra, ma quello, purtroppo, è scappato per conto suo.
641 Non penserai che ti mandi in giro sulla scopa a portare i doni alla clientela. Francesco si guardò attorno.
642 Il negozio gli parve bellissimo, anche con gli scaffali ingombri di cartacce e con la vetrina vuota.
643 Stavolta montò proprio sul sedile di pelle, sotto il mantice nero abbassato per riparare dal freddo.
644 Il vetturino gli stese sulle gambe una bella coperta calda, montò a cassetta e fece schioccare la frusta.
645 Proverò a sgranchirmi le gambe. Tentò di dimenare la coda, ma ci riuscì con difficoltà, tanto era gelata.
646 Non sempre i cani sanno dove vanno, e si parla dei cani veri: figuratevi Spìcciola, che era un cane per gioco.
647 E pensare che sono rimasto un anno intero nella vetrina della Befana senza crescere di un centimetro.
648 Udì un fischio alle proprie spalle. Si voltò, era un garzone in bicicletta, con una grossa cesta sulle spalle.
649 Un altro ciclista sbucò proprio davanti a lui da un vicolo e Spìcciola gli balzò incontro pieno di gioia.
650 Il ciclista, che non se lo aspettava, perdette il controllo del manubrio e cadde nella neve lungo disteso.
651 Che bel successo, davvero! Si accucciò contro un albero a curarsi l'occhio, che gli lagrima va in continuazione.
652 Sentiva un bruciore insopportabile: si sarebbe cavato l'occhio, pur di non sentirselo bruciare a quel modo.
653 Avete mai visto niente di simile? Spìcciola balzò sulle quattro zampe e filò, con la coda bassa per la vergogna.
654 Eppure, come scampanellava allegramente, quel tram! Che faccia simpatica e aperta, quella del tranviere.
655 La carrozza deviò impercettibilmente, ma abbastanza perché Spìcciola non finisse sfracellato sotto una ruota.
656 Se sapesse quali erano le mie vere intenzioni! A dir la verità, non ci si stava niente male, in quel posticino.
657 Mi scarrozzerò tutto il giorno avanti e indietro, poi qualcosa succederà. Sono contento di non essere morto.
658 A quest'ora forse me ne starei in qualche tombino a far compagnia ai cannoni del Generale ed ai topi.
659 Scommetto che ci si può sdraiare in lungo e in largo, senza dover arrotolare la coda. Ora mi provo a salire.
660 È la prima volta in vita mia che vado in carrozza, e me la voglio proprio godere. Ora mi allungherò a comodo mio.
661 Chiuse gli occhi per la felicità, ma subito li riaprì, per non perdere di vista Francesco che dormiva.
662 Nel tentativo di afferrarsi la coda rotolò due o tre volte su se stesso e finì addosso a Francesco, che si svegliò.
663 Aprì gli occhi e subito li richiuse: la luce del mattino entrava nelle sue palpebre come una cascata d'argento.
664 Il rumore degli zoccoli del cavallo gli fece tornare in mente tutti gli avvenimenti di quella notte movimentata.
665 Riaprì gli occhi e vide Spìcciola che lo guardava scodinzolando, pronto a scattargli in braccio al primo cenno.
666 Francesco lo accarezzò dolcemente sul dorso, prima con una mano sola, timidamente, poi con tutt'e due le mani.
667 Spìcciola non era più un giocattolo di pezza: un cuore vero batteva, nel punto giusto, entro il suo corpo vibrante.
668 Ad accarezzarlo, non era freddo e indifferente come i giocattoli: era tiepido e vivo, e tremava per l'emozione.
669 Francesco ebbe il permesso di tenersi il cane, purché non sporcasse per terra e non facesse disastri.
670 Spìcciola imparò in un giorno più cose che in un anno. Imparò ad abbaiare per avvertire che entrava un cliente.
671 Con tutta quella gente Spìcciola non s'intendeva. Era un popolo silenzioso e immobile, che non gli dava confidenza.
672 Fu come un segnale e una parola d'ordine. La gente cominciò a gridare e a correre da tutte le parti.
673 Non ti vergogni, essere già ubriaco a quest'ora? Il centralinista dei pompieri troncò la comunicazione.
674 Per giustificare la sua caduta non ci voleva meno di una catastrofe cosmica. I dolci giacevano fino a mezza strada.
675 Sei proprio ignorante. Chissà cosa t'insegnano, in seconda. Proprio quello che insegnano a te in quinta.
676 Ma lo spettacolo più interessante era sempre quello che forniva dal cielo il gigantesco oggetto misterioso.
677 Sta' attento se regalano qualcosa. L'altra volta che distribuivano i palloncini non mi hai fatto arrivare in tempo.
678 La lingua di Zorro fu sul bersaglio e leccava furiosamente. La coda, adesso, pareva la pala di un elicottero.
679 Nessun dubbio: il misterioso oggetto caduto dal cielo non era altro che un grosso pezzo di cioccolato.
680 Chi siano non lo so. Secondo me, sentenziò Rita, indicando la gran macchia rotonda in cielo, quella è una pizza.
681 Per trovare il diametro, basta dividere per tre e quattordici. Lo sappiamo, lo sappiamo. Tirate avanti.
682 Dal basso in alto, eccone la disposizione: bruno, rosa, verde, bruno di nuovo, giallo, violetto, bianco.
683 Prendete quota, misurate l'altezza e osservate la superficie superiore. Mantenete distanza di sicurezza.
684 Riferite. L'altezza laterale dell'oggetto misterioso è di circa venticinque metri. Per calcolare il volume.
685 Passo. Ricevuto, sissignore. Vedo delle sfere rosse inserite a regolare distanza nella superficie bianca.
686 Somigliano a grosse ciliege candite, se m'è permesso il paragone. Non vi è permesso! s'infuriò il generale.
687 Non certo per tirar giù un altro pezzo di cioccolato: l'ho lanciato per fare dei segnali ai marziani.
688 Passo. Sono le dodici e quarantasette. Raggiungo nuovamente la superficie superiore dell'oggetto in osservazione.
689 Passo e chiudo. E il generale sottolineò quella voce del verbo chiudere con un robusto pugno sul tavolo.
690 L'attesa durò fino al tramonto. L'oggetto misterioso perdeva quota insensibilmente, un centimetro per volta.
691 E di sopra è rosa, gialla, verde: una torta millegusti. Quelli debbono essere i colori della bandiera marziana.
692 Io dico che è una torta, tu dici che è un'astronave. Chi vince, prende la paga della settimana di tutti e due.
693 Al tramonto, come ogni sera, tornava verso il Monte Cucco, attraversando la borgata in tutta la sua lunghezza.
694 Prendi le tue palette, disse Paolo con un'improvvisa decisione, quelle che adoperavi l'anno scorso al mare.
695 Il cane brontolò con sospetto, ma dovette rincorrere un agnello che non stava in fila. I pastori non si voltarono.
696 Dove andate voi? gridò ad un tratto un vigile, che aveva sentito alle proprie spalle il pesticciare del gregge.
697 Tornate indietro, indietro! Anche gli altri vigili si erano voltati e scoppiarono a ridere bonariamente.
698 Quattro sassi appena, ma bastarono a nasconderli entrambi. Ora non ci possono più vedere, disse Paolo.
699 Prendi la paletta: se è una torta, ci fai un buco e ci nascondiamo lì dentro. Paolo prese la paletta di malumore.
700 Si sentiva anche un po' ridicolo, ad affrontare con una paletta da spiaggia i visitatori provenienti dallo spazio.
701 Ed era tanto assorta nella sua merendina che Paolo dovette chiamarla tre volte per ottenere risposta.
702 Le scommesse non si fanno mica per sprecare il fiato. Va bene, te l'ho detto. Ma adesso lasciami lavorare.
703 Voglio esplorare tutta la torta. Non sono mica venuto fin quassù per mangiare, io. Ecco come sei, tu.
704 Sotto i colpi delle palette la torta si apriva docilmente, come la giungla sotto il coltello dell'esploratore.
705 I due fratelli attraversarono senza difficoltà diversi filoni di crema, di panna, di pasta mandorlata.
706 No, non di là: scava in questa direzione, dobbiamo seguire il raggio se vogliamo arrivare al centro.
707 Ci dev'essere del gelato, in questa torta. Peccato che non abbiamo portato la bussola per orientarci.
708 Eh, lo so che sei bravo. Però la scommessa l'ho vinta io. Uhm... in questo punto hanno messo troppo liquore.
709 Stiamo camminando sui savoiardi. Sotto i piedi, a dire la verità, io preferisco i croccanti: sono più solidi.
710 Nella parete di avanzamento la paletta aveva aperto un pertugio, dal quale usciva un tenue raggio di luce.
711 Trascorsero un paio di minuti, durante i quali Paolo e Rita si alternarono in osservazione davanti al pertugio.
712 Non ancora. Dimmi almeno cosa devi pensare, così posso pensare anch'io. Ad aspettare mi annoio tanto.
713 Anche lui, purtroppo, ad alta voce: l'eccitazione del momento gli aveva fatto dimenticare le regole della prudenza.
714 Fa il giro della sua grotta, orecchiando alle pareti... Mi sembra il momento di tagliare la corda. Aspetta.
715 Vestiva una lunga palandrana grigia, qualcosa fra il camice di un magazziniere e il grembiule di un droghiere.
716 Ne fece in pochi attimi un finestrino e vi si affacciò, continuando a gracidare nella sua lingua incomprensibile.
717 E allora vide, o gli parve di vedere, la luce di un sorriso disegnarsi dietro, sotto e tutto intorno agli occhiali.
718 Ecco un chiarore, laggiù... E' notte, fuori, ma tutti i riflettori sono accesi e puntati sulla torta.
719 Tutti i riflettori lo inseguono, sciabolando sulla collina. In basso scoppia una confusione infernale.
720 Non so, credo nello scendere. Torno a riprenderla. Brava, così ti acchiappano e salta fuori tutta la storia.
721 E la torta se la mangiano loro. Hai ragione, è meglio sacrificare la scarpa. La mamma non era ancora rincasata.
722 Porta la scarpa al comando e levati il pensiero, gli suggerì un collega. Sicuro che ce la porto. E subito.
723 Signori, disse, se permettono. I bambini, si sa, non conoscono il pericolo né la differenza tra il bene e il male.
724 Domandate al sor Gustavo qua di fronte, che ha passato la serata in casa nostra a guardare la televisione.
725 Ah, che Rita ha di nuovo le scarpe consumate. Quella ragazzina se le mangia, le suole, se le beve addirittura.
726 Io non ho detto questo. E già, non l'avete detto, ma io l'ho capito lo stesso. Insomma, gli ordini non li do io.
727 Ma, sora Matilde, l'ordine riguarda solo i bambini. Ah, no, è troppo facile prendersela con le creature innocenti.
728 La sora Cecilia, vedendo il marito alle prese con la portiera, scese a precipizio, per dargli man forte.
729 Domandale dove e come ha perso la scarpina. E fammi entrare, se non vuoi che i vicini sentano tutto.
730 Era la faccia di tutti i giorni, forse un po' più preoccupata del solito, ma senza segni visibili di pazzia.
731 Sa chi sono. Dunque c'è stata, è stata lassù, li ha visti. E ha perso la scarpa uscendo dall'astronave.
732 E' una torta. La madre, cambiando rapidamente fronte, le mollò uno scapaccione. Te la do io la torta.
733 Tu vai al comando e racconti come stanno le cose. A me, mi sa tanto che questi ragazzini ci prendono in giro.
734 I bambini hanno la fantasia accesa, borbottò il generale. Sono anche spiritosi, aggiunse un colonnello.
735 Niente impedisce di supporre che i marziani sappiano fabbricare il cioccolato, disse il professor Rossi.
736 Venendo qui ho fatto il giro delle pasticcerie. Primo nessuno vende, al Trullo, cioccolato in blocchi così grossi.
737 Masticarono. Deglutirono. Rimasero lì immobili come due busti ai giardini pubblici, per qualche attimo.
738 In una vecchia cava abbandonata aveva tentato di far passare il tempo dando la caccia alle lucertole.
739 Si ritrovò fra i pompieri di cui aveva attraversato lo sbarramento, la sera prima, per ben due volte.
740 Aspettò che il pompiere guardasse dall'altra parte e scagliò il sasso su per la collina, con tutta la sua forza.
741 Senza esitare, obbedendo al vecchio gioco, Zorro si precipitò in direzione del sasso, per riportarlo al padrone.
742 E' pericoloso! gridavano i pompieri. Le loro grida avevano attirato in quel punto una piccola folla.
743 Sta' buono, ordinò Paolo. Qualcosa gli diceva che poteva fidarsi di quell'ometto e delle sue intenzioni.
744 Vedo che tu mi prendi per un pasticciere. No, ragazzo mio, non sono un pasticciere: sono soltanto un pasticcione.
745 Però parla benissimo l'italiano. Quanto a questo, posso parlare una dozzina di lingue altrettanto bene che la mia.
746 I marziani, sicuro. Ci sarà un allarme. Si è pensato a un'invasione di forze provenienti da un altro pianeta.
747 Del resto, credo di aver perfino dimenticato il mio nome, tanto è segreto. Chiamami professor Zeta, se vuoi.
748 Paolo, senza perdere tempo, gli raccontò la storia del celebre burattino. Ma il professore non lo ascoltò a lungo.
749 Una magnifica torta, professore, rispose Paolo, la più grande, la più straordinaria che mai si sia vista.
750 Una torta volante, più grande di tutti gli oggetti volanti che abbiano mai attraversato gli spazi. Una torta.
751 Tu non puoi capire. Scusi, sa, ma il cioccolato lo capisco benissimo e le posso assicurare che è di prima qualità.
752 Ho scavato in lungo e in largo, ho esplorato una ventina di raggi, la circonferenza, la superficie, il volume.
753 Se la torta era radioattiva non era commestibile. Ti ripeto che non puoi capire. Allora mi spieghi lei.
754 Lo sanno anche i sassi. E' quel nuvolone mortale che si forma dopo l'esplosione di una bomba atomica.
755 Pressappoco. Ora, come tu sai, il fungo diventa preda dei venti, che lo sospingono in qua e in là...
756 Rifletti, però. Gran parte della nuvola atomica si disperde nell'atmosfera e i suoi effetti mortali vanno sprecati.
757 Con una sola bomba si otterranno gli effetti di un intero magazzino atomico. Che bellezza, esclamò Paolo.
758 Materiali di prim'ordine, rifiniture eleganti, un congegno perfetto. Ricordo la cerimonia dell'inaugurazione.
759 Sai, uno di quei pasticcini alla crema e al cioccolato. Lì per lì, ci si fece sopra una bella risata.
760 La bomba doveva essere sganciata da un aereo e scoppiare a dieci chilometri dal suolo, anzi, dal mare.
761 Anche i miei bambini li adorano. Ah, lei ha dei bambini. Ne ho due, uno più bello e più caro dell'altro.
762 Perché la colpa è certamente mia. Il pasticcino del ministro ha certamente contribuito a questo assurdo risultato.
763 Non lo so nemmeno io. I venti hanno portato la torta, la torta ha portato me. Da mangiare non me ne mancava.
764 Non sapevo che la torta avesse atterrato, e tanto meno che avesse scelto proprio Roma per l'atterraggio.
765 Il mio dovere è di distruggere questo oggetto, perché non rimanga traccia del mio infelice esperimento.
766 Sarà la prima volta che uno scienziato morirà in una torta, invece di mangiarsela. Ma io glielo impedirò.
767 Io penso soltanto che come scienziato atomico sono disonorato per sempre. E' inutile che tu insista, Paolo.
768 Non rimarrà loro che aprire il fuoco subito, prima che scada il mio ultimatum. E sarà la fine per la torta.
769 E il professore cominciò senz'altro a vergare con mano tremante per l'eccitazione il testo dell'ultimatum.
770 Ti butterò giù dalla torta con la forza. Il professor Zeta disse queste parole con una strana espressione.
771 Questo saggio di scrittura marziana, disse, li convincerà che non c'è trucco. Piegò il foglio e lo tese a Paolo.
772 Sono un uomo buono, io. Un uomo buono che vuol far bombardare la torta perché nessuno possa mangiarne.
773 Pensando che Paolo fosse in pericolo, Zorro balzò su con un ringhio e addentò i polpacci del povero professore.
774 E fin che io resto qua la torta è salva, perché lei non vorrà far morire anche me. Almeno, lo spero.
775 Lasciami morire nel mio errore, lo pregava. Sarebbe il più grave errore della storia, rispondeva Paolo.
776 Parecchie ore, pensiamo. E non è il caso di descriverne una per una le vicende, del resto puramente verbali.
777 Mille, duemila... Eccoli, stanno arrivando da soli, senza bisogno del messaggio. E sono assai più di duemila.
778 Era cioccolato vero, verissimo. E non era per niente avvelenato, altrimenti a quest'ora io sarei bell'e morta.
779 Capirò bene se la pancia mi fa male o no. Non bisogna mica essere professori per sapere dov'è la pancia.
780 E vi dico anche, se lo volete sapere, che quella cosa là sul Monte Cucco non è un'astronave, è una torta.
781 La sua mente malata mescola l'immagine di quel dolce fatale e le avventure di Pinocchio in una tremenda confusione.
782 Speriamo di poter far qualcosa. Per cominciare, direi proprio che un'iniezione calmante è indispensabile.
783 Strano, non mi fa male nemmeno lì. Il professor Rossi era quasi mortificato di non sentire più il dolore.
784 Niente, disse la più grande delle bambine, dondolandosi nella sua vestaglia rossa. Siamo malati anche noi.
785 E' la migliore della terra di sicuro. Anzi, è una pizza spaziale. E' arrivata dal cielo proprio ieri.
786 E come fai a sapere se ci sarà ancora la torta, quando uscirai? domandò la bambina con la vestaglia rossa.
787 Brava, così ti riporteranno subito all'ospedale. Invece io so come arrivare al Trullo facendo il giro dei campi.
788 Era sempre la bambina con la vestaglia rossa che parlava. Ma allora, aveva già pensato a tutto, quella lì.
789 Anzi, prendi prima un foglietto e una matita perché ti debbo dettare degli appunti importanti. Ci sei?.
790 Prendi il mio, sta nella mia cartella. Presto, presto per carità, imploravano i bambini, impazienti.
791 A mala pena i pochi bambini che si fossero trovati in quel momento a giocare intorno alle fontane o all'obelisco.
792 Poi il pifferaio, per raggiungere le orecchie di tutti i bambini di Roma, avrebbe dovuto fare il giro della città.
793 Rimasero a mezzo gli svolgimenti dei temi, le soluzioni dei problemi, le risposte di storia e di geografia.
794 Macché: avrebbero potuto recitare in fila tutti i santi del calendario che nessuno si sarebbe voltato a rispondere.
795 Ci fu anche qualche piantuccio, si sa. Portate anche me! implorava un bambino con la gamba ingessata.
796 Non potrò più far distruggere la torta. E io scommetto, disse Paolo, che la torta sarà distrutta lo stesso.
797 Lasciatene un po' anche per noi! gridavano invece i nuovi arrivati, che ancora arrancavano su per la collina.
798 Fate uno sforzo. Insomma, signor generale, i ragazzini si stanno mangiando l'oggetto misterioso pezzo per pezzo.
799 Volete dire che il nemico spaziale sta distribuendo pasticcini? Signor generale, il nemico non si vede per niente.
800 Si vedono solo bambini: e l'oggetto spaziale si vede sempre meno, lo stanno semplicemente facendo sparire.
801 Cosa volete che c'importi di vostra moglie, in questo momento! Aspetti un momento che ripiglio fiato.
802 Signor generale, è stato l'affare di due minuti. Mia moglie, quando ci si mette, è un autentico pericolo pubblico.
803 Le donne, signor generale. Hanno sfondato gli sbarramenti. Stanno dando l'assalto alla collina da tutte le parti.
804 C'era da aspettarselo, commentò qualcuno, nella stanza. Il nemico ci ha legato le mani, impedendoci ogni mossa.
805 Avremmo dovuto bombardare l'oggetto misterioso fin dal primo minuto, ecco quel che avremmo dovuto fare.
806 Siete agli arresti, e basta. E ringraziate il cielo che almeno uno dei vostri figli è in salvo, all'ospedale.
807 Era forse il solo che non mangiava. Sazio e felice si aggirava per la torta, dando la mano al professor Zeta.
808 Questo è il professore che ha fatto la torta. Buon appetito, signora. Complimenti, professore, complimenti davvero.
809 La sua torta è un capolavoro. Il professor Zeta cominciava ormai anche lui a pensare la stessa cosa.
810 Nessun esperimento riuscito gli aveva dato la felicità che gli stava procurando quell'esperimento sbagliato.
811 Calava lentamente la sera. Già un gruppetto, un altro, un altro ancora, si avviavano verso la discesa.
812 La sua circonferenza si era rapidamente ritirata verso il centro, poi anche dal centro il vuoto si era fatto largo.
813 I Limoni di corte avevano il campanello d'argento, e i Limoncini di bassa forza un campanello di bronzo.
814 Sua Altezza vide in pieno giorno tutte le stelle del firmamento, senza l'aiuto dell'astronomo di corte.
815 Lo andai a comperare al mercato con il soldi del cappone: il cappone lo mangerò quando sarà finita la casa.
816 Invece quando fece per entrare, battè un ginocchio sul tetto e minacciò di far crollare tutta la baracca.
817 Si inginocchiò davanti alla porta e così carponi e ginocchioni, strisciando e sospirando, entrò nella sua casina.
818 E i piedi? Bisognava tirare dentro anche i piedi, altrimenti in caso di pioggia si sarebbero bagnati.
819 Mastro Uvetta si grattò la testa, secondo il solito, e borbottò qualcosa, ma non si potè capire cosa.
820 Qualche volta li lasciava entrare a turno nella casetta e lui stava fuori a guardare che non facessero disastri.
821 Fissava il sor Zucchina, lo fissava e lo fissava, crollando la testa minacciosamente, senza dire una parola.
822 La terra è delle Contesse, e tu mi farai il piacere di andartene su due piedi. Del resto te lo dirà l'avvocato.
823 Non avete alcun rispetto per quelle due poverine, vedove, orfane di padre e di madre e senza neanche uno zio.
824 Naturalmente, invece, ci vide la sua faccia, rossa di fuoco, con gli occhietti piccoli, con la bocca cattiva.
825 Infatti, siccome non aveva cuore, non gli era mai capitato di piangere, e poi non aveva mai sbucciato le cipolle.
826 Il fenomeno gli parve così strano che balzò sul calesse, frustò il cavallo e scappò via a gran velocità.
827 E a me tocca starmene tutto il tempo al sole, fin che siano asciutti. Guarda i segni delle mollette.
828 Mastro Uvetta e Cipollino, sulla soglia della bottega, assistettero a quella scena senza poter muovere un dito.
829 Mastino passeggiò per un po' davanti alla casetta, in su e in giù, dimenando la coda per darsi delle arie.
830 Verso le tre del pomeriggio il sole scottava tanto che perfino i sassi sudavano. Il Mastino non ne poteva più.
831 Cipollino mise il pollice sulla bocca della bottiglia e poi, portandosela alle labbra, finse di bere.
832 E così dicendo si portò di nuovo la bottiglia alla bocca e finse di inghiottirne un paio di sorsate.
833 Non mi avevate detto che era una bottiglia miracolosa? Ma non fece in tempo a dirlo e cadde addormentato.
834 Chissà se mi ringrazierai ancora per l'acqua fresca, quando ti sveglierai. Il cancello del parco era aperto.
835 Se fosse un gran palazzo non lo direi nemmeno, ma una casa tanto piccola non si farà fatica a nasconderla.
836 Fagiolino, che era il figlio del cenciaiolo, scappò subito a casa e tornò di lì a poco col carretto.
837 Tutti guardarono dalla parte del sor Pisello, che passava di lì fingendo di essere in un altro posto.
838 Una volta l'ho avvisato che un bruco gli camminava sulla schiena: capirete, gli ho quasi salvato la vita.
839 Si tagliarono alla meglio la barba con la lametta arrugginita e se ne andarono, con molti ringraziamenti.
840 E così aveva deciso di mangiare anche di notte e di ridurre a un'ora il tempo destinato alla digestione.
841 Quando ebbe finito gli alberi, cominciò a vendere le sue terre e con il ricavato comprava altra roba mangereccia.
842 Il tuo povero marito, pace al suo nocciolo, aveva parenti piccoli e magri, che quasi non si vedono a occhio nudo.
843 Il mio povero marito invece, pace al suo nocciolone, aveva parenti grandi e grossi, visibili a grande distanza.
844 Pomodoro mandò a chiamare il cenciaiolo del paese, ossia Fagiolone, perché portasse il suo carretto.
845 Fagiolone afferrò le stanghe della carriola e tirò con tutte le sue forze, ma non la spostò di un centimetro.
846 Per convincerlo a restare in vita Donna Seconda gli regalò tutte le camicie di seta del suo povero marito.
847 Questa volta si era arrampicato in cima allo specchio e minacciava di buttarsi a capofitto sul pavimento.
848 Ciliegino, ubbidiente, andò a studiare un'altra lezione: ogni giorno ne studiava centinaia e centinaia.
849 Ciliegino non sapeva da che parte voltarsi per non prendersi dei rabbuffi e si sentiva veramente infelice.
850 Essi risposero che l'avevano visto nascondersi sotto il berretto del comandante e scapparono sghignazzando.
851 Ciliegino passeggiava solo soletto, stando bene attento a non calpestare le aiuole e a non rovinare i fiori.
852 Questi cartelli erano un'idea di don Prezzemolo, che non era un prete, ma il precettore di Ciliegino.
853 Mentre dunque Ciliegino passeggiava nel parco, si sentì chiamare da due voci squillanti come campanelli.
854 Entrò decisamente nell'erba, calpestandola con tutta la forza delle sue gambette e si avvicinò all'inferriata.
855 Ma poi, vedendo Cipollino e Ravanella che ridevano senza ritegno, si lasciò andare e rise a pieni polmoni.
856 Per la prima volta nel cuore di Ciliegino c'era quella cosa strana e terribile che si chiama dolore.
857 Il barone Melarancia, come certi grassi molto grassi, aveva qualche cosa di dolce in fondo al cuore.
858 Mica tanto, però: un cucchiaino, ecco. Ma conoscendo il vizio del barone, quella generosità non era da disprezzare.
859 Mandarono a chiamare i medici più famosi. Venne prima il dottor Fungosecco e ordinò un decotto di funghi vecchi.
860 Col sugo delle nespole del Giappone imbrattarono le lenzuola, ma Ciliegino non dava segni di miglioramento.
861 Lo chiamavano il dottore dei poveri perché ordinava pochissime medicine, e quelle poche le pagava lui di tasca sua.
862 E si volse per chiedere il parere del sor Pisello, che quando c'era bisogno di un suo parere era sempre presente.
863 Ma egli era di temperamento malinconico e suonava solamente canzoni tristi, che facevano venir voglia di piangere.
864 Per fortuna in quel momento Pomodoro non era in ascolto', perché aveva troppo da fare al capezzale di Ciliegino.
865 Senza archetto non si poteva far musica e l'esercito dei topi avanzava, lanciando terribili strida di guerra.
866 Mastro Uvetta non gli rispose nemmeno e accennò un miagolio così bene imitato che l'esercito dei topi si arrestò.
867 Le trombe suonarono la ritirata e l'intero esercito si ritirò più in fretta che potè, con in testa il Topo in capo.
868 Alla vista di Fragoletta che armeggiava attorno al suo telefono segreto, il Cavaliere montò su tutte le furie.
869 Ossia, non si accorsero del cane Mastino, che mentre faceva il giro d'ispezione piombò loro addosso come una furia.
870 Qualcuno sta scavando una galleria – concluse Cipollino dopo aver posto l'orecchio alla parete della fossa.
871 Però la compiango sinceramente. Dover stare giorno e notte in un posto così chiaro dev'essere una tortura.
872 Dico io: se volete mettere qualcuno in prigione, mettetelo almeno in un posto dove possa riposarsi la vista.
873 Io preferirei di no, perché ho una certa fretta, ma forse lei non è abituato a correre nelle gallerie.
874 Scavando produceva un rumore simile a quello di un martello pneumatico. Cipollino faticava a tenerle dietro.
875 Mentre si dirigeva verso la prigione, gli pareva di essere diventato più leggero di una ventina di chili.
876 Si starà certo struggendo in lacrime. Scommetto che mi cadrà ai piedi e mi supplicherà di perdonargli.
877 Quando però ebbe aperto la porta e accesa una lampadina tascabile, non trovò nessuna traccia del prigioniero.
878 Le guardie scavarono febbrilmente e alla fine tirarono fuori Pomodoro come si estrae una patata dal solco.
879 Cipollino tese l'orecchio: gli giungeva un lontano brusio, ma non riusciva a distinguere in esso alcuna voce.
880 No, non mi dica che non ha sentito. Mi dica piuttosto con quali intenzioni mi ha fatto venir fin qui.
881 Ma mi dovevi avvisare che saremmo piombati in un inferno di luce. Non avresti dovuto mentirmi su questo punto.
882 Cipollino avrebbe voluto rincorare la compagnia, ma con tutta la sua buona volontà non trovò le parole.
883 Fragoletta lo spiava tutto il tempo, ma non riusciva a scoprire dove tenesse la chiave della prigione.
884 Decise di consigliarsi con Ciliegino che, come sapete, era sempre ammalato e piangeva giorno e notte.
885 Intanto io farò un giro d'ispezione. Fragoletta non finiva di meravigliarsi per l'energia di Ciliegino.
886 Scesa la notte, la servetta portò a Pomodoro uno squisito dolce di cioccolata. Pomodoro ne fece un boccone.
887 Era diventato un acrobata perfetto, avrebbe perfino potuto guadagnarsi onestamente la vita in un circo.
888 Ed ecco che nel sogno gli veniva incontro il Barone Melarancia con fare minaccioso, pretendendo metà della torta.
889 Ecco, non avevano pensato alle guardie. Fragoletta si succhiò il dito: le idee lei le cercava sempre nelle dita.
890 Tu chiamerai le guardie e me le manderai incontro. Quando sei solo apri la prigione e tutto è fatto.
891 E indicò loro un sentiero che portava dritto dritto nella foresta. – Le guardie sono andate da quell'altra parte.
892 Cipollino si trattenne a salutare affettuosamente Ciliegino, che aveva e lacrime agli occhi per la gioia.
893 Fecero due o tre volte il giro del villaggio e arrestarono un gatto, malgrado le sue vivaci proteste.
894 Propongo che sia messo alla tortura fin che non dica la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità.
895 Se foste colpevole, potreste rivelarmi qualcosa. Se siete innocente, è probabile che non sappiate nulla.
896 Finito di dire queste parole, diventò bianco, cosa molto strana per un pisello, e cadde a terra svenuto.
897 In fondo, è un ragazzo furbo, e quel che ha fatto, lo ha fatto per nobiltà di cuore, per aiutare i poveri.
898 Anch'io, se lo sapessi non lo direi: non vorrei che per colpa mia quei poveracci passassero altri guai.
899 Pomodoro gli tese la mano e se la lasciò stringere a lungo. Il sor Pisello ormai era in vena di chiacchierare.
900 Doveva morire. Così piccolo, così grasso, così verde, con la testa lavata e le unghie tagliate, e doveva morire.
901 Cipollino cominciò col farsi prestare una lesina da Mastro Uvetta per grattarsi in testa, in cerca di un'idea.
902 Cipollino schizzò via come un topo e in due salti fu sotto la quercia del sor Mirtillo. La casa non c'era più.
903 Le guardie batterono i denti per la paura, e per un quarto d'ora si sentì un tic tic tic che pareva la grandine.
904 Col permesso di Vostra Eccellenza non si dovrebbero mai lasciar fuggire i prigionieri dalla prigione.
905 Tutti sono capaci di trovare il loro letto a occhio nudo. Ma un investigatore deve agire scientificamente.
906 Questa volta, invece della bussola, Mister Carotino usò uno dei suoi potentissimi cannocchiali di marina.
907 Segugio si accontentò di leccarsi i baffi, poi diede una leccatina anche alla faccia del suo padrone.
908 Pregò il cane di dargli un numero. Segugio introdusse la zampa nel sacchetto e tirò fuori il numero sette.
909 Questa volta uscì il numero trenta e Mister Carotino ne dedusse che dovevano fare trenta passi a sinistra.
910 Egli li aveva avvisati dell'arrivo di Mister Carotino e aveva preparato con loro un piccolo piano di battaglia.
911 Anche l'investigatore vide il cespuglio agitarsi. Si buttò a terra, subito imitato da Segugio e rimase immobile.
912 Preoccupatissimo si tastò sotto la giacca e respirò di sollievo, costatando che il cuore batteva ancora.
913 Carotino balzò in piedi e, seguito da Segugio, si mise a correre verso nord, senza perdere di vista la bussola.
914 Carotino era rimasto indietro di qualche passo, e quando girò l'angolo non vide più il suo fedele aiutante.
915 Da dieci anni è al mio servizio, ma non sono ancora riuscito a fargli perdere il vizio di distrarsi.
916 L'investigatore guardò in su, tra i rami, e proprio in cima, legato al ramo più alto della quercia, vide Segugio.
917 Addio, dunque, o cane infedele. A sentirsi insultare a quel modo, il povero Segugio scoppiò a piangere.
918 Non mi sono mai arrampicato su una pianta in vita mia, e non sarà il tuo esempio a farmi cambiare abitudini.
919 Inoltre si tratta quasi certamente di ragazzi assoldati dagli evasi per farci perdere le loro tracce.
920 Il Visconte aveva letto molti libri di caccia grossa e conosceva ogni sorta di avventure di viaggio.
921 Ma giunti alla grotta non trovarono più nessuno. La grotta era deserta. Le ceneri del focolare erano fredde.
922 Si erano tanto affezionati a quei centodiciotto mattoni, che li consideravano come centodiciotto figli.
923 I lupi brontolavano un poco, poi si allontanavano e per consolarsi sbranavano tutte le lepri di passaggio.
924 Dovete sapere che mio padre e mia madre sono chiusi nel giardino zoologico, nel palazzo del Governatore.
925 Gli uomini e gli orsi saranno gentili gli uni con gli altri, e quando si incontreranno si caveranno il cappello.
926 Dice che non dormono mai, e giorno e notte sognano la libertà. Io poi non so che cosa sia, questa libertà.
927 Eppure ho promesso al mio babbo di liberarlo, e un giorno o l'altro, quando sarò pronto, tenterò l'impresa.
928 Attento ora, siamo alle porte della città. Il giardino zoologico è da quella parte. Cerchiamo di far piano.
929 Aveva il sonno profondo e non si svegliò quando Cipollino e l'Orso bussarono discretamente alla porta della stalla.
930 Cerco sempre di indovinare i suoi sogni, mentre dorme. Dai sogni si può capire se un uomo è buono o cattivo.
931 Forse perché non riesce a sgusciare la nocciolina? No, no, non dorme perché sogna la sua foresta lontana.
932 I due poveri vecchi riconobbero subito il loro figliolo e gli tesero le braccia attraverso le sbarre.
933 I due vecchi vollero passare prima a salutare una famiglia di orsi bianchi che viveva in un laghetto.
934 I suoi aiutanti si svegliarono e circondarono il giardino. La fuga era diventata del tutto impossibile.
935 Ma se lei vuole che io sia sgarbata, la servo subito. Così dicendo, la scimmia gli voltò la schiena, offesissima.
936 Il Barone Melarancia stava salendo in treno e naturalmente, data la sua pancia, faceva una tremenda fatica.
937 Spingeva senza togliersi dalle labbra il fischietto, e per la fatica gli scappò un sonorissimo fischio.
938 Ma per lui fu una fortuna, perché il treno, partendo, gli diede una scossa che lo spinse in carrozza.
939 Un'altra specialità di questo treno era il macchinista. Era molto bravo, come macchinista, questo sì.
940 La barca ha la vela rossa, quadrata e in cima alla vela sventola una bandiera turchina con tante stelle gialle.
941 Ciliegino e Cipollino ascoltarono tranquilli il racconto del controllore, dimenticando per un poco i loro pensieri.
942 I due investigatori si sgranchirono le gambe e ripartirono subito di corsa per continuare le loro ricerche.
943 Attenti! Il boscaiolo si rimise sull'attenti, fece il saluto e li guardò filar via a tutta velocità.
944 Non era passata un'ora, e la quercia era quasi abbattuta, quando passarono di lì Cipollino e Ciliegino.
945 Sopra il suo capo, sentiva passare continuamente della gente: isolata, a piccoli gruppi, a gruppi numerosi.
946 E passavano a una tale velocità, che quando la Talpa risaliva alla superficie per osservarli, erano già scomparsi.
947 Proprio in quel punto, in una fila di botti si apriva un varco, e in fondo al varco si vedeva una porticina.
948 Maledicendo in cuor suo alla gola del Barone, Mandarino allungò distrattamente la mano per prendere la bottiglia.
949 Ciliegino pensò alla galleria segreta che collegava il Castello alla foresta e fece da guida alla spedizione.
950 Zucchina si mise seduto e si affacciò al finestrino, mentre il sor Mirtillo gli si sdraiava sui piedi.
951 Fece preparare una bella tenda per le Contesse, che per la curiosità e per l'eccitazione non riuscirono a dormire.
952 Una dopo l'altra le finestre si andavano spegnendo. Alla fine ne restò accesa una sola, quella di Mandarino.
953 Si diverte a spegnere e ad accendere la luce. Spegne, riaccende. Finirà col guastare l'interruttore.
954 Il Duchino sta cercando di farci sapere qualcosa. Dev'essere in pericolo, per trasmettere quel segnale.
955 Per prima cosa egli consigliò che tutti si tingessero le facce di nero, per spaventare gli assediati.
956 Ma anche il cancello posteriore era aperto. Gli strateghi del Principe non sapevano che pesci pigliare.
957 Se l'avessi saputo prima, non l'avrei nemmeno cominciata. Infine decise di compiere un atto di valore personale.
958 I quali, senza aspettare comandi, fecero dietrofront e si ritirarono verso il basso a tutta velocità.
959 Il vino entrava loro nella bocca e nel naso, minacciando di affogarli: era vino buono, ma il troppo stroppia.
960 Forse fra poco si sarebbe vista spuntare una bandiera bianca laggiù, tra i due pilastri rossi del cancello.
961 Vista la mala parata l'avvocato, purtroppo, era passato al nemico, per paura di essere impiccato una seconda volta.
962 Cipollino fu accompagnato all'ergastolo da una intera compagnia di Limoncini, e rinchiuso in una cella sotterranea.
963 Giorno e notte una pattuglia di Limoncini passeggiava davanti alla porta della cella, battendo forte i tacchi.
964 Ma un pochino tanto pochino, che bastava solamente per veder sfilare avanti e indietro gli stivali dei Limoncini.
965 Quando ho fame ci vado a guardare e qualcosa ci trovo sempre. Un Limonacelo picchiò violentemente la porta.
966 Cipollino notò solo allora che il ragno aveva al collo una borsa come quelle dei portalettere, gonfia di biglietti.
967 Stare all'umido non mi fa bene affatto. Sono vecchio, avrei tanto bisogno di andare un poco in campagna.
968 In prigione ho pensato tante cose che fuori non avrei avuto il tempo di pensare. Tu devi aiutarmi a uscire di qui.
969 Dal momento che lo vide sparire nel buio, Cipollino cominciò a contare le ore e i minuti della sua assenza.
970 Il quarto giorno era giorno di passeggiata, ma Cipollino non vide suo padre e nessuno seppe dargliene notizie.
971 Rientrò nella cella piuttosto scoraggiato e si gettò sul tavolaccio. Aveva quasi perso ogni speranza.
972 La ruota di una bicicletta lo sfiorò, minacciando di schiacciarlo: fece appena in tempo a scansarsi.
973 Era un vecchio conoscente, un po' parente di suo padre, che anche lui, una volta, viveva nella cucina del Castello.
974 Ragno Zoppo tirò un respiro di sollievo, perché là sotto c'era un cattivo odore che gli dava il voltastomaco.
975 In breve furono tra il verde dei campi. Era una bella giornata, e il vento agitava dolcemente l'erba profumata.
976 Poi, per lo sforzo sostenuto e per la paura, svenne. Quando rinvenne, non si ricordava più dove fosse.
977 Là non vi sono passeri, non vi sono galline. Ci sarà un brutto odore, ma almeno non ci sono pericoli.
978 Come curarlo? Chissà per quanto tempo ci toccherebbe vivere alla macchia, senza medici e senza medicine.
979 Si fugge durante la passeggiata. Fidati di me. Il detenuto pensò che a fidarsi non ci perdeva nulla.
980 Non hai che da saltare e la terra sprofonderà, perché ne abbiamo lasciata solo una crosta sottilissima.
981 Che stupida cosa l'aritmetica. Avrete già capito che il povero Limonaccio non era troppo forte in quella materia.
982 Cipollino decise in cuor suo che avrebbe fatto fuggire tutti i prigionieri e lui sarebbe rimasto con il padre.
983 Provò a chiamare la Talpa ma non ottenne risposta: avrebbe voluto salutarla, dirle perché non poteva fuggire.
984 I suoi compagni avevano indovinato il suo pensiero e senza tanti complimenti lo tirarono giù nella galleria.
985 Lanciò un richiamo, e in meno che non si dica un centinaio di talpe si radunarono zampettando davanti a Cipollino.
986 Gettarono via anche i campanelli che avevano sul berretto: raccogliamoli noi, e diamoli ai bambini da giocare.
987 Poi scese lui stesso nell'arena e cominciò a frustare i cavalli a destra e a sinistra, divertendosi un mondo.
988 Cipollino alzò la frusta e l'abbassò di nuovo. Allora il Governatore si voltò e fuggì via a gambe levate.
989 Ma una grandinata è già una bella sventurata sola, ed ecco che proprio sulla grandine mettono la tassa più alta.
990 Anche Pomodoro guardò fuori della finestra, e la sua faccia grassa e rossa si spianò in un bellissimo sorriso.
991 Tutti gli lanciarono un'occhiata di odio, meritandosi un brutto segno da don Prezzemolo, che non ne perdonava una.
992 I poveretti uscirono sotto l'acqua e s'incamminarono giù per la discesa senza nemmeno affrettare il passo.
993 Nella sua cabina il macchinista, con un fiore in bocca, tira allegramente la cordicella del fischio.
994 Sono sicuro che si tratta di uno di quei vecchi tedeschi con la barba rossa e con un piffero di legno.
995 Il guardiano era stato tanto contento di rivederlo, che gli avrebbe regalato anche l'Elefante, se l'avesse voluto.
996 Non mi meraviglierei che fosse scoppiata la Rivoluzione. Quella parola gli fece venire i brividi alla schiena.
997 Dopo qualche minuto gli passò davanti il sor Pisello, che si muoveva con prudenza come se camminasse sulle uova.
998 Col suo nasone aveva fiutato che stava succedendo qualcosa di grosso, e non voleva essere lasciato all'oscuro.
999 L'avevano piantata Cipollino e Ciliegino quella stessa notte, e adesso stavano lassù in attesa degli eventi.
1000 Eccolo dunque, quell'uno, che sale i gradini a quattro a quattro, e ad ogni passo si gonfia dalla rabbia.
1001 Fagiolone alza gli occhi e vede la bandiera, e appena la vede è come se avesse ricevuto la scossa elettrica.
1002 Povero pesce rosso, credeva di andare a esplorare qualche nuova caverna: è l'unico che ci rimette la vita.
1003 Nessuno voleva far loro del male. In fin dei conti, però, se sono andate in esilio, buon prò gli faccia.
1004 Un vestito però lo ha conservato allo stato naturale: quando lo andate a trovare, ve lo mostra in gran segreto.
1005 Non tornerà nemmeno il sor Pisello, che è scappato senza farsi vedere, perché aveva troppi peccati sulla coscienza.
1006 Adesso la storia è proprio finita. E' vero che ci sono altri castelli e altri birbanti al mondo, oltre i Limoni.
1007 Ma uno per volta se ne andranno e nei loro parchi ci andranno i bambini a giocare. E così sia, amen.
1008 Il commendator Mambretti scoppia in pianto, e un vigile gli appioppa una contravvenzione perché blocca il traffico.
1009 Li aveva già bianchi fin da bambino, tanto che i suoi compagni lo avevano soprannominato Biancaneve.
1010 Quando viene un cliente a trattare un affare, il ragionier Giovanni va dietro il paravento con il suo violino.
1011 È morta mia zia Giuditta, mi ha lasciato qualche ducato, così mi sono deciso a comprare quella macchinetta.
1012 I carpigiani stanno tutti al cinema, a casa a guardare la televisione e al caffè a giocare a ramino.
1013 Il muso possente della supercilindrata balza sulla macchinetta rossa, che del resto, essendo notte, sembra nera.
1014 Quello che chiamano Settemani da tanto che è bravo, che pare che abbia davvero sette mani al posto di due.
1015 Con le difficoltà che ci sono oggi a trovare un buon falegname. Poi manda la spia in un altro posto.
1016 Quando gli rubano anche il cavallo bianco il ragionier Giovanni vuol diventare matto dal dolore, ma non ci riesce.
1017 Nonostante tutto egli è affezionato alla ditta Mambretti e gli piacciono gli accessori per cavatappi.
1018 Pesantissima: era vino di quattordici gradi, figuriamoci. Lui la mette sul manubrio del motorino e via.
1019 A bordo qualcuno grida un paio di parole turche, ma Grillo, non conoscendo quella lingua, non risponde.
1020 La notte seguente vanno a Roma, fingendo di andare a Viterbo, per fare un altro allenamento segreto.
1021 Il comandante della barca è così contento che diventa matto per la contentezza, e lo debbono legare.
1022 Grillo riconosce subito quella che ha fatto lui, con le sue mani postelegrafoniche. Però non dice nulla.
1023 Tutti i giorni della vita sollevano pesi spaventosi, ma non ci pensano nemmeno a farsi intervistare.
1024 Insieme cavalcano, davanti Bill sul suo cavallo bianco, dietro il pianoforte, sul suo cavallo nero pianoforte Bill.
1025 Qui siamo in territorio di Canale Monterano; non avete alcuna autorità né su di me ne sul mio fedele pianoforte.
1026 Scusatemi, amici... Piano Bill sprona il cavallo e si allontana al galoppo, per tornare alla sua solitudine.
1027 E niente. Essi rivolano in fretta, borbottando sentenze incomprensibili, alle loro elevate residenze.
1028 Meglio cambiar mestiere. Da piccolo sognavo di fare il suonatore di campane: forse è la volta buona.
1029 Gli scaricatori di mangime hanno ammucchiato i sacchi nella solita cantina affittata per la bisogna.
1030 Cavano fuori un tappo Frinz e un tappo Fronz, ci stendono sopra la mano e giurano di rispettare lealmente i patti.
1031 Questa cantina è il loro gabinetto. La fanno qua per non inquinare ulteriormente le acque della Laguna.
1032 Guardano la vecchina, la riguardano, la studiano come se fosse una materia di scuola, mettiamo la geografia.
1033 Eh, cosa vogliono, siori, si fa quel che si può... Martinis e Martonis la guardano con crescente sospetto.
1034 Dietro la gonna le camminano in fila, a coda ritta, centinaia di gatti, con migliaia di zampe di velluto.
1035 Gli studenti misurano con sguardi di precisione la sua statura: è cresciuto di almeno venticinque centimetri.
1036 Mi dica dunque in fretta e senza reticenze quando, come, da chi, dove e perché è stato ucciso Giulio Cesare.
1037 Il bidello ricompare spingendo davanti a sé il padre di Zurletti, di anni trentotto, impiegato postelegrafonico.
1038 Ciocche di capelli bianchi si staccano dal suo capo venerando, cadono sulle mattonelle senza rumore.
1039 È inutile, il latino della scuola, per parlare in latino, non serve più del milanese o del caracalpacco.
1040 Al massimo, dice, gli ci vorranno ancora diciotto mesi, ma se la sente già sulla punta della lingua.
1041 Li ricama lui stesso, col monogramma del suo padrone. Se ne porta sempre appresso una scatola di dodici dozzine.
1042 Ascolterete dalla sua stessa voce le parole della canzone da lui composta in questo fecondo decennio di solitudine.
1043 Aveva già trovato la nuova rima e mi faceva credere che gli mancavano ancora diciotto mesi di lavoro.
1044 Il Poeta Piangente in persona ha scelto quel posto, di dove si ammirano meravigliosi e commoventi tramonti.
1045 Abbiamo messo su una specie di guardaroba, così quando capitiamo qui non dobbiamo battere i denti per il freddo.
1046 Tanti lo promettono, ma poi se ne scordano. Sono gli stessi amici di ieri, pronti per lo scopone scientifico.
1047 Quando sono stato sicuro della vincita, capirà, non stavo più nella pelle dalla contentezza. E mi sono trovato qui.
1048 Il dottor Foresti ha un nuovo motivo per rallegrarsi di aver preso lezioni in questa interessante materia.
1049 Il dottor Foresti si ritrova sotto il balcone della signora Mentuccia ad asciugarsi il collo e la nuca.
1050 Ecco perché i pesci mi danno retta. Sa, con gli incantesimi bisogna essere precisi al cento per cento.
1051 Questo è vero. Albertone, per la rabbia, ha buttato la canna ai pesci, che ci stanno giocando al giavellotto.
1052 Ma le cose non stanno più in quel modo né in quella maniera da quando sulla cattedra siede il professor Ferrini.
1053 Il malcapitato riceve seduta stante sette colpi di frusta sui pantaloni. Senza un lamento, sia a suo onore.
1054 Gli interrogativi riguardano me solo. Insegnante di lettere, direi, a giudicare dalle sue scarpe a punta rotonda.
1055 Dovrà vendere anche il cappello per pagare il conto. Ma non importa: la verità prima di tutto, a qualunque costo.
1056 È lei che fa ballare il tavolino. Sembra in vena di confidenze. I toc toc del tavolino sparano a mitraglia.
1057 Però il nonno era più bello e aveva una calzoleria a Vigevano. così lei sposò lui e non il garibaldino.
1058 Sono di un bel verdino primavera e hanno le antenne in fronte, proprio come la gente se li immagina.
1059 Come vedete siamo Marziani e siamo venuti con intenzioni più che altro affettuose. Dunque, presentiamoci.
1060 Uno sceneggiatore cinematografico, particolarmente bravo nei dialoghi, si tiene pronto con il pennarello.
1061 I dischi volanti vengono presi in consegna da un posteggiatore abusivo, oriundo di Castellammare di Stabia.
1062 Chicchere che rotolano sul pavimento del condominio e vanno a sfracellarsi contro il termosifone. Cocci.
1063 Io ero la maestra e tu la scolara. Questo era il quaderno. Tu sbagliavi tutto il dettato e io ti mettevo quattro.
1064 In cortile i bambini giocano al pallone. Hanno monopattini, tricicli, archi e frecce. Anche i birilli.
1065 Si vede che è senza braccia e senza mani... Enrica decide che è il momento di dare due schiaffi alla bambola.
1066 Il signor Remo la tocca qui e là, in punti diversi e in altri ancora. La bambola diventa un microscopio.
1067 La bambola diventa una lanterna magica, un telescopio, un paio di pattini a rotelle, un tavolo da ping pong.
1068 Tocca di nuovo. La bambola ridiventa una bambola. Ha di nuovo i capelli lunghi e la lavatrice incorporata.
1069 Non commercia né in zucchero né in caffè, non vende né sapone né prugne cotte. Vende solo il numero trentatrè.
1070 Potete mandare da lui un bambino, o anche un gatto, con la sicurezza che non farà imbrogli. È un onesto esercente.
1071 Tanta gente avrebbe voluto prendersi almeno uno di quei saluti e di quei baci, almeno il più piccolo.
1072 Per il raccolto delle olive, è quello che ci vuole. Ci vollero cento carri per portare le giare in città.
1073 Voleva un poeta per fargli la biografia. Passare alla storia non gli bastava: voleva passare anche alla poesia.
1074 Così sa di preciso quando passano, si mette lì col suo fucile automatico e bang! bang!, non ne sbaglia uno.
1075 Anche i cori. Siccome il coro dei sacerdoti doveva essere di trenta cantanti, lo ha dovuto cantare trenta volte.
1076 E divento sempre più piccolo. Mi possono chiudere, ormai, in un cassetto insieme ai tovaglioli, puliti o sporchi.
1077 Tra poco basterà una scatola di cerini a contenermi. Poi qualcuno troverà la scatola vuota e la butterà via.
1078 Immagino che lei sia per i sistemi moderni, immagino. Caro Fortunino, ci vuole severità con le piante.
1079 Le colga, le porti alla mia signora e si ricordi che con gli alberi le maniere troppo delicate non servono.
1080 Il buon Fortunino arrossisce e china il capo. Non può dire la verità; di dire bugie la sua bocca si rifiuta.
1081 E grande abbastanza per capire il suo dovere. I caratteri vanno piegati da giovani. Chi ama, castiga.
1082 Rimasto solo, Fortunino consola la rosa dicendole tante belle paroline, sicuro che in qualche modo lei capirà.
1083 Un popolo sepolto, creduto morto o trattato come tale, è invece ben vivo, fin nei minimi peluzzi radicali.
1084 La mattina il commendator Mambretti scende in giardino, armato di fiere intenzioni e di un nervo di bue.
1085 Ma al secondo passo che fa, inciampa in una radice che il salice ha spinto a fior di terra al momento giusto.
1086 La pigna si spacca, i pinoli rotolano allegramente sul sentiero, accorre uno scoiattolo e ne fa la raccolta.
1087 Il commendator Mambretti rientra in casa, chiude la porta e tira il catenaccio. Poi corre alla finestra a guardare.
1088 Contiamo di fermarci pochi minuti. Non dovete aver paura di noi, perché siamo qui per una missione commerciale.
1089 Adesso parlano tra loro, in una lingua abbastanza simile al caracalpacco, ma non dissimile dal cabardino balcarico.
1090 La signora spaziale, sentendo il suo nome, si volta vivacemente e si mette in posa, sperando di essere fotografata.
1091 Ve la do gratis; la signora Boll Boll potrà metterla in giardino per fare bella figura con le sue amiche.
1092 Il capo spaziale spiega la strana richiesta al suo collega e alla signora Boll Boll, che scoppiano a ridere.
1093 Ci sarà tanta di quella gente che la signora Foglietti non mi vedrà di sicuro, né me né il suo vestito.
1094 Nella sala da ballo ci sono settecentocinquantamila ballerini che stanno imparando la nuova danza, chiamata Saturn.
1095 I Foglietti ripartono a mezzanotte in punto. Bisogna per forza che torni a terra con la loro astronave.
1096 E toccano terra, a Modena, prima che egli abbia il tempo di buttar fuori la prima nuvoletta di fumo.
1097 Figurati che a mezzanotte è scappata via perché, dicono, se torna a casa dopo mezzanotte, sua madre la mena.
1098 Apollo se la lega al dito e, appena può, gli rende pane per pizza, ammazzando un certo numero di Ciclopi.
1099 Admeto, distrattamente, prende un ravanello dal piatto che sua madre gli ha messo davanti e se lo ficca in bocca.
1100 È lì che discute sulle maniglie della cassa, quando ecco un servo gli viene ad annunciare un ospite.
1101 Insomma, Ercole viene a sapere tutto e si meraviglia assai che Admeto non gli abbia detto come stanno le cose.
1102 Per la strada la gente lo guarda male, perché canta mentre il paese è in lutto. Ma lui sa quello che si fa.
1103 Admeto diventa bianco che più bianco non si può. Tutta la sua paura gli ricasca addosso a valanga. Sente dei passi.
1104 Admeto si lascia cadere su una poltrona e trema che fa pena a guardarlo. Alcesti tiene gli occhi bassi.
1105 Bè, sentite, io vi saluto e sono... Scrivetemi ogni tanto. Ercole se ne va imbronciato, agitando la clava.
1106 Gli sembra di sentire un rumorino lontano lontano... Lassù, sul loro balcone, le tre vecchiette filano.
1107 Nonostante fossero destinati soprattutto a lettori giovani, la mia speranza era di coinvolgere persone di ogni età.
1108 Sin dalla prima pubblicazione questi lavori hanno trovato benevola accoglienza da parte di giovani e meno giovani.
1109 Le rovine di Cravenmoore si intravedono oltre gli alberi del bosco, silenziose e avvolte in un manto di oscurità.
1110 Non ci fare caso. Il mare ha questa capacità; restituisce tutto dopo un po' di tempo, specialmente i ricordi.
1111 Forse è così, o forse la vita ti ha portato lontano da qui, lontano da tutti i ricordi della guerra.
1112 Le fredde visite di cortesia si trasformarono in velate minacce. E queste, con il tempo, in pignoramenti.
1113 Riprendere il lavoro di maestra non bastava a far fronte al torrente di debiti che divorava le sue scarse risorse.
1114 Qualche settimana più tardi, una luce di speranza si accese insperatamente all'orizzonte della famiglia Sauvelle.
1115 Nel frattempo, Dorian scopriva la sua nuova passione: la geografia o, più esattamente, disegnare mappe.
1116 Al largo, tra la nebbia evanescente, Dorian riusciva a scorgere l'isolotto del faro, a mezzo miglio dalla costa.
1117 Il canto degli uccelli appollaiati in cima a quei giganti centenari componeva un'inquietante litania.
1118 Il bambino lo prese tra le mani e gli distese le ali. Una smorfia di perplessità gli oscurò il viso.
1119 La figura prese improvvisamente vita e inclinò la testa, mentre si sentiva un leggero ticchettio meccanico.
1120 Gli occhi erano azzurri e brillavano sotto una gran massa di capelli argentati e pettinati con cura.
1121 La sua voce era calda, confortante, una di quelle voci dotate di un potere tranquillizzante e di una rara serenità.
1122 Per quanto riguarda Christian, non dovete assolutamente temerlo. Lo tengo come ricordo del mio primo periodo.
1123 Sotto questo manto di chiarore spettrale si rivelava un'interminabile galleria di creature meccaniche.
1124 Un grande gufo, con un magnifico piumaggio, dilatava le pupille di vetro e batteva lentamente le ali nella nebbia.
1125 Un cucciolo meccanico giocherellone muoveva la coda e abbaiava al passaggio di un topolino di metallo.
1126 Ma Lazarus li informò che avrebbero avuto l'opportunità di conoscerla appena fosse tornata al lavoro.
1127 Lei li avrebbe aiutati ad ambientarsi e a risolvere qualunque eventuale problema riguardante la casa.
1128 Arrivati al dolce, un'irresistibile torta di lamponi, Lazarus passò a chiarire cosa si aspettava da loro.
1129 Ogni abitante di quel mondo meraviglioso, ogni creazione, corrispondeva a una lacrima pianta in silenzio.
1130 Nello stesso tempo, il suo incarico prevedeva l'acquisizione dei libri per la biblioteca di Lazarus.
1131 Inoltre, si impegnava a pagare gli studi universitari di entrambi qualora avessero mostrato attitudine e volontà.
1132 Passando davanti a uno dei lampioni tremolanti, le sagome dei loro corpi si disegnarono sopra i muri.
1133 Appena prima che la sagoma di Cravenmoore scomparisse alle sue spalle, Simone si voltò a guardarla un'ultima volta.
1134 La torre del faro si ergeva nell'oscurità. Concentrò lo sguardo sull'isolotto fra la nebbia incandescente.
1135 Se socchiudeva gli occhi, poteva vedere il paradiso secondo Monet, il pittore prediletto da suo padre.
1136 Lo stormo di gabbiani che abitava la scogliera si voltò a guardarla con una certa curiosità. Nuovi vicini.
1137 Comunque, Ismael le stava insegnando a leggere, e la sua conoscenza delle tabelline migliorava di giorno in giorno.
1138 Simone prese la sua tazza di caffè e uscì in veranda ad assaporare la tranquillità di quella mattina.
1139 Curioso ragazzo. Sempre solo. Non sembrava interessato ad avere amici o forse non sapeva come farsene.
1140 Perso nel suo mondo e nei suoi quaderni, solo il cielo sapeva quali pensieri occupassero la sua mente.
1141 La lista delle differenze era infinita. E in fondo le differenze non stavano nei numeri, ma nelle consuetudini.
1142 Era un paese in cui i raffreddori facevano notizia e le notizie erano più contagiose dei raffreddori.
1143 Il forno, apparentemente, vendeva pane, ma l'età dell'informazione aveva già avuto inizio nel retrobottega.
1144 La vita sembrava tranquilla e semplice, ma allo stesso tempo aveva più pieghe di una tenda bizantina.
1145 Questo, insieme alla marea di libri che riceveva ogni settimana, lo tramutava nell'epicentro di infiniti misteri.
1146 Le lettere personali dovevano essere aperte il giorno successivo al loro arrivo ed evase con sollecitudine.
1147 In ogni caso, pretendenti e spasimanti non le mancavano, il che provocava la sana invidia dell'amica.
1148 Irene, rivolgendo uno sguardo al branco di ragazzi che fingevano di passare per caso, sorrideva timidamente.
1149 E insieme vennero anche le prime piogge dell'estate, temporali passeggeri che duravano solo un paio d'ore.
1150 Il poverino aveva più debiti che pennelli. Regalava quadri alla gente del paese in cambio di cibo e vestiti.
1151 Passa metà della vita su quella barca, almeno quando non lavora con mio padre al molo. Però è un bravo ragazzo.
1152 Hannah si alzò e cacciò un urlo che fece catapultare lo stormo di uccellini all'altra estremità della spiaggia.
1153 Il ragazzo si affrettò a mollare le cime e ammainò in pochi secondi la vela fino alla base dell'albero.
1154 Una cicatrice, più lunga e marcata, gli solcava la gamba destra, partendo da sopra il ginocchio fino alla caviglia.
1155 Io, al posto tuo, ci penserei. I buoni partiti sono sulla terraferma. Te lo dice la figlia di un pescatore.
1156 Intanto, il vento li sospingeva con forza, e Hannah era diventata una minuscola figura che salutava dalla riva.
1157 Come vedi, tutte le spiegazioni vanno bene perché, in realtà, nessuno ha mai saputo chi fosse davvero.
1158 Allora afferrò una cima e saltò a terra per ormeggiare. Una volta assicurata la barca, tese la mano a Irene.
1159 Lui, come gli altri proprietari di barche da pesca del paese, pativa il destino della formica dodici mesi all'anno.
1160 Le guance gli erano arrossite come pesche mature. Alla fine si lasciò sfuggire un mormorio incomprensibile.
1161 L'unico amore del nipote, al di là della sua impenetrabile intimità, pareva essere il mare. E la solitudine.
1162 Il defunto Armand aveva l'abitudine di iniziare la giornata controllando pagamenti e fatture. Finché aveva potuto.
1163 Stava lasciando i documenti sulla scrivania quando vide qualcosa nel camino, ancora fumante tra le braci dell'alba.
1164 Come odiava quel posto. . Sentì di nuovo il rumore e rivolse lo sguardo verso la fila di finestre dell'ala ovest.
1165 Le tende ondeggiavano nella pioggia e le imposte continuavano a sbattere. La ragazza maledisse il proprio destino.
1166 Si chiuse alle spalle la porta e si trovò di fronte la fuga infinita del corridoio che si addentrava nell'oscurità.
1167 Sollevò il candelabro e si avviò, fiancheggiando le sagome sospese nel vuoto dei giocattoli in letargo di Lazarus.
1168 L'automa sfogliava in continuazione il suo volto invisibile, scoprendo ogni volta una maschera diversa.
1169 Hannah distolse lo sguardo e si affrettò. Aveva attraversato quel corridoio centinaia di volte alla luce del sole.
1170 Con questo pensiero tranquillizzante in testa, giunse alla fine del corridoio che portava all'ala ovest.
1171 Con una moneta, le figure della banda interpretavano una particolare versione della Marcia alla turca di Mozart.
1172 Non era mai entrata in quella stanza: una delle tante camere della casa in cui non aveva messo piede.
1173 Hannah rivolse un ultimo sguardo al lungo corridoio alle sue spalle. I volti dell'orchestra scrutavano le ombre.
1174 Una ventata di aria ghiacciata la investì, chiuse con violenza la porta alle sue spalle e spense le candele.
1175 Si tastò nella tasca della vestaglia con dita tremanti e prese i fiammiferi per riaccendere le candele.
1176 Il loro chiarore rivelava quella che le parve la stanza di un bambino. Un piccolo letto accanto a uno scrittoio.
1177 Libri e vestiti infantili sistemati su una sedia. Un paio di scarpe perfettamente allineate sotto il letto.
1178 Un minuscolo crocifisso che pendeva da una delle sbarre della spalliera. Hannah avanzò di qualche passo.
1179 C'era qualcosa di strano, qualcosa di sconcertante che non riusciva a decifrare in quegli oggetti e quei mobili.
1180 All'improvviso, l'idea le venne in mente. Ora capiva cosa l'aveva disorientata all'inizio. Non era l'ordine.
1181 Hannah sollevò il candelabro e scoprì qualcos'altro sulle pareti. Fogli di carta. Ritagli di giornale.
1182 Posò il candelabro sullo scrittoio e si avvicinò. Un mosaico di vecchi ritagli e di fotografie ricopriva la parete.
1183 Notizie su un terribile incendio in una fabbrica di Parigi e sulla scomparsa di un certo Hoffmann nella tragedia.
1184 E al centro, circondata da decine di altri pezzi illeggibili, la prima pagina di un giornale datato 1890.
1185 Su di essa, il viso di un bambino. I suoi occhi erano pieni di terrore, gli occhi di un animale bastonato.
1186 In quel preciso istante, a Hannah sembrò di sentire l'eco di una voce, una voce che sussurrava alle sue spalle.
1187 Pesava più di quanto si aspettasse, e il cristallo risultò gelido al tatto, quasi doloroso a contatto con la pelle.
1188 Un denso liquido nero, forse un profumo. . Le dita tremanti afferrarono il tappo di vetro intarsiato.
1189 Ma la perfezione di quell'oggetto sembrava promettere la fragranza più inebriante che si potesse immaginare.
1190 Fece girare lentamente il tappo. Il nerume nella boccetta si agitò di nuovo, ma ormai lei non ci faceva caso.
1191 Alla fine il tappo cedette. Un rumore indescrivibile, come il sibilo di un gas sotto pressione, invase la stanza.
1192 Un'ombra. Hannah retrocesse adagio verso la porta. Le mani tremanti si posarono sul freddo pomello alle sue spalle.
1193 Lo girò lentamente senza distogliere gli occhi dall'oscurità e si preparò a uscire dalla stanza in tutta fretta.
1194 In quello stesso momento un rumore grave e spaventoso risuonò dietro di lei, il sibilo di un grande serpente.
1195 La porta, che non veniva mai utilizzata, era chiusa. Hannah ruppe il vetro con un gomito e la forzò dall'esterno.
1196 Respirò a fondo. L'aria fredda le bruciava la gola e le conficcava nei polmoni un punteruolo incandescente.
1197 Era pronta a riprendere la corsa quando scorse quella sagoma appiccicata alla facciata di Cravenmoore.
1198 Un volto corporeo emerse dal buio, e l'ombra scese strisciando tra i doccioni come un gigantesco ragno.
1199 Ma doveva proseguire. Doveva fuggire da lì. Ancora pochi metri e avrebbe raggiunto la strada che portava in paese.
1200 Le luci lontane di un'automobile che costeggiava la Spiaggia dell'Inglese spazzarono le tenebre della vegetazione.
1201 Alle sue spalle una tromba d'aria sembrò attraversare la boscaglia e salire tra i rami degli alberi.
1202 Hannah sollevò lo sguardo verso la cupola di fronde che offuscavano la luna. Lentamente, l'ombra si dispiegò.
1203 Irene e la madre, tranquillamente sedute in veranda a bere un caffellatte, si scambiarono uno sguardo.
1204 Ismael salutò dalla barca. Simone osservava il ragazzo con un sopracciglio sollevato, in segno di allarme.
1205 Dalla balaustra della veranda, un gabbiano, forse un'altra madre in crisi, la guardava con rassegnazione.
1206 Simone sorrise della propria ingenuità e si preparò a tornare a Cravenmoore. Il lavoro guarisce tutto, si disse.
1207 Dopo pochi minuti di traversata, la riva lontana divenne solo una linea bianca tracciata fra cielo e terra.
1208 Succede quando c'è tempesta. Ho pensato che prima potrebbe piacerti doppiare il capo. Il panorama è spettacolare.
1209 Per qualche secondo non seppe più se il vento soffiava da nord o se la chiglia era una specialità dolciaria.
1210 Non sapeva ancora bene cosa trovasse in lei, ma di una cosa era certo: non poteva toglierle gli occhi di dosso.
1211 Ismael sentì Irene aggrapparsi alla sua mano. La barca a vela vibrava come se toccasse appena l'acqua.
1212 Per un momento i suoi occhi si persero in quelli di lei, e Irene sentì il ragazzo stringerle dolcemente la mano.
1213 Un universo infinito di libri saliva in una babilonica spirale verso un lucernario di vetro dipinto.
1214 Passando, Irene riuscì a scorgere vecchi capanni di legno rovinati da decenni di temporali e dall'incuria.
1215 La brezza fresca e la luce splendente facevano svanire tutti gli echi spettrali evocati dall'interno del faro.
1216 Una profonda amicizia. Un ponte invisibile si alzò tra due mondi che si sapevano separati da oceani di ricordi.
1217 Il mio defunto marito era ingegnere, e di un certo talento. Ma il suo lavoro rivela un talento rivoluzionario.
1218 L'uomo si alzò e camminò lentamente fino al davanzale della finestra. La luce dorata tinse la sua sagoma.
1219 In quei giorni, se possibile, la situazione era persino più degradata di quello che lei può ricordare.
1220 Come riuscivamo a vivere lì i miei tre fratelli, io, i miei genitori e lo zio Luc mi sembra ancora un mistero.
1221 La madre, Anne, non lo faceva uscire dal palazzo o dal cortile interno. La sua casa era il suo carcere.
1222 I suoi risultati scolastici erano scarsi. Le sue qualità, più che dubbie. I suoi movimenti, sgraziati.
1223 Si trattava di un segno. L'ombra che aveva sognato era il riflesso del fratello morto che chiedeva vendetta.
1224 Lo avvolsi in una carta lucida e, il giorno dopo, aspettai che Anne Neville uscisse a fare la spesa.
1225 Al suo ritorno trovò la casa vuota e la porta della cantina sbarrata. Alcuni vicini l'aiutarono a buttarla giù.
1226 Anni dopo, mi ripromisi che, se fosse dipeso da me, mai più nessun bambino sarebbe stato privato di un giocattolo.
1227 Ancora oggi mi chiedo dove sarà, se è ancora vivo. Immagino che le sembrerà una spiegazione un po' strana.
1228 Il sole cominciava a calare sulla baia e le lenti del faro stillavano scintillii ambrati e scarlatti sul mare.
1229 Era il suo cuore che martellava a tutta velocità. Poco alla volta, le loro labbra si avvicinarono timidamente.
1230 Una volta lì, si avvicinò a un baule in un angolo e lo aprì. Gli occhi gli brillavano per l'eccitazione.
1231 Il secondo, Gerard, era più spaventato di lei, e l'esperienza non aveva dissipato i dubbi di Irene al riguardo.
1232 Irene rimase lì a guardarlo partire, finché le tenebre della notte non lo ebbero completamente inghiottito.
1233 Le prime luci dell'alba sorpresero Irene ancora immersa nella lettura del diario che le aveva affidato Ismael.
1234 Sette giorni fa era toccato al mio anello di fidanzamento. L'ho trovato deformato e calpestato per terra.
1235 Gli specchi della mia stanza sono graffiati. Ogni giorno la sua presenza è più forte e la sua rabbia più palpabile.
1236 È solo questione di tempo: le sue aggressioni smetteranno di colpire le mie cose e si concentreranno su di me.
1237 Chiedo solo a Dio di darci la forza per sopravvivere, per sfuggire al a portata dell'ombra che incombe su di noi.
1238 Ciò che il diario rivelava sull'identità della sua autrice stava in due parole all'inizio della prima pagina.
1239 Il vento del nord spingeva con forza la barca, con la chiglia che tagliava la superficie come un pugnale.
1240 Le pupille di Ismael si allargarono come piatti. La sua immaginazione non aveva anticipato un simile spettacolo.
1241 O era molto lento, o quella ragazza era troppo veloce per lui. Senza pensarci due volte, la seguì in acqua.
1242 Davanti a lei danzava lentamente un mondo di riflessi evanescenti, popolato da creature strane e affascinanti.
1243 Piccoli pesci le cui scaglie cambiavano colore a seconda della direzione nella quale si rifletteva la luce.
1244 Il saggio sguardo del crostaceo non lasciava alcun dubbio. Lo stavano di nuovo prendendo per i fondelli.
1245 Erano ore che Hannah non si faceva viva. Simone si chiese se si trovava di fronte a un problema di pura disciplina.
1246 Stava prendendo il telefono per chiamare a casa della ragazza quando una chiamata in entrata l'anticipò.
1247 Ci si abituava così tanto a loro che, quando non c'erano, il silenzio diventava vagamente inquietante.
1248 Alzò lo sguardo e osservò la rete di luci e ombre che si stendeva tra le chiome degli alberi di Cravenmoore.
1249 Dorian si avvicinò al tronco e osservò la tacca. Qualcosa aveva aperto una profonda ferita nel legno.
1250 Tagli simili solcavano il tronco fino alla cima. Il ragazzo deglutì e decise di andarsene a gambe levate.
1251 Irene, senza pensarci due volte, nuotò fino all'uscita e non smise fino a quando il sole non le sorrise di nuovo.
1252 Più in là, tra le nuvole, la luna disegnava un ponte d'argento sul mare, guidando l'imbarcazione verso il paese.
1253 Diavolo, quanto le piaceva quel ragazzo. . Appena entrata in casa, Irene si accorse che qualcosa non andava.
1254 Dorian e la sorella si scambiarono uno sguardo. Irene si avvicinò alla madre e le posò una mano sulla spalla.
1255 Le voci su una vecchia catena di delitti che anni prima avevano turbato la vita del paese erano tornate a galla.
1256 Altri preferivano aspettare di conoscere maggiori dettagli sulle circostanze che avevano portato alla tragedia.
1257 Le strade erano deserte e le poche sagome che le percorrevano lo facevano in silenzio, come ombre senza padrone.
1258 Irene, con lo stomaco rattrappito, si avvicinò alla soglia della casa, timorosa di suonare alla porta.
1259 Poco prima di mezzanotte spense la luce e andò alla finestra. Un nero mare di foglie si agitava al vento.
1260 Dorian deglutì. Brevi scintillii apparivano e scomparivano, disegnando cerchi all'interno della vegetazione.
1261 Non dimenticherò mai il suono di quella risata, un ululato animale di rabbia e odio deflagrato dietro le pareti.
1262 Dal momento in cui ho liberato quella belva dal suo confino, è andata prendendo continuamente forza.
1263 Da giorni non mi dice quali pensieri gli affol ano la mente, ma non ce n'è bisogno. Non dorme da settimane.
1264 A volte credo che sia tutta colpa mia, che se sparissi la sua maledizione si dileguerebbe insieme a me.
1265 Forse è questo che devo fare, al ontanarmi da lui e andare al mio inevitabile appuntamento con l'ombra.
1266 Solo così avremo pace. L'unica cosa che m'impedisce di compiere questo passo è che non tol ero l'idea di lasciarlo.
1267 Il labirinto di dubbi di Alma Maltisse le appariva sconcertante e, al tempo stesso, vicino in modo inquietante.
1268 Le tracce adesso erano confuse e appena riconoscibili. Si avvicinò al tronco lacerato e sfiorò le tacche.
1269 Due secondi dopo, il primo scricchiolio alle sue spalle lo avvertì dell'avvicinarsi di qualcuno. O di qualcosa.
1270 Si sentirono dei passi dall'altra parte degli alberi. Il ragazzo chiuse gli occhi, immobile come una statua.
1271 Soltanto allora respirò. Dovette passare un buon quarto d'ora prima che il tremore abbandonasse le sue mani.
1272 È pericoloso andarsene a spasso nel buio. Da diversi giorni ho l'impressione che qualcuno si aggiri per il bosco.
1273 L'idea di condividere una tazza di cioccolata con lui, di notte, gli sembrava un'esperienza educativa ed eccitante.
1274 Lazarus aveva forgiato un angelo di metallo, un colosso alto quasi due metri e dotato di due grandi ali.
1275 Dorian sorbì rumorosamente il liquido denso e confortante sotto lo sguardo attento dell'inventore di giocattoli.
1276 Corelli indossava un elegante abito di un bianco rilucente, e i suoi capelli, lunghi e lucidi, erano argentati.
1277 La ragione di quell'incarico era che Corelli soffriva di una malattia che avrebbe spento la sua vita in pochi mesi.
1278 Corelli, sorridente, lo esaminò, e dopo aver elogiato il lavoro disse che la ricompensa risultava più che meritata.
1279 Sentiva la pelle raggrinzirsi di minuto in minuto. Le ossa gli sembravano friabili. La respirazione difficoltosa.
1280 Per questo motivo, ogni minuto che passava, il suo corpo e la sua anima invecchiavano progressivamente.
1281 Nessuno, tranne il becchino e uno strano individuo che portava degli occhiali scuri, assistette alla cerimonia.
1282 Un buon trucco, ma in fin dei conti pur sempre un trucco. Lazarus gli diede sportivamente una pacca sulla spalla.
1283 La luce delle lanterne rivelò una statuetta d'argento grande come la sua mano. Dorian la guardò a bocca aperta.
1284 Dorian lo lasciò a terra, ai piedi del letto, e spense la luce. Lazarus era un genio. Ecco la parola giusta.
1285 Bastò uno sguardo tra lei e sua madre perché Simone facesse un cenno di assenso e la lasciasse andare.
1286 La segretezza con la quale le autorità avevano condotto il caso gli sembrava, quanto meno, sospetta.
1287 A un certo punto, prima dell'alba del giorno successivo, Ismael aveva deciso di iniziare le sue indagini.
1288 Quella stessa notte Ismael si era intrufolato nell'improvvisato laboratorio di medicina legale del dottor Giraud.
1289 La sua amica Hannah era morta di paura, e qualunque cosa avesse provocato quel terrore era ancora nel bosco.
1290 È partito improvvisamente a mezzanotte, convinto che, se si al ontanava da me, l'ombra avrebbe seguito lui.
1291 Mentre scrivo queste righe, in piena notte, dal a mia finestra posso vedere l'isolotto del faro tra la nebbia.
1292 Una luce bril a tra le rocce. So che è lui, solo, confinato nella prigione al a quale si è condannato.
1293 Non posso rimanere qui nemmeno un'ora di più. Se dobbiamo affrontare questo incubo, voglio che sia insieme.
1294 Ormai non m'importa vivere un giorno in più o in meno di questa fol ia. Sono certa che l'ombra non ci darà tregua.
1295 Non posso sopportare un'altra settimana come questa. Ho la coscienza pulita e la mia anima è in pace con se stessa.
1296 Aveva un libro in grembo e gli occhiali da lettura ancora calati sul naso, come una slitta sul trampolino.
1297 Il fruscio delle foglie agitate dal vento copriva il rumore del mare che si infrangeva sugli scogli.
1298 Irene sentì un formicolio allo stomaco. Due metri sopra di loro notò una fila di piccoli punti luminosi.
1299 La mano di Ismael lo anticipò. L'urlo le si strozzò in gola, mentre il ragazzo continuava a tenerla ferma.
1300 Ismael si chiuse la porta alle spalle e i due si trovarono di fronte a un mondo di ombre indecifrabili.
1301 I secondi passarono invano. Il manto di oscurità che velava la stanza della fabbrica di Lazarus non svanì.
1302 Con mani tremanti, il ragazzo si tastò nella tasca del giubbotto ed estrasse una scatola di fiammiferi.
1303 Ismael sfregò un fiammifero e il luccichio della fiamma li accecò per un attimo. Irene si strinse forte a lui.
1304 Cavi e ingranaggi brillarono nel tenue chiarore. Il volto era diviso in due e soltanto una metà era finita.
1305 Ogni ruga sulla pelle, ogni tratto del volto erano riprodotti in una maschera inespressiva e raggelante.
1306 Ismael le indicò quella che sembrava una porta d'ingresso della casa all'altra estremità del laboratorio.
1307 Poi, gli occhi dell'angelo si aprirono a poco a poco nell'oscurità, due rubini fiammeggianti sotto il lenzuolo.
1308 Pian piano appoggiò i piedi a terra. Gli artigli graffiarono la superficie del legno, lasciandovi il proprio segno.
1309 Sentì subito le guance arrossire. Mentre apriva la porta, vide la propria immagine nello specchio dell'ingresso.
1310 Era una sensazione ambigua, a metà tra il sublime e il ridicolo. Una sensazione pericolosamente inebriante.
1311 Ma, a dire il vero, non sono molto informato sulle questioni locali. . Però non credo che debba preoccuparsi.
1312 Qualunque libro decente lo metteva bene in chiaro. Dorian riesaminò l'aspetto teorico del ragionamento.
1313 Dal comodo anonimato dell'oscurità, Dorian osservò l'ombra della madre proiettata sul pavimento della veranda.
1314 Dorian deglutì. La brezza agitò le tende che lo nascondevano e fece istintivamente un passo indietro.
1315 Con cautela, la mano tastò il comodino in cerca dell'interruttore della lampada. Il legno era freddo.
1316 Tutti questi pensieri tranquillizzanti svanirono quando Dorian avvertì di nuovo quel movimento nell'ombra.
1317 Sentì un'ondata di freddo quando si accorse che una forma sembrava muoversi nel buio, davanti a lui.
1318 Ci mise qualche secondo ad accorgersi che era lui stesso a parlare. In tono fermo e senza traccia di paura.
1319 In quell'istante le fattezze dell'ombra spuntarono dalla penombra come un miraggio di acque di ossidiana.
1320 Soltanto allora la resistenza della lampadina si accese di nuovo, e una calda luminosità invase la stanza.
1321 Il metallo era freddo come ghiaccio. Armandosi di determinazione, la aprì e scrutò le ombre del corridoio.
1322 Un bacio breve, quasi a sfiorarla. Dorian sentì lo stomaco rattrappirsi fino alle dimensioni di un pisello.
1323 Un istante dopo, dall'ombra, l'uomo alzò lo sguardo e gli sorrise. Il sangue gli si gelò nelle vene.
1324 Le incisioni che la circondavano mostravano scene incomprensibili che raffiguravano strane creature.
1325 Irene sentì il polso che accelerava e posò la mano tremante sulla maniglia della porta. Qualcosa la fermò.
1326 La sagoma restò lì per pochi istanti, poi, senza produrre alcun rumore, scomparve di nuovo tra le ombre.
1327 Senza distogliere lo sguardo da quel punto, Irene aprì la porta della stanza ed entrò, chiudendosela alle spalle.
1328 A un'estremità, un magnifico baldacchino, dal quale pendevano lunghi veli dorati, ospitava un letto.
1329 Al centro della camera, su un tavolo di marmo era posata una grande scacchiera con i pezzi di cristallo cesellato.
1330 La ragazza soffiò leggermente e una nuvola di migliaia di particelle brillanti si sparse sul tavolo.
1331 Avvicinò il volume alla luce e lasciò che i suoi occhi percorressero le parole impresse in lettere d'argento.
1332 Un pezzo di legno crepitò nel fuoco, sputando piccole faville che svanirono al contatto con il pavimento.
1333 C'era un'ombra sul pavimento, come una grande pozzanghera d'inchiostro, e si stava espandendo sotto la porta.
1334 Ismael iniziava a pensare di aver commesso un errore nel tentativo di ubicare mentalmente la camera di Hannah.
1335 Quando lei gli aveva descritto la casa, il ragazzo aveva tracciato la sua personale piantina di Cravenmoore.
1336 Una semplice occhiata al lugubre arredamento di quel posto gli suggeriva mille e una scusa per svignarsela.
1337 Ismael superò la tenda trasparente e finalmente individuò l'entrata della stanza all'estremità dell'ala ovest.
1338 Ergendosi dalle ombre, una figura titanica dispiegò due grandi ali nere, le ali di un pipistrello. O di un demonio.
1339 Il ragazzo si sforzò di non chiudere gli occhi e afferrò l'estremità intatta di un ceppo per metà ridotto in brace.
1340 Irene fece un altro passo. La creatura voltò la testa verso di lei e la ragazza si lasciò sfuggire un gemito.
1341 Ismael, approfittando della distrazione, colpì l'angelo alla testa. L'impatto provocò una pioggia di faville.
1342 L'angelo fece un passo verso Ismael, che poté sentire il pavimento vibrare sotto il peso del suo antagonista.
1343 L'angelo fece un altro passo verso di lui. Ismael lanciò una rapida occhiata alla porta. Distava più di otto metri.
1344 Irene, invece di dirigersi verso la porta e fuggire, afferrò un pezzo di legno rovente e affrontò l'angelo.
1345 La giovane attraversò le fauci aperte nei vetri e si ritrovò sospesa su quasi quaranta metri di vuoto.
1346 Il ragazzo rivolse un ultimo sguardo all'angelo, che strisciava lentamente ma inesorabilmente verso di loro.
1347 Stavano precipitando vertiginosamente. Quando la ragazza li riaprì, erano entrambi sospesi nel vuoto.
1348 Ismael scendeva lungo il canale di scolo senza riuscire a frenare la caduta. Lo stomaco gli salì in gola.
1349 L'angelo strisciò verso di loro e cercò di afferrare il tubo. . Il suo stesso peso lo strappò dal muro.
1350 Irene sentì l'acqua gelata che le entrava nel naso e le bruciava la gola. Un'ondata di panico l'assalì.
1351 Ismael tirò con forza la ragazza, dirigendosi verso il cuore della foresta, dove la nebbia diventava più fitta.
1352 Irene sentì la vegetazione lacerarle la pelle delle caviglie e il peso della fatica consumarle i muscoli.
1353 Le girava la testa e poteva sentire i rami spezzati crepitare alle sue spalle, a pochi metri da loro.
1354 Uno degli artigli dell'angelo era spuntato dagli arbusti e le aveva ferito una coscia. La ragazza urlò.
1355 Irene provò a chiudere gli occhi, ma non riuscì a distogliere lo sguardo da quell'infernale predatore.
1356 Ismael si lanciò all'interno, trascinandosela dietro. Allora era quello il luogo dove la stava portando.
1357 Ismael la trascinò attraverso l'angusto tunnel finché si fermò davanti a un'apertura per terra, un buco nel vuoto.
1358 Quando tornarono in superficie, solo un filo di chiarore filtrava dal foro alla sommità della grotta.
1359 L'enorme peso impediva alla creatura di salire a galla. Un ruggito d'ira li raggiunse attraverso l'acqua.
1360 Irene non tardò ad accorgersi che la superficie di roccia che occupavano come naufraghi si riduceva.
1361 Cosa significava la figura che abbiamo visto nella fabbrica di giocattoli? Era una copia di mia madre.
1362 Solo a pensarci mi si drizzano i capelli in testa. Lazarus sta costruendo un giocattolo con il volto di mia madre.
1363 Il livello del mare era cresciuto almeno di un palmo da quando erano lì. Si scambiarono uno sguardo angosciato.
1364 Non voleva che sua madre vedesse la luce, e nemmeno si fidava della lampada dopo quello che era accaduto.
1365 Dorian sospirò. Quella notte non sarebbe riuscito a chiudere occhio neppure per tutto l'oro del mondo.
1366 Poco dopo aver salutato Lazarus, Simone si era affacciata nella stanza del figlio per assicurarsi che stesse bene.
1367 Il corridoio si perdeva nel buio e l'ombra della scala disegnava una trama di chiaroscuri sulla parete.
1368 Ancora due colpi decisi alla porta di casa. Dorian si addentrò nel salotto senza distogliere gli occhi dalla porta.
1369 Non si sentivano passi in veranda. Lo sconosciuto se n'era andato. Probabilmente un viaggiatore che si era perso.
1370 Il ragazzino cercò di colpire l'intruso con il candelabro, ma il metallo attraversò invano la sagoma scura.
1371 I lineamenti di un volto si disegnarono di fronte a lui. Un brivido gli attraversò il corpo dalla testa ai piedi.
1372 Le sembianze di suo padre si materializzarono a pochi centimetri dal suo viso. Armand Sauvelle gli sorrise.
1373 L'ombra si fermò un attimo e inchiodò gli occhi nei suoi. Le labbra di ossidiana formarono una parola inudibile.
1374 Dorian le bloccò la strada. Ancora una volta, una furia incontenibile lo colpì e lo scagliò fuori dalla stanza.
1375 Dorian vide gli occhi dello spettro perlustrare la stanza e fermarsi sulla porta che conduceva in cantina.
1376 Irene aveva già dimenticato il momento in cui l'acqua li aveva privati del loro momentaneo rifugio sulla roccia.
1377 Il freddo le sferzava i muscoli provocandole un intenso dolore, il dolore di centinaia di aghi che la trafiggevano.
1378 Una voce interiore le sussurrava di arrendersi e congiungersi al sonno tranquillo che li aspettava sott'acqua.
1379 E la marea, inesorabile, continuava a salire. Per un attimo, il volto di Irene precipitò sott'acqua.
1380 Lei aprì gli occhi e si lasciò sfuggire un urlo di panico. Per alcuni secondi non seppe dove si trovava.
1381 La grotta. Ismael l'abbracciò e lei non riuscì a trattenere il pianto: singhiozzava come una bambina spaventata.
1382 Te lo prometto. Non lo permetterò. La marea calerà presto e forse la grotta non si riempirà completamente.
1383 Arrivato al secondo piano, i suoi occhi si posarono sulla porta all'estremità del corridoio, oltre i veli.
1384 Un oscuro presentimento si abbatté su di lui. Lazarus chiuse gli occhi e si portò una mano al fianco.
1385 La porta della camera oscillava da un lato all'altro. Lazarus si alzò e si avvicinò cautamente alla soglia.
1386 Non ottenne risposta, ma la porta si fermò. Lazarus fece qualche passo verso il corridoio e scrutò nell'oscurità.
1387 I suoi occhi riuscirono a catturare una visione fugace: Christian, l'automa che sorvegliava la porta principale.
1388 Il suo corpo ormai non tremava; semplicemente, si lasciava cullare dalla corrente come un oggetto inanimato.
1389 Ismael sollevò per l'ultima volta lo sguardo e contemplò la luce dell'alba sul bosco e sulla scogliera.
1390 Irene sentì le labbra secche e doloranti, un'ardente tensione della pelle e fitte di bruciore su tutto il corpo.
1391 Quando cercò di alzarsi, capì che quello strano fuoco che pareva corroderle la pelle come acido era il sole.
1392 Il gabbiano che aveva vegliato sul loro sonno si posò di nuovo sulla sabbia, con la curiosità ancora insoddisfatta.
1393 Il ragazzo le guardò i piedi nudi ricoperti di sabbia. Braccia e gambe pallide senza alcuna protezione.
1394 Seppe istintivamente di non trovarsi nella Casa del Capo, né in nessun altro posto che potesse ricordare.
1395 La sua memoria le riportò un'eco confusa delle ultime ore. Ricordava di aver chiacchierato con Lazarus in veranda.
1396 Le sue mani palparono un tessuto di cotone e si rese così conto di indossare ancora la camicia da notte.
1397 Il chiarore dorato di tutte quelle luci le dilatò le pupille e una rara lucidità le penetrò nella mente.
1398 Simone chiuse gli occhi e si portò le mani alla bocca, trattenendo un urlo. Il suo primo pensiero fu per i figli.
1399 Chi l'aveva sequestrata in piena notte per rinchiuderla lì aveva probabilmente catturato anche i suoi figli.
1400 Prima capiva ciò che stava succedendo, prima sarebbe uscita da lì per andare in soccorso di Irene e Dorian.
1401 Era nella stanza di un bambino, ma il suo istinto le diceva che da molto tempo nessun bambino la abitava.
1402 Cattiveria. Il lento veleno della paura iniziò a scorrerle nelle vene, ma Simone ignorò i suoi segnali.
1403 Le fiamme consumavano l'edificio e una folla si accalcava a osservarle, paralizzata dall'infernale spettacolo.
1404 Un brivido intenso l'attanagliò, mentre i pezzi di un sinistro rompicapo iniziavano a insinuarsi nella sua testa.
1405 Ma c'era dell'altro, e l'affascinante potenza di quelle immagini era ipnotica. I ritagli avanzavano nel tempo.
1406 Simone si fermò e tornò indietro. Il volto di quel bambino, sperduto e terrorizzato, non l'abbandonava.
1407 Per qualche motivo, prima che la voce risuonasse alle sue spalle, seppe che nella stanza c'era qualcun altro.
1408 La forza che bruciava in quella ragazza non avrebbe potuto spegnerla nemmeno tutta l'acqua dell'oceano.
1409 Poteva avvertire la presenza dell'intruso; poteva perfino sentire il sussurro del suo respiro lento.
1410 Non so come sia riuscito a portarmi qui, ma le assicuro che appena ne uscirò la mia prima visita sarà alla polizia.
1411 Un volto di porcellana da cui scaturiva quella voce fredda e distante. Gli occhi erano due pozzi di oscurità.
1412 Una stella nel firmamento. Io ho passato la maggior parte della mia vita a cercare di cancellare quella luce.
1413 Ma non è facile. Non lo è. Spero che, prima di giudicarmi e condannarmi, voglia ascoltare bene la mia storia.
1414 In cambio chiedeva soltanto una cosa: il cuore dei ragazzi, la loro promessa di amore e di obbedienza eterni.
1415 Qualunque ragazzino del quartiere gli avrebbe dato il cuore senza esitare. Ma non tutti sentivano quel richiamo.
1416 Ricordo che ogni notte, prima di andare a letto, chiedevo all'angelo custode di portarmi da lui. Ogni notte.
1417 E fu sempre così che, immagino spinto da quelle fantasie su Hoffmann, iniziai a costruire io stesso i giocattoli.
1418 L'avrà già letto sul ritaglio, immagino. Una di quelle storie che ai giornalisti piace mettere in prima pagina.
1419 Tutte quelle sere a pregare in silenzio non erano state inutili. La chiami fortuna, lo chiami destino.
1420 Proprio da me. Fra tutti i bambini di Parigi, quella notte fui io il prescelto per ricevere la sua grazia.
1421 Io non potevo arrivarci, ma potei rispondere a quella voce; la voce più buona e meravigliosa che abbia mai sentito.
1422 Non ci fu bisogno che gli raccontassi di Gabriel e degli altri miei giocattoli; era già al corrente.
1423 Era al corrente anche delle storie sull'ombra che mia madre mi aveva raccontato. Sapeva tutto al riguardo.
1424 In particolare, capiva qual era il più grande dei miei timori, il peggiore dei miei incubi: l'ombra.
1425 Mi mise tra le mani un avvenire che non avrei mai osato sognare. Un futuro. Io non sapevo cosa fosse.
1426 In cambio, dovevo fare soltanto una cosa. Una piccola, insignificante promessa: dovevo consegnargli il mio cuore.
1427 Annuii. Allora tirò fuori una piccola boccetta di vetro, simile a quella in cui lei terrebbe il profumo.
1428 Gli dissi che mai avrei potuto fare una cosa simile. Mi sorrise di nuovo con affetto e mi diede un regalo.
1429 Mi chiese di chiudere gli occhi e pensare con tutte le forze a quello che più desideravo nell'universo.
1430 Mentre lo facevo, si accovacciò davanti a me e mi baciò sulla fronte. Quando aprii gli occhi, non c'era più.
1431 La sua mente si attardò a considerare l'aspetto che avrebbe avuto la sua compagna con indosso quei capi.
1432 Rivolse uno sguardo terrorizzato a Ismael e si apprestò a entrare in casa. Lui la trattenne, in silenzio.
1433 La sua voce si perse in fondo alla casa. Ismael si spinse con cautela all'interno ed esaminò il panorama.
1434 Un silenzio mortale li seguì. Irene alzò lo sguardo, piangente, e gli occhi cercarono la conferma di Ismael.
1435 Ismael impiegò qualche secondo a rintracciare l'origine di quegli impatti sordi e attutiti. Metallo.
1436 Qualcosa, o qualcuno, stava battendo su un pezzo di metallo da qualche parte. Il rumore si ripeté meccanicamente.
1437 Si sentì una voce debole dall'altra parte, distante. Irene si alzò di scatto e corse verso la porta.
1438 La serratura, un ammasso di schegge di legno che spuntavano dal meccanismo solido e arrugginito, cadde a terra.
1439 Il ragazzo contemplò quei resti mentre Irene e Ismael si affacciavano e si accorgevano della macabra scoperta.
1440 Hanno un'anima e un modo di comunicare con noi. Cravenmoore è uno di questi luoghi. Nessuno sa quando fu costruita.
1441 Però doveva essere un segreto tra lei e il firmatario, un mio vecchio amico d'infanzia, Daniel Hoffmann.
1442 È una parola di origine tedesca; designa l'ombra che si separa dal suo proprietario e gli si rivolge contro.
1443 Così è stato per me. Per sua informazione, le dirò che il libro era essenzialmente un manuale sulle ombre.
1444 Cominciai a sospettare dell'esistenza dell'ombra poco tempo dopo. Ma quando lo feci non c'era già più scampo.
1445 Le porte si chiudevano al suo passaggio e mani invisibili le scagliavano degli oggetti. Voci nel buio.
1446 Fu così che progettai la creatura meccanica più potente che avessi mai sognato. Un colosso d'acciaio.
1447 E lui, l'ombra, non poteva esistere senza di me, perché io ero la fonte da cui assorbiva tutta la sua forza.
1448 Non solo l'angelo non mi liberò da quella vita miserevole, ma si trasformò nel peggiore dei guardiani.
1449 Quando ero sul punto di perdere la ragione, notai che l'ombra agiva soltanto quando io mi trovavo nelle vicinanze.
1450 Superando il terrore e la minaccia alla sua stessa vita, venne in mio aiuto la sera del ballo in maschera.
1451 Il giorno dopo si rifugiò di nuovo in quella boccetta di vetro. Nei successivi vent'anni non la rividi più.
1452 Quando è arrivata con la sua famiglia, non sono riuscito a evitare che il mio cuore si accorgesse di lei.
1453 Non l'ho fatto consapevolmente. Non mi sono nemmeno reso conto di quanto stava accadendo se non quando era tardi.
1454 Un urlo infernale le lacerò le orecchie, un grido che spense tutte le fiamme che ardevano nella stanza.
1455 Avvolta in quel manto di luce, la sagoma di Cravenmoore sembrava ancora più sinistra che nell'oscurità.
1456 I volti di decine di gargolle affioravano adesso come sentinelle da incubo. Ma non fu quella visione a fermarli.
1457 La sagoma di una ballerina che ruotava su se stessa si stagliò in una delle finestre. Irene distolse lo sguardo.
1458 C'era qualcosa in quella casa. Una presenza palpabile e poderosa. Una presenza che stillava odio e rabbia.
1459 E, in qualche modo, Ismael seppe che li stava aspettando. Dorian bussò più volte alla porta della gendarmeria.
1460 Un solo pensiero lo spingeva: l'immagine di quella forma spettrale che portava via sua madre nelle tenebre.
1461 Quando li riaprì, notò un piccolo specchio appeso a un muro. Si avvicinò ed esaminò il proprio riflesso.
1462 Irene e Ismael oltrepassarono la soglia e penetrarono nel fascio di luce che emergeva dalle profondità della casa.
1463 Era impossibile rivolgere lo sguardo in qualche punto e non trovare una delle creature di Lazarus in movimento.
1464 Avevano percorso solo un paio di metri quando la porta principale si chiuse con forza alle loro spalle.
1465 Due pupille verdi si allargarono dietro la maschera. I ragazzi indietreggiarono mentre quell'apparizione avanzava.
1466 Il coltello gli cadde di mano. Ismael guardò la ragazza senza capire nulla. La figura, immobile, li osservava.
1467 Lei esitò, incapace di scegliere una strada attraverso la quale inoltrarsi nel labirinto di Cravenmoore.
1468 Fluttuando sul pavimento, avvolta in un manto di nebbia, Simone avanzava verso di loro con le braccia tese.
1469 Le fauci canine di quella mostruosa replica di sua madre si chiusero a venti centimetri dal suo viso.
1470 Il ragazzo si voltò e la vide accanto a un tavolo da lettura, intenta a esaminare un libro dall'aspetto centenario.
1471 Le fiamme nel camino impallidirono e alcuni volumi nelle interminabili file di scaffali iniziarono a tremare.
1472 Le fiamme del camino si spensero, annichilite da un soffio gelido. Ismael abbracciò la ragazza e la strinse a sé.
1473 Li vide tendere le mani verso di loro, supplicando aiuto, ma le loro dita svanivano in miraggi di vapore.
1474 L'ombra spalancò le fauci e assorbì tutte quelle anime, strappando loro la poca forza che ancora conservavano.
1475 Ismael affrettò il passo e riuscì a superare per qualche istante la traccia dell'ombra sotto i suoi piedi.
1476 Il suo stesso volto. Il suo oscuro riflesso gli sorrise malevolo e una lingua da rettile gli spuntò fra le labbra.
1477 Istintivamente, Ismael estrasse il coltello che aveva preso all'automa nell'ingresso e lo brandì davanti all'ombra.
1478 Istantaneamente, la piccola massa nera gli circondò la caviglia come una seconda pelle e cominciò a salire.
1479 La parte staccatasi dall'ombra s'inerpicò lungo la sua coscia e acquisì la forma di un grande ragno.
1480 Una fitta di dolore gli percorse la gamba. Ismael gridò e Irene cercò di scacciare quel mostruoso aracnide.
1481 Il ragno si scagliò contro la ragazza e le saltò addosso. Irene si lasciò sfuggire un urlo di terrore.
1482 Probabilmente quella stanza era servita un tempo da magazzino o deposito supplementare della biblioteca.
1483 Irene rivolse la candela verso la parete piastrellata ed entrambi videro due rubinetti girare lentamente.
1484 Il volto dell'ombra si scompose in una maschera di rabbia e due lunghe braccia si protesero verso di loro.
1485 In quel momento, una porta si aprì nell'oscurità e dall'altra parte della stanza apparve un alone di luce.
1486 L'ombra emise un urlo di odio e a una a una le fiamme delle candele si spensero. Lazarus avanzò verso di lei.
1487 Un'esalazione di aria gelata spense la fiamma. Dall'oscurità Lazarus vide i ragazzi uscire dall'altra porta.
1488 Dalle vetrate si potevano scorgere le nubi in transito, grandi giganti di ovatta nera che solcavano il cielo.
1489 Il ragazzo si guardò di nuovo alle spalle, scrutando l'imboccatura del tunnel in cui si erano avventurati.
1490 Un nuovo sbuffo di aria fredda li avvolse, agitando le tendine. Ismael si fermò e fissò lo sguardo nel buio.
1491 Lei guardò il corridoio dietro di loro. Un semplice punto di luce all'estremità del tunnel. Il resto, tenebre.
1492 Ismael chiuse con attenzione la porta dietro di loro e seguì Irene. Il braccio della ragazza lo fermò.
1493 Accanto, su una macchia liquida, brillavano i frammenti di un bicchiere, perle roventi sopra uno specchio.
1494 L'avevano issata solo di pochi centimetri quando nella stanza si sentì un sussurro profondo, spaventoso.
1495 Ismael sollevò di nuovo Simone, ma stavolta il rumore si sentì più vicino e i suoi occhi ne scoprirono l'origine.
1496 Un potente artiglio di gas gelato lo afferrò al collo e lo scagliò contro la parete con una forza incontenibile.
1497 Irene sentì il contatto gelato, da brivido, dell'ombra che le avvolgeva il corpo e le paralizzava i muscoli.
1498 Ismael e Irene si gettarono a terra. La scrivania attraversò una delle cristalliere e la ridusse in frantumi.
1499 Ismael avvertì la corrente gelida che gli risaliva lungo le dita e la mano, paralizzandogli il braccio.
1500 Il commissario si accigliò e osservò quella visione che non aveva mai visto in cinquantadue anni di vita nel paese.
1501 Il ragazzo sbatté con violenza sul pavimento ed emise un urlo soffocato di dolore. Irene corse a soccorrerlo.
1502 Il ragazzo balbettò qualcosa di incomprensibile, ma si alzò e annuì. Lazarus gli rivolse uno sguardo impenetrabile.
1503 Anche Alma lo abbracciò e, per un magico istante, restarono uniti nella penombra, al di là di questo mondo.
1504 Senza sapere perché, Irene ebbe voglia di piangere, però una nuova visione, terribile e minacciosa, glielo impedì.
1505 La macchia stava scivolando sinuosamente dal ritratto al letto. Una fitta di panico invase la ragazza.
1506 Poi guardò i due ragazzi; i suoi occhi sembravano trasmettere parole che loro non riuscivano a comprendere.
1507 La risata dell'ombra risuonò nella stanza come l'ululato di una iena. Lazarus mise il dito sul grilletto.
1508 Ismael lo guardò senza capire. Allora l'inventore di giocattoli gli sorrise appena e la pistola gli cadde di mano.
1509 Una macchia scura si stava spargendo sul suo petto. Sangue. L'ombra emise un urlo che fece tremare tutta la casa.
1510 I suoi occhi tristi lo fissarono, perduti in un sonno da cui mai si sarebbe potuta svegliare. Una macchina.
1511 Il ragazzo annuì lentamente e tornò accanto a Irene. Lei notò il suo viso bianco, come se avesse visto la morte.
1512 Il minuscolo foro della pallottola si stava allargando, divorando pian piano anche lei ogni secondo che passava.
1513 Con un urlo disperato, l'ombra vi si introdusse. Le pareti di vetro si scheggiarono in una ragnatela di ghiaccio.
1514 Lazarus tappò la boccetta e, guardandola per l'ultima volta, la gettò nel fuoco, dove esplose in mille pezzi.
1515 In pochi secondi le vetrate esplosero una dopo l'altra, scatenando una tempesta di vetro ardente sul giardino.
1516 L'avvisaglia di una lacrima le spuntò negli occhi, ma la ragazza seppe che non l'avrebbe mai versata.
1517 Mi chiedo ancora dove si trovino, dove siano andate a finire tante parole, tante cose che avevo da dirti.
1518 A volte, la sorprendo a osservare vecchie foto di papà e a piangere in silenzio. Quanto a me, sto bene.
1519 Qualcosa è successo dentro di me. Ho visto tante cose che non avrei mai immaginato potessero accadere.
1520 Ombre molto peggiori di qualunque cosa contro la quale tu e io abbiamo combattuto quella notte a Cravenmoore.
1521 Ombre che provengono dal 'interno di ognuno di noi. A volte mi ral egro del fatto che papà non sia qui a vederle.
1522 Magari quel giorno non fosse mai finito. Immagino che ti chiederai se mi sono sposata. La risposta è no.
1523 Meteore. I giorni di guerra erano molto duri da passare in solitudine, e io non sono forte quanto Simone.
1524 Vorrei essere di nuovo una ragazza di quindici anni e non capire il mondo che mi circonda, ma non è possibile.
1525 Non voglio più continuare a scrivere. Voglio che la prossima volta che parleremo sia faccia a faccia.
1526 Quel giorno stesso tornerò al a stazione di Austerlitz e prenderò il treno per la Normandia, come dieci anni fa.

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