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Ehi, togli quella torta di frutta da sotto il muso di Hamish o avrà mal di pancia per tutta la notte. |
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Coraline aveva guardato tutti i video. Si era stufata dei giocattoli e aveva letto tutti i libri che possedeva. |
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Il programma le piaceva, ma finì troppo presto e venne seguito da un altro su una fabbrica di dolci. |
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Quindi andarono in salotto. La mamma infilò la chiave nella serratura e la girò. La porta si spalancò. |
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Coraline sospirò. Quindi andò al freezer e tirò fuori una pizzetta e patatine fritte da riscaldare al microonde. |
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Le loro voci erano un sussurro acuto e vagamente lamenroso. E a Coraline misero addosso una grande agitazione. |
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Coraline si mise il cappotto blu con il cappuccio, la sciarpa rossa e gli stivali gialli di gomma. E uscì. |
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Quindi diede uno strattone ai guinzagli dei cani e riprese la strada di casa. Coraline proseguì la sua passeggiata. |
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Ricordamelo, tesoro, altrimenti me ne dimentico – e tornò a digitare qualcosa sulla tastiera del computer. |
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Era di nuovo chiusa a chiave. Immaginò che fosse stata la madre a chiuderla, e si strinse nelle spalle. |
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Alle pareti erano appese fotografie in bianco e nero di belle donne, e locandine teatrali incorniciate. |
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Smettila di spaventare la bambina. I tuoi occhi ormai sono andati. Passami quella tazza, bambina mia. |
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Coraline si domandò come mai fossero così pochi gli adulti di sua conoscenza che riuscivano a dire cose sensate. |
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Prima accompagnarono alla stazione il padre, che doveva andare a Londra per incontrare delle persone. |
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Coraline si allontanò e andò a guardare gli stivali di gomma, tutti a forma di rana, di anatra e di coniglio. |
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Niente, immagino. Probabilmente assomiglierà al nostro prima che ci andassimo ad abitare. Stanze vuote. |
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Poi tornò indietro, perché aveva dimenticato il borsellino e le chiavi della macchina; quindi uscì di nuovo. |
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A Coraline sembrava assolutamente privo di senso, ma sperava almeno che quella gente ci si divertisse. |
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Scese dalla sedia e raccolse le chiavi. Sorrise trionfante. Poi appoggiò la scopa alla parete e andò in salotto. |
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Coraline non era mai riuscita a capire come mai ci fosse gente che aveva voglia di dipingere una fruttiera. |
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Poi mise la mano sulla maniglia e la girò: e finalmente la porta si aprì. Si aprì su un corridoio buio. |
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Coraline andò in cucina, perché la voce veniva da lì. In cucina trovò una donna che le dava le spalle. |
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Un enorme e dorato pollo arrosto, patate fritte, pisellini verdi. Coraline spazzolò il cibo che aveva nel piatto. |
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Tanto per cominciare era dipinta di una sgradevole tonalità di verde e rifinita in una singolare tonalità di rosa. |
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Coraline si mise ginocchioni e guardò. Cinquanta piccoli occhietti rossi le restituirono lo sguardo. |
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Quindi la piramide crollò e i topi cominciarono a sgambettare rapidi e neri in direzione della porta. |
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Io sono io. – E piegò la testa di lato; i suoi occhi verdi luccicavano. – Voi persone siete dappertutto. |
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Davvero. Il gatto si fermò, si mise a sedere e cominciò a lavarsi con molta cura, come se Coraline non ci fosse. |
| 29 |
Il gatto sbadigliò lentamente e con attenzione, rivelando una bocca e una lingua di un rosa sorprendente. |
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Noi sappiamo chi siamo, perciò il nome non ci serve. Quel gatto era egocentrico in modo irritante, decise Coraline. |
| 31 |
Il gatto era scomparso. Tornando verso casa sentì un altro lieve rumore alle sue spalle. Era il gatto. |
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Quindi si abbassò a pochi centimetri dal suolo e si mosse lentamente in avanti, facendo due o tre passi. |
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Di botto, girò le spalle e se ne andò, sfrecciando in direzione del bosco. Scomparve fra gli alberi. |
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Coraline avanzò lentamente ed entrò in una piccola anticamera. Il suo viso incontrò qualcosa di morbido. |
| 35 |
Il biglietto. Mica posso stare qui tutto il giorno, sai. E senza biglietto non puoi assistere allo spettacolo. |
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Coraline lo segui. Arrivato davanti al palcoscenico, il terrier si fermò e illuminò un posto libero. |
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Miss Forcible le saltellava dietro, con un cesto di fiori in mano, sparpagliando i petali sul palco. |
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Al buio, Coraline non riusciva a distinguere i cioccolatini. Provò ad assaggiarne uno che risultò essere al cocco. |
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Ma non poteva esserne sicura. La sua altra madre tese la mano e con un dito bianco le fece un cenno di richiamo. |
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Coraline fece un respiro profondo e avanzò nel buio, dove strane voci sussurravano e venti lontani fischiavano. |
| 41 |
Adesso aveva la certezza che nel buio dietro di lei ci fosse qualcosa: qualcosa di molto vecchio e molto lento. |
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Il cuore le batteva così forte che temeva potesse esploderle in petto. E chiuse gli occhi davanti al buio. |
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Coraline andò al freezer e prese il filone di pane surgelato che tenevano di riserva nello scomparto inferiore. |
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Per colazione mangiò spaghetti in scatola. Per pranzo mangiò una tavoletta di cioccolato e una mela. |
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La bibita verde era molto interessante. Non sapeva affatto di lime. Aveva un gusto vagamente chimico. |
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Si preparò un bagno con troppo bagnoschiuma, e la schiuma traboccò dal bordo della vasca inondando il pavimento. |
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Si asciugò e asciugò il pavimento meglio che poté, poi andò a letto. Coraline si svegliò nel cuore della notte. |
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Lei gli andò dietro. Il gatto arrivò in fondo al corridoio e si fermò davanti a uno specchio a figura intera. |
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Mentre Coraline li guardava, la salutarono lentamente con un gesto della mano, senza troppa energia. |
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Accese lo stoppino della candela, lo guardò crepitare e poi spandere luce; quindi prese in mano la chiave nera. |
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Perché sapeva che doveva darmi il tempo di scappare, altrimenti le vespe avrebbero inseguito tutti e due. |
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Ci fu un raspare e un picchiettare, e Coraline sentì che il cuore le batteva forte contro le costole. |
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Siamo pronti a volerti bene, a giocare con te, a darti da mangiare e a renderti la vita interessante. |
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Guardò la ragazzina riflessa nello specchio e lei le restituì lo sguardo. Sarò coraggiosa, pensò Coraline. |
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In un certo senso, così diventava tutto più facile. Coraline entrò nella parodia rosa e verde della sua stanza. |
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Ci sono problemi con i parassiti. – Sembrava che gli facesse piacere avere qualcuno con cui scambiare una parola. |
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Il viso era leggermente gonfio, come la pasta del pane che comincia a lievitare, spianando bozzi, crepe e buchi. |
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Coraline uscì dallo studio. Entrò in salotto, si diresse verso la vecchia porta, la tirò, la strattonò, la scosse. |
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Una sfera di cristallo, sopra la mensola del caminetto. Si avvicinò in punta di piedi e la tirò giù. |
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Qui il bosco continuava e gli alberi diventavano più spogli; e più avanti si andava, meno sembravano alberi. |
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Prese una borsetta marrone che era posata di lato al divano e ne estrasse un bianco, frusciante sacchetto di carta. |
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Inspirò profondamente e poi espirò. Tese le mani per calcolare lo spazio in cui si trovava prigioniera. |
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Sentì una mano fredda sul viso, dita che le correvano sulla pelle come il battito delicato delle ali di una falena. |
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Adesso Coraline vedeva, o immaginava di vedere, tre sagome indistinte e pallide come la luna nel cielo diurno. |
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Ci fu un silenzio. – Da piccolo portavo le gonne e avevo i capelli lunghi e i boccoli – disse con tono dubbioso. |
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Ti porterà via la gioia. E un giorno ti sveglierai e anche il tuo cuore e la tua anima non ci saranno più. |
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Poi mise in una padella una noce di burro che sibilò e sfrigolò, mentre lei affettava dei pezzettini di formaggio. |
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E te ne vorrò sempre. E nessuno che sia minimamente ragionevole crede ai fantasmi. Sono tutti dei gran bugiardi. |
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Scese giù dal ripiano e si sedette al tavolo della cucina. Il bacon crepitava e sfrigolava sulla piastra. |
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E sarò la più rispettosa e ubbidiente delle figlie. Mangerò quello che mi preparerai e giocherò a carte. |
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Lascerai andare tutti: i miei veri genitori, i bambini morti, tutti quelli che tieni qui in trappola. |
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Coraline esitò. – I miei genitori – disse poi. – E le anime dei bambini che sono dietro io specchio. |
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Coraline guardò la colazione, odiandosi per aver ceduto tanto facilmente, però stava morendo di fame. |
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Si mise la mano in tasca e strinse le dita intorno alla sagoma rassicurante del sassolino con il buco in mezzo. |
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Lo tirò fuori, se lo mise davanti agli occhi come se stesse impugnando una pistola, e uscì nel corridoio. |
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Il sasso nello specchio emanava una scia di fuoco verde, che si muoveva verso la stanza di Coraline. |
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Ma poi si ricordò di una delle voci del buio, una dolce voce sussurrante, e di ciò che le aveva detto di fare. |
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Una voce le sussurrò nella mente: – Infatti, signora, adesso mi sovviene che ero un maschio, a pensarci bene. |
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Qualcosa le punse il viso e le mani, come la sabbia che soffia sulla spiaggia in una giornata ventosa. |
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Non ci fu nessuna risposta, ma il vento capriccioso la sferzò ancora una volta, e poi diminuì e cessò del tutto. |
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Ma resistette alla tentazione di guardare. Con due lunghe falcate, raggiunse la porta di casa e uscì fuori. |
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Avanzò guardinga. Sentì un fruscio sopra di se. Alzo lo sguardo verso il buio pesto e inciampò in qualcosa. |
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Quando fu più vicina alla cosa sulla parete, vide che era una specie di sacca, come il guscio di un uovo di ragno. |
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Affondò la mano fino a toccare dita gelide, che, lo sentiva benissimo, erano chiuse intorno a una biglia di vetro. |
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I cani pipistrello battevano le ali e fluttuavano intorno a lei, ma non tentarono di farle del male. |
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Sul suo braccio era ancora attaccata una specie di tela appiccicaticcia, che cercò di togliere come meglio poté. |
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I capelli neri le svolazzavano intorno alla testa, come se fossero dotati di mente e volontà autonome. |
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Lo azionò finché non ne sentì lo scatto, e una disadorna lampadina appesa al basso soffitto si accese. |
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Le pantofole di Coraline scricchiolavano sul pavimento di cemento. La puzza era diventata più forte. |
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Coraline si domandò come avesse potuto mai immaginare che questa specie di larva assomigliasse a suo padre. |
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E quando è di cattivo umore, se la prende con tutti. È fatta così. Coraline batté la mano su quella testa pelata. |
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Poi il bottone si staccò e le volò via dalla mano, andando a sbattere contro il muro prima di cadere sul pavimento. |
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Poi, rapidissima, si precipitò verso il punto in cui prima si trovava Coraline. Ma lei non era più li. |
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Ci era già stata una volta, lassù, con la sua vera madre che stava facendo una colletta di beneficenza. |
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Tu sei troppo intelligente e troppo taciturna perché possano capirti. Continuano a sbagliare il tuo nome. |
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Ogni mattina un mondo nuovo verrà creato apposta per te. Se resterai qui, potrai avere tutto ciò che desideri. |
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Che divertimento sarebbe, se potessi avere tutto ciò che desidero, senza problemi? Non avrebbe nessun valore. |
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Attraverso il buco del sassolino, la luminescenza tremolava e brillava, biancazzurra come una stella. |
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E mentre scappavano era tutto uno squittio. Il cappotto svolazzò e poi ricadde pesantemente sul pavimento. |
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Il più grosso dei ratti neri la teneva con le zampette anteriori. Mentre lei lo guardava, il topo schizzò via. |
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Adesso, invece, non provava altro che una sensazione di gelida sconfitta. Aveva tradito i bambini fantasma. |
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Mi era sembrato, comunque, che questa ti servisse. Spero che non ti dispiaccia se mi sono intromesso. |
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Adesso che ti ha in pugno, non ti lascerà mai più andare. Non cambierà mai, non lascerà libero nessuno di noi. |
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Adesso le aveva tutte e tre. Non le restava che trovare i suoi genitori. E si rese conto che era facile. |
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Coraline gli mise una mano sotto le zampe posteriori e gli fece appoggiare quelle anteriori sulla sua spalla. |
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Sentiva le biglie tintinnare in tasca, sentiva il sasso con il buco, sentiva il gatto che le si stringeva addosso. |
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Resta così ancora per qualche minuto, gli disse con il pensiero, domandandosi se lui potesse sentirla. |
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E cominciò, il più silenziosamente possibile, a piccoli passi, a muoversi verso la mensola del caminetto. |
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Il gatto miagolò e le atterrò sulla testa, lavorando di artigli, mostrando i denti, furioso e feroce. |
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Il sangue le usciva dai tagli sul candido viso, ma non era sangue rosso, piuttosto una sostanza nera e catramosa. |
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Non poteva girare la testa per guardarle, ma sapeva chi erano anche senza vedere. – Aiutatemi, per favore – disse. |
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Il muro che toccava era caldo e cedevole, e si rese conto che sembrava coperto di una bella pelliccia lanuginosa. |
| 113 |
E il muro si mosse, come per riprendere fiato. Coraline tolse immediatamente la mano. I venti fischiavano nel buio. |
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Il gatto alzò lo sguardo su di lei, poi le appoggiò la testa su una mano, leccandole le dita con la lingua rasposa. |
| 115 |
È proprio vero che questa è una stanza per le occasioni speciali. Ti abbiamo cercata in ogni angolo della casa. |
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Quando sono tornata era seduto dietro alla porta di casa. E quando ho aperto la porta, è uscito come un razzo. |
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Si mise una pomata sui tagli e sulle abrasioni. Poi andò in camera sua: la sua vera camera, la sua camera reale. |
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E subito dopo fu ora di andare a letto. Coraline tenne la chiave al collo, ma mise le biglie sotto il cuscino. |
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E quella notte, a letto, fece un sogno. Si trovava a un picnic, sotto una vecchia quercia, su un prato verde. |
| 120 |
Indossava un vestito marrone quasi privo di forma, e in testa portava una cuffia marrone annodata sotto il mento. |
| 121 |
Dovrebbe essere tutto finito. Il bambino con la faccia sporca si alzò in piedi e la abbracciò forte. |
| 122 |
Tu vivi. E, continuando a sognare, Coraline vide che il sole era tramontato e le stelle brillavano nel cielo scuro. |
| 123 |
Lì si fermarono, si voltarono e salutarono con la mano, e Coraline rispose al loro saluto. E dopo fu buio. |
| 124 |
Sentì un fruscio davanti alla porta della sua stanza. Si domandò se fosse un ratto. Poi la porta scricchiolò. |
| 125 |
Si domandò fra quanto sarebbe spuntato il sole e se il suo sogno fosse stato reale, sapendo in cuor suo che lo era. |
| 126 |
Non sono sicura di cosa sia quello. E indicò un mucchietto di foglie di tè appiccicato di lato alla tazza. |
| 127 |
No, non ho proprio idea di cosa possa significare. Sembrerebbe quasi una mano. Coraline guardò anche lei. |
| 128 |
Hamish, il terrier scozzese, si era nascosto sotto la sedia di Miss Forcible e non voleva venire fuori. |
| 129 |
Una mano bianca dalle unghie rosse saltò dal davanzale alla grondaia e scomparve immediatamente dalla vista. |
| 130 |
I mattoni erano verdognoli e limacciosi. Coraline distese la tovaglia e la sistemò con cura in cima al pozzo. |
| 131 |
Non riusciamo a capire cosa gli sia capitato. Secondo il veterinario è stato un animale, ma non ha idea di quale. |
| 132 |
Il signor Lovat, che era qui prima di te, diceva che secondo lui era profondo anche più di mezzo miglio. |
| 133 |
Ti darò baci e bacetti e poi tanti abbracci stretti; mai e poi mai farai un assaggio di un panin con scarafaggio. |
| 134 |
E poi, con estrema delicatezza, si chinò e posò dolcemente la chiave sulla tovaglia. Senza mai mollare lo spago. |
| 135 |
Coraline lasciò lo spago e fece un passo indietro. Adesso toccava alla mano. Poi si rivolse alle bambole. |
| 136 |
Dovette arrivare a quaranta prima di sentire un tonfo attutito che veniva da là sotto, in profondità. |
| 137 |
Scaraventò di nuovo le pesanti tavole sul pozzo, coprendolo con molta cura. Voleva che non ci cadesse dentro nulla. |
| 138 |
Né voleva che nulla potesse venirne fuori. Poi rimise bambole e tazze nella scatola di cartone per portarle via. |
| 139 |
Ve ne sono molto grata. Credo che mi abbia salvato la vita, e che abbia salvato altra gente dalla morte. |
| 140 |
Questo spazzino, nella cui giurisdizione si trovavano i funghi, era un giovane occhialuto e spilungone. |
| 141 |
C'era, in un angolo della piazza, sotto una cupola d'ippocastani, una panchina appartata e seminascosta. |
| 142 |
Il fresco e la pace c'erano, ma non la panca libera. Vi sedevano due innamorati, guardandosi negli occhi. |
| 143 |
Tornò a vedere se la ragazza aveva ammesso: macché, non ammetteva, anzi non era più lei a non ammettere, ma lui. |
| 144 |
Ora aveva trovato la posizione più comoda. Non si sarebbe spostato d'un millimetro per nulla al mondo. |
| 145 |
S'alzò. Doveva mettere uno schermo tra sé e il semaforo. Andò fino al monumento del generale e guardò intorno. |
| 146 |
Scrutò quella corona sulla sciabola, capì che c'era qualcosa fuori posto, ma non sapeva bene che cosa. |
| 147 |
Ritornò alla panchina. Si sdraiò. Ora il semaforo era nascosto alla sua vista; poteva addormentarsi, finalmente. |
| 148 |
Solo che era asciutta: alla notte, d'estate, data la minor disponibilità dell'acquedotto, la chiudevano. |
| 149 |
Lo scoperse e c'era un topo morto, che puzzava. Guardò nel piatto della moglie: un'altra carogna di topo. |
| 150 |
Poco distante c'era il camion della nettezza urbana che va la notte a vuotare i tombini dei rifiuti. |
| 151 |
Marcovaldo ci salì con tre dei suoi figli, con un bidone di vischio, un pennello e un sacco di granone. |
| 152 |
Entrò la lavandaia. – Sono andata a stendere in terrazzo, e m'è rimasta tutta la biancheria appiccicata. |
| 153 |
E di gran lena si diede al lavoro, facendo volare gran palate di neve dal marciapiede al centro della via. |
| 154 |
Gli prese quasi un accidente. Corse ad affrontarlo, puntandogli la sua pala colma di neve contro il petto. |
| 155 |
Sigismondo gli insegnò ad ammucchiare la neve sul bordo e Marcovaldo gli ripulì tutto il suo tratto. |
| 156 |
Rifare la città, ammucchiare montagne alte come case, che nessuno avrebbe potuto distinguere dalle case vere. |
| 157 |
Marcovaldo aveva già svoltato l'angolo e spalava nel cortile. I ragazzi del cortile avevano fatto un uomo di neve. |
| 158 |
Una carota! – e corsero nelle rispettive cucine a cercare tra gli ortaggi. Marcovaldo contemplava l'uomo di neve. |
| 159 |
Marcovaldo, più morto che vivo, sentì, attraverso l'involucro in cui era sepolto e congelato, arrivargli del cibo. |
| 160 |
Aveva un naso di ricambio: un peperone; e lo applicò all'uomo di neve. L'uomo di neve ingoiò anche quello. |
| 161 |
Aveva uno starnuto che s'era fermato in cima al naso, stava lì lì, e non si decideva a saltar fuori. |
| 162 |
Marcovaldo spalava, con gli occhi semichiusi, e lo starnuto restava sempre appollaiato in cima al suo naso. |
| 163 |
Fece un'iniezione a Isolina, una seconda a Domitilla, perché solo una cura sistematica poteva recare giovamento. |
| 164 |
Qualche volta una vespa li pungeva, ma non piangevano quasi più perché sapevano che faceva bene alla salute. |
| 165 |
Si schermì, ma sentì la trafittura dei pungiglioni e, gridando dal dolore, lasciò andare il barattolo. |
| 166 |
I fratelli sentirono Michelino cacciare un urlo e partire correndo come non aveva mai corso in vita sua. |
| 167 |
Pareva andasse a vapore, tanto quella nuvola che si portava dietro sembrava il fumo d'una ciminiera. |
| 168 |
E Marcovaldo un sabato pomeriggio esplorava le rive del fiume, cercando un posto di rena asciutta e soleggiata. |
| 169 |
E mentre entrava nell'opaca regione d'ombra che le volte proiettavano sotto di sé, si ricordò della rapida. |
| 170 |
Marcovaldo si trovò proiettato in aria come da una catapulta, e in quel momento vide il fiume sotto di lui. |
| 171 |
Ritorna in strada. I tram sono di nuovo affollati, s'avvicina l'ora di tornare al lavoro; e lui s'avvia. |
| 172 |
C'era una frittura di cervella morbida e riccioluta come un cumulo di nuvole. Le narici gli vibrarono. |
| 173 |
Si chinò a raccogliere pietanziera e coperchio. S'erano un po' ammaccati; il coperchio non avvitava più bene. |
| 174 |
Marcovaldo si diresse subito verso un pezzette di giardino pubblico che c'era tra due vie. Tutto era deserto. |
| 175 |
Il libro parlava d'un bambino figlio di un taglialegna, che usciva con l'accetta, per far legna nel bosco. |
| 176 |
Lì sì che c'è la legna! – Nato e cresciuto in città, non aveva mai visto un bosco neanche di lontano. |
| 177 |
Camminavano per la città illuminata dai lampioni, e non vedevano che case: di boschi, neanche l'ombra. |
| 178 |
Così abbatterono un alberello a forma di fiore di primula gialla, lo fecero in pezzi e lo portarono a casa. |
| 179 |
Visto che era così semplice, e che c'era di nuovo bisogno di legna, tanto valeva seguire l'esempio dei bambini. |
| 180 |
Astolfo si avvicina e vede che è la réclame d'un formaggino, con un bamboccione che si lecca le labbra. |
| 181 |
Così giunsero al capolinea e si misero in marcia. Era appena primavera; gli alberi fiorivano a un tiepido sole. |
| 182 |
I figli ora gli parevano meno giallini e gracili, già quasi immedesimati di quella luce e di quel verde. |
| 183 |
A una svolta, la città apparve, laggiù in fondo, distesa senza contorni sulla grigia ragnatela delle vie. |
| 184 |
I bambini rotolavano su un prato come non avessero fatto altro in vita loro. Venne un filo di vento; era già sera. |
| 185 |
Finché comincia all'alba l'orchestra delle sveglie nelle case operaie, e sulle rotaie passa un tram. |
| 186 |
Marcovaldo s'alzò, s'infilò la camicia, i pantaloni. – Dove vai? – disse la moglie che dormiva con un occhio solo. |
| 187 |
Già la mandria aveva traversato la piazza e Marcovaldo dovette cercare la via in cui aveva svoltato. |
| 188 |
A un passo di montagna aveva incontrato il ragazzo: era con la mandria, mandava a salutare il padre, e stava bene. |
| 189 |
Una miseria. Ma se ora vi credete che ve ne dia a voi, vi sbagliate. Su, andiamo a dormire che sono stanco morto. |
| 190 |
Il coniglio lo seguì, addentò circospetto la carota e con diligenza prese a rosicchiarla d'in mano a Marcovaldo. |
| 191 |
L'uomo lo carezzò sulla schiena e intanto lo palpò per vedere se era grasso. Lo sentì un po' ossuto, sotto il pelo. |
| 192 |
Il coniglio cercava di arrampicarglisi sulla schiena e Marcovaldo scrollava le spalle per farlo scendere. |
| 193 |
Marcovaldo sgombrò il tavolo e vi piazzò il coniglio in mezzo, che s'appiattì come cercando di sparire. |
| 194 |
Era proprio un maschio, invece. Ma a Marcovaldo quest'idea dell'allevamento ormai gli era entrata in testa. |
| 195 |
Era un maschio, ma un maschio bellissimo, a cui si poteva cercare una sposa e i mezzi per crearsi una famiglia. |
| 196 |
Ma so che è una cosa facilissima, basta prenderlo per le orecchie e dargli una forte botta sulla collottola. |
| 197 |
E a spellarlo non ci penso neanche. I tre bambini erano stati a sentire questo dialogo a occhi spalancati. |
| 198 |
Finirono per prenderlo in braccio e portarlo su di peso. Sul terrazzo volevano farlo correre: non correva. |
| 199 |
Provarono a metterlo su un cornicione per vedere se camminava come i gatti: ma pareva che soffrisse le vertigini. |
| 200 |
Provarono a issarlo su un'antenna della televisione per vedere se sapeva stare in equilibrio: no, cascava. |
| 201 |
Ecco ora poteva muoversi, senza nulla intorno che gli facesse paura, forse come mai prima in vita sua. |
| 202 |
Il luogo era insolito, ma una chiara idea di cosa fosse e cosa non fosse solito non aveva potuto mai crearsela. |
| 203 |
Così andava sui tetti; e i gatti che lo vedevano saltare non capivano chi era e arretravano timorosi. |
| 204 |
Intanto, dagli abbaini, dai lucernari, dalle altane, l'itinerario del coniglio non era passato inosservato. |
| 205 |
La bestia s'era accorta di questi armeggii, di queste silenziose offerte di cibo. E sebbene avesse fame, diffidava. |
| 206 |
All'uscita del cinema, aperse gli occhi sulla via, tornò a chiuderli, a riaprirli: non vedeva niente. |
| 207 |
Marcovaldo si diresse macchinalmente alla fermata del 30 e sbattè il naso contro il palo del cartello. |
| 208 |
Anche il freddo era attutito, quasi che la città si fosse rincalzata addosso una nuvola come una coperta. |
| 209 |
Marcovaldo ora camminava verso un chiarore che pareva venire dall'altro marciapiede, un po' più in là. |
| 210 |
Ma adesso non sapeva di quanto s'era allentanato dall'osteria, o se non aveva fatto che girare intorno all'isolato. |
| 211 |
Scrutando quelle luci a naso in su, non tardò a succedergli d'allungare un passo nel vuoto e di precipitare. |
| 212 |
Le luci basse, che gli erano sembrate così lontane, erano tante lampadine in fila al livello del suolo. |
| 213 |
Non era in una casa. Era, dove? in un autobus, credette di capire, un lungo autobus con molti posti vuoti. |
| 214 |
Marcovaldo si guardò intorno. Negli altri posti erano seduti impassibili indiani con la barba e col turbante. |
| 215 |
Il pesce fresco era stato pescato l'anno scorso in Islanda e gli truccavano gli occhi perché sembrasse di ieri. |
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Da quelle d'olio non colava il dorato succo dell'oliva, ma grasso di vecchi muli, opportunamente distillato. |
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Ma il fiume lì in città, che raccoglieva spazzature scoli e fogne, gli ispirava una profonda ripugnanza. |
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In mezzo a questa tempesta di passioni, Marcovaldo cercava d'insegnare ai figlioli la posizione dei corpi celesti. |
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Mascalzone! – Ma la scritta luminosa proprio sul momento del tiro s'era spenta per la fine dei suoi venti secondi. |
| 220 |
Marcovaldo avrebbe voluto riprendere la pianta con sé, ma ormai, non piovendo più, non sapeva che scusa trovare. |
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Ormai era un albero su due ruote, quello che correva la città disorientando vigili guidatori pedoni. |
| 222 |
Era l'ora verso il tramonto. In fondo alle vie, nello spazio tra le case, si posò una luce confusa d'arcobaleno. |
| 223 |
Per tutta la giornata il gran daffare della popolazione produttiva era il produrre: producevano beni di consumo. |
| 224 |
Anche Marcovaldo nell'entrare prese un carrello lui, uno sua moglie e uno ciascuno i suoi quattro bambini. |
| 225 |
Marcovaldo era lì, solo col suo carro di roba, e in fondo a quello spazio vuoto c'era l'uscita con la cassa. |
| 226 |
Con tante provviste a disposizione, Marcovaldo e familiari avrebbero potuto passarci l'intero inverno senza uscire. |
| 227 |
Questa di privarsi delle cose senz'averle nemmeno assaporate era una sofferenza che strappava le lacrime. |
| 228 |
A un tratto videro davanti e dietro e sopra e sotto tante luci seminate lontano, e intorno il vuoto. |
| 229 |
Calava su di loro, si fermava alla loro altezza, la ganascia inferiore contro il bordo dell'impalcatura. |
| 230 |
Marcovaldo inclinò il carrello, rovesciò la mercé nelle fauci di ferro, passò avanti. Domitilla fece lo stesso. |
| 231 |
Per i ragazzi, le collezioni di tagliandi e buoni – omaggio s'allargavano di sempre nuove classificazioni. |
| 232 |
Nello stesso tempo, s'allargava il territorio della raccolta, estendendosi ai portoni d'altre strade. |
| 233 |
Dopo qualche settimana, la stagione dei detersivi finì; nelle cassette si trovavano solo avvisi di callifughi. |
| 234 |
Finché a un certo punto Marcovaldo cerca cerca nel cielo non riusciva a vedere più le bolle ma solo fumo fumo fumo. |
| 235 |
Tranne uno. Marcovaldo era l'unico abitante a non lasciare la città. Uscì a camminare per il centro, la mattina. |
| 236 |
Al manovale Marcovaldo avevano dato da spostare per la piazza un padellone di riflettore dal pesante piedestallo. |
| 237 |
Chi voleva vedere il Ristorante Biarritz non aveva che da assumere la statura d'un gatto, cioè stendersi carponi. |
| 238 |
Lo seguiva un vecchio cameriere in frac che teneva in mano una reticella come se andasse per farfalle. |
| 239 |
E, senza dar retta ai miagolii che lo chiamavano dalla parte della cucina, andò a cercare i suoi arnesi di pesca. |
| 240 |
Era sparito. Ma stavolta non gli scappava: c'era quel lungo filo che lo seguiva e indicava la via che aveva preso. |
| 241 |
Marcovaldo si fece largo tra le foglie e i gatti, salì i gradini del portico, bussò forte all'uscio. |
| 242 |
Quando s'andava per innalzare un'armatura si trovava un gatto appollaiato in cima che sbuffava inferecito. |
| 243 |
Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno. |
| 244 |
La barba d'ovatta bianca gli faceva un po' di pizzicorino ma serviva a proteggergli la gola dall'aria. |
| 245 |
La prima corsa la fece a casa sua, perché non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini. |
| 246 |
Sopra un gran tavolo erano disposte cristallerie, argenterie, scatole di canditi e cassette di bottiglie. |
| 247 |
Il leprotto era poco più in là, invisibile; si strofinò un orecchio con una zampa, e scappò saltando. |
| 248 |
Domani tua sorella si sposa e vuol mangiare polenta e lepre. Giuseppe prese il fucile e andò a caccia. |
| 249 |
La cartuccia cadde in terra e spaventò certe formiche rosse, che corsero a rifugiarsi sotto un pino. |
| 250 |
Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. |
| 251 |
E giù tutti a leccare più presto, per non lasciar andare perduta una sola goccia di quel capolavoro. |
| 252 |
Sì, mamma. Ciao, mamma. Giovannino esce allegramente e per il primo tratto di strada fa bene attenzione. |
| 253 |
Uh, è proprio vero. Ma che distratto, sono. Si mette a cercare la mano e invece trova un barattolo vuoto. |
| 254 |
Vediamo. E cosa c'era dentro prima che fosse vuoto. Non sarà mica stato sempre vuoto fin dal primo giorno. |
| 255 |
Signora, ho qui il braccio del suo figliolo. Oh, quel distratto. Io non so più cosa fare e cosa dire. |
| 256 |
Eh, si sa, i bambini sono tutti così. Dopo un po' arriva un'altra brava donna. Signora, ho trovato un piede. |
| 257 |
Oh, che figlio distratto mi è toccato. Non so più cosa fare e cosa dire. Eh, si sa, i bambini sono tutti così. |
| 258 |
Mettiamo una multa? propose il sindaco. Grazie tante, esclamarono i genitori, e poi la paghiamo con i cocci. |
| 259 |
Per fortuna da quelle parti ci sono molti ragionieri. Ce n'è uno ogni tre persone e tutti ragionano benissimo. |
| 260 |
Alla fine del primo giorno non era rimasto un bicchiere sano. Alla fine del secondo giorno scarseggiavano le sedie. |
| 261 |
Quello che restava in piedi del palazzo da rompere, il Comune lasciò liberi i cittadini di farne quel che volevano. |
| 262 |
Possibile! Giuro, mi cascasse il naso se non dico la verità, li ha fatti cinque minuti prima di mezzogiorno. |
| 263 |
Chiacchieravano, chiacchieravano e in conclusione dicevano che il farmacista metteva l'acqua nell'olio di ricino. |
| 264 |
Chiacchieravano, chiacchieravano e in conclusione dicevano che il parroco metteva troppo olio nell'insalata. |
| 265 |
Lungo la strada correva una siepe di rose e a Giovannino venne lì per lì l'idea di infilarsene una all'occhiello. |
| 266 |
Guarda, guarda, disse Giovannino ad alta voce. Di dietro la siepe si affacciò una guardia municipale, sorridendo. |
| 267 |
Li abbiamo aboliti da un pezzo, facciamo tutto con la colla. E adesso, per favore, mi dia due schiaffi. |
| 268 |
Ma qui usa così, spiegò gentilmente la guardia, per una multa intera quattro schiaffi, per mezza multa due soli. |
| 269 |
Alla guardia. Ma è ingiusto, è terribile. Certo che è ingiusto, certo che è terribile, disse la guardia. |
| 270 |
Il cittadino, per tutta risposta, cavò di tasca un temperino e lo mostrò bene aperto sul palmo della mano. |
| 271 |
Lì non bisogna attaccarci niente, c'è già tutto attaccato. Se avete bisogno di un cappotto andate lì e lo staccate. |
| 272 |
Chi ha bisogno di una giacca, non deve mica andare a comprarla: passa dallo staccapanni e la stacca. |
| 273 |
Poi abbiamo la macchina «sfotografica», che invece di fare le fotografie fa le caricature, così si ride. |
| 274 |
Il nonno calò una cordicina dentro la bottiglia, Alice vi si aggrappò e vi si arrampicò con destrezza. |
| 275 |
Guai a noi se non la troviamo prima che tornino dal lavoro i suoi genitori, mormorava la nonna, spaventata. |
| 276 |
Nel curiosare in cucina era caduta nel cassetto delle tovaglie e dei tovaglioli e ci si era addormentata. |
| 277 |
Scavò tra le tovaglie, trovò il fondo del cassetto e cominciò a batterci sopra con un piede. Tum, tum, tum. |
| 278 |
Non è carbone, disse il terzo. Per saperne di più si inginocchiarono tutti e tre e diedero una leccatina. |
| 279 |
Per fortuna ecco arrivare dai campi un contadino col suo carretto. Vi porto a casa io, disse il contadino. |
| 280 |
Tre fratellini così fortunati, a Barletta, non c'erano mai stati prima e chissà quando ci saranno un'altra volta. |
| 281 |
Inventiamoli, comincio io. Quasi uno, quasi due, quasi tre, quasi quattro, quasi cinque, quasi sei. E troppo poco. |
| 282 |
Senti questi: uno stramilione di biliardoni, un ottone di millantoni, un meravigliardo e un meraviglione. |
| 283 |
E io li dico alla maniera di Roma: unzi donzi trenzi, quale qualinzi, mele melinzi, riffe raffe e dieci. |
| 284 |
La signora arricciò il naso ma stette zitta, perché i bambini avevano ricominciato a parlare nella loro lingua. |
| 285 |
Maraschi, barabaschi, pippirimoschi, disse il primo. Bruf, rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due. |
| 286 |
È una città della Svezia, anzi è la capitale. Ha quasi un milione di abitanti, e naturalmente sono tutti miei. |
| 287 |
Il barbiere, un poco alla volta, mise da parte i soldi, e l'anno scorso andò in Svezia a visitare la sua proprietà. |
| 288 |
Giovannino aveva un libretto e ci teneva il conto dei nasi che riusciva a toccare. Tutti nasi importanti. |
| 289 |
A Roma però il conto dei nasi salì tanto rapidamen te che Giovannino dovette comprare un quaderno più grosso. |
| 290 |
Le vecchiette ne avevano messi insieme dei bei fagottelli coi loro fazzoletti da testa. Fu una grande giornata. |
| 291 |
La signora, per la sorpresa, cadde seduta nella sabbia e siccome era molto grassa non riusciva a risollevarsi. |
| 292 |
Accorsero i parenti per aiutarla, e la signora, senza parlare, indicò loro col dito l'ombrellone volante. |
| 293 |
E allora scenda di lì, è proibito. Niente affatto, sulla spiaggia non c'era posto e mi sono messo qui. |
| 294 |
Una mattina scese sulla spiaggia più presto del solito e incontrò un ragazzo che raccoglieva ricci e telline. |
| 295 |
Sarebbe stato bello restarci per sempre, vivere sul fondo del mare come le sirene d'una volta. Alice sospirò. |
| 296 |
Puntando i piedi e le mani riuscì ad aprire la conchiglia abbastanza per saltarne fuori e risalire a galla. |
| 297 |
Il ragazzo delle telline era già lontano. Alice non raccontò mai a nessuno quello che le era capitato. |
| 298 |
A sollevare quel cannone ci vollero centomila gru; per trasportarlo al fronte ci vollero novantasette treni. |
| 299 |
Lo Stragenerale si strappava i capelli per la rabbia e continuò a strapparseli fin che gliene rimase uno solo. |
| 300 |
Io l'avevo detto subito che c'era qualcosa di strano, fece osservare per prima cosa l'orso bianco alla famiglia. |
| 301 |
Perplessa. Cioè, non sa che pesci pigliare. Ecco, esclamò l'orso bianco, proprio quello che penso anch'io. |
| 302 |
Lo sforzo la esaurì. All'alba fu vista appassire, piegarsi sullo stelo, perdere il colore e la vita. |
| 303 |
Un giorno le viole giungeranno qui a milioni. I ghiacci si scioglieranno, e qui ci saranno isole, case e bambini. |
| 304 |
Ohibò, ohibò, disse una terza. Ma il gamberetto proseguì diritto, è proprio il caso di dirlo, per la sua strada. |
| 305 |
Fin che sei in tempo, da' retta a me: rassegnati a fare come gli altri e un giorno mi ringrazierai del consiglio. |
| 306 |
Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. |
| 307 |
E mentre sedevano a cassetta tenevano d'occhio la sua testa e dicevano: Come stai bene con i capelli corti. |
| 308 |
Egli cominciò a riflettere, a osservare i suoi fratellini, a sommare due più due e quattro più quattro. |
| 309 |
Il naso guardava fisso davanti a sé, come un vecchio lupo di lago, e non si degnò neanche di voltarsi. |
| 310 |
Datemelo subito che glielo porto. Di chi sia non so, dichiarò il pescatore, io l'ho pescato e lo vendo. |
| 311 |
A peso d'oro, si sa. È un naso, non è mica un pesce persico. La domestica corse a informare il suo padrone. |
| 312 |
Il fondo era pieno di buche e di erbacce, ma per fortuna non pioveva da un pezzo, così non c'erano pozzanghere. |
| 313 |
Era troppo stupida. E secondo me ci sono anche più posti che strade. Certo, basta aver voglia di muoversi. |
| 314 |
Claudio fu pronto a raccoglierlo e lo porse al vecchio, che sorrise e disse: Grazie, ma non mi serve. |
| 315 |
Era un comune bastone di legno, col manico ricurvo e il puntale di ferro, e niente altro di speciale da notare. |
| 316 |
Verso sera Claudio si riaffacciò per caso sulla strada, ed ecco di ritorno il vecchio dagli occhiali d'oro. |
| 317 |
Claudio credette che lo rivolesse indietro, e glielo tese, arrossendo. Ma il vecchio fece cenno di no. |
| 318 |
Niente affatto, disse il secondo, la virtù sta nel mezzo. Gravissimo errore, esclamò il terzo, il dolce è in fondo. |
| 319 |
Pazienza, proverò. E l'Apollonia tanto fece che dai ricci delle castagne cavò la meraviglia delle marmellate. |
| 320 |
Eh, mormoravano le altre vecchine, se bastasse mettere un biscotto sul davanzale per far tornare i nostri figli. |
| 321 |
Lascia, lascia che tutti ti derubino: vedrai come ti ringrazieranno, quando non avrai più niente da farti rubare. |
| 322 |
Il sole continuava allegramente il suo viaggio, regalando raggi a milioni, a miliardi, senza contarli. |
| 323 |
Ma tu li scarti tutti, protestava il re col suo mago. Lasciami provare con uno di loro, per cominciare. |
| 324 |
Un re che deve morire, insisteva il mago, somiglia soltanto al più povero, al più disgraziato della città. |
| 325 |
Tornò al palazzo tutto imbronciato e quella sera stessa morì, con la corona in testa e lo scettro in pugno. |
| 326 |
Gli spiritosi lanciavano frizzi: Il verde se lo sarà mangiato il commendatore, per farci una villetta in campagna. |
| 327 |
Allungano l'olio d'oliva. Finalmente arrivò un vigile e si mise lui in mezzo all'incrocio a districare il traffico. |
| 328 |
Voi conoscete poco il mondo, egli diceva ai suoi timidi parenti, e probabilmente non sapete nemmeno leggere. |
| 329 |
In quel momento il gatto, che era stato ad ascoltare dietro un baule, balzò fuori con un miagolio minaccioso. |
| 330 |
Capisco, capisco. Li mangi in figura, stampati nei libri. Qualche volta, ma solo per ragioni di studio. |
| 331 |
Confuso e intimidito, lo scolaro non abbassò il nove, sbagliò la divisione e si prese un brutto voto. |
| 332 |
Si rialzò e si aggirò qua e là per la classe, tirando i capelli a questo e a quello e rovesciando i calamai. |
| 333 |
Nacque una gran discussione, e quasi tutti i passeggeri pronunciarono parole di fuoco contro l'azienda tranviaria. |
| 334 |
Difatti li vide uscire, anzi, rotolare giù a valanga dai gradini della scuola, ma essi non lo videro affatto. |
| 335 |
Non lo vedevano, non gli davano retta per nulla, i loro sguardi lo trapassavano come se fosse stato di vetro. |
| 336 |
Non ti fanno paura gli sculaccioni? rise il vecchietto. Tonino gli volò al collo e gli diede un bacio. |
| 337 |
La gente crollava il capo e se ne andava per i fatti suoi. Il bambino, crescendo non cessava mai di fare domande. |
| 338 |
Qualche tempo dopo la sua mamma gli disse: Gilberto, vammi a prendere un secchio d'acqua alla fontana. |
| 339 |
Ce ne stava quanto in un ditale e per portarla fino a casa il buon Gilberto doveva tenere la testa tutta storta. |
| 340 |
Si prese in santa pace i due scapaccioni e decise che un'altra volta avrebbe portato l'acqua col secchio. |
| 341 |
La parola piangere Questa storia non è ancora accaduta, ma accadrà sicuramente domani. Ecco cosa dice. |
| 342 |
Gli dia da bere questo sciroppo di matita blu e gli faccia dei massaggi con la carta di una caramella all'anice. |
| 343 |
Non posso, rispondeva la bambina, non posso, sono ancora troppo piccola. Adesso sono come una farfalla. |
| 344 |
Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca. |
| 345 |
Come è grande il mondo, e come è istruttivo viaggiare. Ripresero il cammino e si fermarono soltanto a mezzogiorno. |
| 346 |
Guglielmo sbuffava e si infilava a fatica certi guantoni che sarebbero andati larghi a un ippopotamo. |
| 347 |
Ora sono cresciuti tutti e sette, e non potranno più farsi la guerra, perché tutti e sette sono un solo uomo. |
| 348 |
Toccò con le nocche delle dita i bicchieri sul vassoio: erano gelati come quando era uscito dal bar. |
| 349 |
L'ascensore, dopo aver attraversato a velocità incredibile un enorme spazio deserto, riprese a scendere. |
| 350 |
Romoletto si precipitò fuori, senza nemmeno voltarsi a richiudere la porta. Stavolta le scale le fece a piedi. |
| 351 |
Eh, ne deve fare di corse, in un giorno, l'aiuto garzone del bar Italia addetto ai servizi a domicilio. |
| 352 |
Due impiegati del ministero dell'Istruzione appallottolarono i loro giornali e cominciarono una partita di calcio. |
| 353 |
Questi, poi, si erano divisi una pagnottella col ripieno di frittata e facevano un picnic sull'erba. |
| 354 |
Fecero appena in tempo a saltar su, e l'ultima fu la signora dei ciclamini che protestava: Eh, ma allora non vale. |
| 355 |
E sì che avevano il giornale sotto gli occhi, e in cima al giornale la data era scritta ben chiara: 21 marzo. |
| 356 |
Il primo giorno di primavera tutto è possibile. Il paese dei cani C'era una volta uno strano piccolo paese. |
| 357 |
Lo stesso capitava agli abitanti delle altre casette, e per la strada c'era sempre qualcuno spaventato. |
| 358 |
Però erano graziose, avevano tendine pulite dietro i vetri e perfino gerani e piantine grasse sui balconi. |
| 359 |
Primo, fate abbattere tutti i cancelletti, tanto i giardini cresceranno benissimo anche senza inferriate. |
| 360 |
Un giorno o l'altro, egli confidava ad Arlecchino, taglio la corda. E così fece, ma non fu di giorno. |
| 361 |
Pazienza, si disse Pulcinella e colto un garofano cominciò a mordicchiarne i petali con una certa diffidenza. |
| 362 |
Non dite che avrebbe potuto riprendere il viaggio: le sue povere gambe di legno non lo avrebbero portato lontano. |
| 363 |
Quando i bambini zampettavano sul pavimento, studiando i loro primi passi, gli facevano il solletico alla mano. |
| 364 |
Cominciarono i bombardamenti su tutta la città e Mario sentì che anche per lui si avvicinava la fine. |
| 365 |
Ora mi riposerò, disse ai suoi familiari. Ma la tosse non gli diede riposo, e in pochi mesi lo portò alla tomba. |
| 366 |
La donna era spaventata e si torceva le mani, ma poi disse: Lo porteremo a casa e lo terremo nascosto. |
| 367 |
Nascosero il partigiano nel granaio e mandarono a chiamare il medico, dicendo che era per la vecchia nonna. |
| 368 |
Il partigiano guarì, uscì in cortile a prendere il sole, vide il pozzo senza corda e si meravigliò moltissimo. |
| 369 |
Dunque non lo sapevano ancora, ma erano diventate amiche e sorelle, e non c'era più ragione di tenere undici corde. |
| 370 |
Allora decisero di comprare una catena, coi soldi di tutte le famiglie, e di attaccarla alla carrucola. |
| 371 |
E così fecero. E il partigiano cavò il primo secchio d'acqua, ed era come l'inaugurazione di un monumento. |
| 372 |
Ricordo che una volta mi domandò come si cucinavano gli spaghetti, e scriveva tutto quello che dicevo. |
| 373 |
Non ancora. Eh, io ci sono stato prima che tu nascessi. Bei palazzi, che facevamo, belle case robuste. |
| 374 |
Non per dire, i miei muri sono sempre cresciuti ben diritti, e dai miei tetti non è mai entrata una goccia d'acqua. |
| 375 |
Non solo dei buoni, ma di tutti: perché bambini cattivi non ne esistono, e la Befana, finalmente, lo ha imparato. |
| 376 |
Che belle macchine ci sono nelle fabbriche, che belle astronavi in cielo. E anche il frigorifero, com'è bello. |
| 377 |
L'invenzione fu molto apprezzata dai pescatori, che l'usavano come passatempo quando il pesce non abboccava. |
| 378 |
Quando la macchina ebbe recitato tutte le bugie possibili, la gente fu costretta a dire sempre la verità. |
| 379 |
Il marciapiede mobile Sul pianeta Beh hanno inventato un marciapiede mobile che gira tutt'intorno alla città. |
| 380 |
La prima colazione si fa così: suona la sveglia, tu ti svegli, acchiappi la sveglia e la mangi in due bocconi. |
| 381 |
Fanno i capricci lo stesso. Su, da bravo, dice la mamma, non sai quanto è buona la zoologia. È dolce, dolcissima. |
| 382 |
Lo scolaretto nicchia. Sospetta ancora che non si tratti di zoologia, ma di olio di fegato di merluzzo. |
| 383 |
Mi faranno per lo meno colonnello. Be', colonnello è più che capitano. Da voi, perché avete i gradi alla rovescia. |
| 384 |
La mia missione è fallita. Potremmo dirle che ci dispiace, ma non sappiamo di che missione si trattava. |
| 385 |
Io dovevo soltanto aspettare in quella vetrina fin che il nostro agente segreto si fosse fatto vivo. |
| 386 |
Ma sì, andate in giro a parlare di un pulcino cosmico, e vi farete ridere dietro. Giusto anche questo. |
| 387 |
Essi sono incaricati di individuare i terrestri che sbarcheranno su Marte Ottavo tra venticinque anni. |
| 388 |
Toh, disse il figlio maggiore del professor Tibolla, proprio come me. Pura coincidenza, sentenziò il cosmopulcino. |
| 389 |
Non crederai che tuo padre e io ti permetteremo... Ma il pulcino cosmico era già volato in braccio a Gino. |
| 390 |
Vede, avevo fatto dei progetti sul suo conto. Io sono titolare di un avviato negozio di elettrodomestici. |
| 391 |
Uno se lo mette in tasca, l'altro ne approfitta per scappare, torna in strada di corsa, salta su un tram. |
| 392 |
Anche di là non c'era niente di niente. L'omino di niente era tanto stanco di tutto quel niente che si addormentò. |
| 393 |
Non esisteva il letto. Per non pungersi i piedi, né scarpe né stivali. Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali. |
| 394 |
Il tetto era di panna montata, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. |
| 395 |
Lo pescherò, lo prenderò per un orecchio e lo porterò dai carabinieri. Per quella mattina tutto finì lì. |
| 396 |
Ragazzo mio, ho capito: tu hai una voce troppo acuta, una voce che fa tremare l'aria come un ciclone. |
| 397 |
Se non vogliamo mandare in rovina la scuola e il comune, bisognerà che tu da oggi in avanti parli sottovoce. |
| 398 |
Per adesso, sarà bene che tu l'adoperi il meno possibile. Del resto, un bel tacer non fu mai scritto. |
| 399 |
Del resto Gelsomino era un ottimo scolaro e il maestro era sicuro che conoscesse tutte le risposte giuste. |
| 400 |
A un certo punto la squadra del paese, spinta dalle grida infuocate dei suoi sostenitori, passò all'attacco. |
| 401 |
È pece dell'inferno: roba che dove tocca passa da parte a parte e non c'è medico che possa tappare il buco. |
| 402 |
Di sera, a veglia, non parleranno che di me, e spaventeranno i bambini raccontando loro che sono uno stregone. |
| 403 |
Anche Gelsomino, qualche giorno dopo, varcava il confine e scendeva nel più strano paese di questo mondo. |
| 404 |
I miei pochi soldi sono finiti già da ieri sera, ed oggi non ho ancora aperto bocca per metterci un pezzo di pane. |
| 405 |
Vada, vada via: torni con una moneta falsa e la merce sarà sua. Guardi, non sto nemmeno a disfare i pacchetti. |
| 406 |
Ho anche un po' di tosse, perché il muro era piuttosto umido, e io ci ho passato proprio i mesi dell'inverno. |
| 407 |
Così invece, per me è stata una fortuna. Ah, che bellezza andare per il mondo, sia pure con tre sole zampe. |
| 408 |
Di correre il mare sono stufo. È meglio che io occupi qualche isoletta e mi ritiri dalla professione. |
| 409 |
Fatto questo progetto, cominciò a cercare la sua isoletta, ma erano tutte troppo piccole per i suoi gusti. |
| 410 |
Un altro ci voleva il cinematografo, un altro la banca per far fruttare i suoi risparmi di pirateria. |
| 411 |
Così quando la gente dirà che io sono un pirata, che cosa dirà, nella nuova lingua? Che io sono un gentiluomo. |
| 412 |
Ormai il delitto lo avete commesso. Passerete un po' di tempo in prigione ad allenarvi a dire le bugie. |
| 413 |
Per fare una divisione una moltiplicazione. Gli stessi maestri non riuscivano più a correggere i problemi. |
| 414 |
Per i somari una vera bazza: più facevano errori, e più erano sicuri che avrebbero avuto un bel voto. |
| 415 |
La gente, finalmente, aveva potuto lasciare a casa ombrelli e soprabiti e andava in maniche di camicia. |
| 416 |
Ma prima voglio lasciare un salutino a questo muro del quale sono stato prigioniero per tanto tempo. |
| 417 |
La sorpresa fu così forte che essi rimasero lì, immobili come statue di gatti con la bocca spalancata. |
| 418 |
Zoppino passò ancora una mezz'oretta curiosando qua e là, sui davanzali delle finestre del palazzo reale. |
| 419 |
Si avvicinò cautamente alla facciata della reggia e si accertò che le sentinelle non potessero scoprirlo. |
| 420 |
Giacomone che sconfiggeva i nemici, Giacomone che inventava l'ombrello per proteggere i suoi sudditi dalla pioggia. |
| 421 |
Prima un discorso sfortunato, poi Zoppino è catturato All'alba fu svegliato da un fragore di cascata. |
| 422 |
Ne aveva di tutte le qualità: istruttivi, commoventi, divertenti, dal primo all'ultimo tutti pieni di bugie. |
| 423 |
All'apparizione di Sua Maestà scoppiò qualcosa che poteva essere un grande applauso o una grande risata. |
| 424 |
Più d'un cortigiano sospettoso giudicò che si trattava di una risata e divenne ancora più sospettoso. |
| 425 |
Giacomone restò un attimo interdetto. Quell'accenno alle parrucche lo turbava nel più profondo del cuore. |
| 426 |
In quel momento un cortigiano, ansante, tirò Giacomone per la manica e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. |
| 427 |
Si vede che a nascere sui muri non si può fare a meno di passar la vita scarabocchiando a destra e a sinistra. |
| 428 |
I gatti si sono messi ad abbaiare come cani, e naturalmente ci riescono male, perché non sono nati per quello. |
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Dormono in cucina, sotto il lavandino. Ogni volta che aprono bocca mi viene voglia di cacciarli via. |
| 430 |
Il nome è una cosa preziosa, non è da buttar via. Fate un bel quadro, e potrete apparvi la vostra firma. |
| 431 |
Certo, ti sarei riconoscente se tu mi avessi disegnato con tutte e quattro le zampe. Ma anche così sono contento. |
| 432 |
A quanto pare avete bisogno tutti e due di imparare quello che c'è scritto nel mio libro. Romoletta, siediti lì. |
| 433 |
Si sentì lo scatto dell'interruttore e si vide la faccia della vecchia signora rigata di lacrime di felicità. |
| 434 |
La sua soffitta è sempre aperta, perché il pittore è povero in canna e quindi non ha paura dei ladri. |
| 435 |
Vieni, ti mostrerò la strada e poi tornerò a casa: non voglio che zia Pannocchia stia in pensiero per me. |
| 436 |
Non voglio parere indiscreto. Quando Bananito dormirà gli chiederò in prestito i colori senza che se ne accorga. |
| 437 |
Zoppino, dal suo osservatorio, non potè udire queste parole, ma vide Bananito crollare il capo tristemente. |
| 438 |
Il pezzo più grosso deve essere più piccolo di un coriandolo. Si vede che non sono nato per fare il pittore. |
| 439 |
Chissà, forse i suoi critici. I In fondo, se i suoi quadri restano tanto brutti, dovrebbe rallegrarsi. |
| 440 |
Sarebbe un delitto anche peggiore. Qui bisogna fare qualcosa, assolutamente. Non c'è tempo da perdere. |
| 441 |
Diceva che aveva sonno: il maestro Domisol gli prometteva un letto a due piazze per farlo dormir comodo. |
| 442 |
I vetri non si ruppero, ma all'inizio della seconda strofa andò in pezzi il lampadario e la sala rimase al buio. |
| 443 |
Sono trent'anni che in questa stanza cantano dei tenori, e nessuno è mai riuscito a rompere una tazzina da caffè. |
| 444 |
Era la prima volta che qualcuno lo lodava per il suo canto: egli non era superbo, ma le lodi fanno piacere a tutti. |
| 445 |
Ma tanto bastò per far succedere un finimondo. I vetri del vicinato andavano in pezzi l'uno dopo l'altro. |
| 446 |
Senza contare che potrebbero anche, denunciarti, e se tu finisci in prigione addio carriera musicale. |
| 447 |
La canzoncina finiva con un acuto, e Gelsomino non forzò la voce, anzi, cercò di assottigliarla ancor di più. |
| 448 |
Gelsomino si inchinò e intonò la seconda canzone. Questa volta si lasciò andare un tantino, bisogna riconoscerlo. |
| 449 |
Il pubblico pareva essersi dimenticato di lui, gli voltava le spalle e guardava ridendo in un'unica direzione. |
| 450 |
Anche Gelsomino guardò da quella parte, e quel che vide gli fece gelare il sangue nelle vene e la voce in gola. |
| 451 |
Ma sarà meglio che cambi mestiere. E sceglierò un mestiere col quale i colori c'entrino il meno possibile. |
| 452 |
Abbiamo tanto discusso: io avrei voluto fargliene uno solo, poi suggerii che si accontentasse di due. |
| 453 |
E vedete cos'è venuto fuori? Uno spaventabambini, una cosa da mostrare per castigo a quelli che fanno i capricci. |
| 454 |
Ma non successe nulla: il cammello restava sulla tela, impassibile, indifferente, come se niente lo riguardasse. |
| 455 |
Un pollo con un ventina di cosce: che comodità per una famiglia, per un oste, per un gatto affamato. |
| 456 |
Naturalmente queste due persone non sono state rinchiuse al manicomio verso le cinque, come qualcuno pretende. |
| 457 |
Qualcosa mi dice che tutto è stato per colpa mia. Guarda, – lo interruppe in quel momento Gelsomino, – leggi qui. |
| 458 |
Due delinquenti pericolose, Nei tuoi panni io le ficcherei nei sotterranei e rafforzerei la guardia. |
| 459 |
I miei abbaiavano, come tutti i gatti della città. Ma stanotte, per fortuna, per la prima volta hanno miagolato. |
| 460 |
Amico mio, avevo già capito che dovevate essere un po' pazzo, ma voi stesso me ne avete dato la prova. |
| 461 |
Quando poi si vide tutta quella gente attorno, pensò che lo stessero festeggiando e miagolò con più entusiasmo. |
| 462 |
C'era anche una gran folla di gatti che abbaiavano contro il loro collega, un po' per invidia un po' per rabbia. |
| 463 |
Si dovettero chiamare i pompieri e dar fuoco all'albero, per farne discendere quell'ostinato miagolatore. |
| 464 |
Non stia a scusarsi, – rispose il vecchietto, gentilmente. – Sono felice che lei mi abbia fatto visita. |
| 465 |
La sera lo mettevano a letto e la mattina lo trovavano con i piedi di fuori e la culla era diventata troppo corta. |
| 466 |
Quando la madre gli ebbe spiegato che Benvenuto aveva soltanto sette giorni, il maestro si arrabbiò ancor di più. |
| 467 |
A mezzogiorno suonò la campanella, tutti gli scolari balzarono fuori dei banchi e si misero in fila per uscire. |
| 468 |
Difatti dalle otto a mezzogiorno era cresciuto così in fretta che il banco gli era diventato stretto. |
| 469 |
Sarà il caso che teniate d'occhio quei marmocchi; il comune non può mica comperare un banco nuovo al giorno. |
| 470 |
A casa, doveva mangiare in piedi, e guai a lui se cercava di riposarsi appena un momento sulla pietra del camino. |
| 471 |
E il soprannome gli restò per tutta la vita. Un brutto giorno il cenciaiolo padre si ammalò e doveva morire. |
| 472 |
Ma qui non si gioca mica alle palline o ai birilli: sei troppo piccolo, sei troppo giovane per entrare in fabbrica. |
| 473 |
Mi sono addormentato su una sedia e mi sono svegliato con i baffi. Così Benvenuto cominciò a lavorare. |
| 474 |
Sempre in piedi, sempre attivo, sempre pronto ad aiutare gli altri, sempre al lavoro, per forza era simpatico. |
| 475 |
E così fece: prese il suo carrettino e tutti gli stracci che c'erano sopra e se ne andò per il mondo. |
| 476 |
Io non mi posso muovere per far chetare ì bambini e ogni loro lacrima è per me come una pugnalata al petto. |
| 477 |
Benvenuto andò vicino al camino, dove c'era uno sgabello, sedette, e subito il bambino cessò di piangere. |
| 478 |
Ma poi scrollò le spalle, diede un'occhiata ai bambini che dormivano e se ne andò per la sua strada. |
| 479 |
C'era una ragazza seduta presso una macchina da tessere la lana, e mentre lavorava sospirava e si lamentava. |
| 480 |
Debbo finire questo lavoro per domani: se non lo finisco non sarò pagata e la mia famiglia patirà la fame. |
| 481 |
Benvenuto avrebbe voluto alzarsi da quella sedia che gli rubava i giorni e i mesi, e forse gli anni. |
| 482 |
Ma non voleva dare un dispiacere al povero vecchio. Restò a sedere, perse una seconda partita, e poi una terza. |
| 483 |
Adesso capisco che cosa avrei dovuto fare della mia voce, invece di andarmene attorno per il mondo a far disastri. |
| 484 |
Non aveva nessun progetto preciso, ma solo una gran voglia di fare qualcosa per mostrare la propria bravura. |
| 485 |
Era un'ora allegra e serena e Bananito, fermo sul marciapiedi, si sentiva fiorire in testa bellissimi pensieri. |
| 486 |
Si sentiva il gessetto grattare delicatamente la pietra, e ad ogni segno viola il profumo di violette aumentava. |
| 487 |
Camminò a lungo per la città, senza decidersi a fare un altro disegno. Cento idee gli venivano e cento ne scartava. |
| 488 |
Bananito non si fece pregare, si mise i colori in tasca e seguì la guardia, senza perdere la sua allegria. |
| 489 |
In attesa che il comandante delle guardie lo interrogasse, Bananito fu rinchiuso in camera di sicurezza. |
| 490 |
La distribuzione di cibarie fu subito sospesa e Bananito portato alla presenza del rè e del suo stato maggiore. |
| 491 |
Da me non li'avrete mai. Scoppiò il finimondo. Tutti urlavano insieme e picchiavano i pugni sul tavolo. |
| 492 |
Giacomone, invece, per non farsi male, fece avvicinare un servitore e gli picchiò un gran pugno nella schiena. |
| 493 |
Il manicomio era un edificio tetro, quadrato come un castello e circondato da un fossato colmo d'acqua. |
| 494 |
Zoppino non ebbe il coraggio di svegliarli, perché tanto, in quel momento, non avrebbe potuto far nulla per loro. |
| 495 |
In pochi minuti una vasta breccia si aprì nella porta e i nostri amici poterono uscire nel corridoio. |
| 496 |
Era così infuriato che non fece caso a Bananito: vedeva solo il gatto, temeva soltanto la sua concorrenza. |
| 497 |
E per convincerli che era stanco davvero, si sedette su una delle stanghe del carretto e accese la pipa. |
| 498 |
E pensare che io avrei voluto fare il pianista: si suona sempre seduti, si vive in mezzo alla buona musica. |
| 499 |
Eppure fu proprio in quel momento che gli venne un'idea formidabile, splendente come una stella di prima grandezza. |
| 500 |
Nelle camerate, nelle celle, nei corridoi tutti dormivano: vegliava soltanto, in cucina, il povero sguattero. |
| 501 |
Gelsomino, che aveva cominciato a cantare quasi sottovoce, per provare le corde vocali, adesso alzava il volume. |
| 502 |
C'era una confusione orribile, ma zia Pannocchia distinse subito, in mezzo a mille altre, la voce dei suoi micetti. |
| 503 |
Vi basti sapere che il palazzo barcollò, investito da un ciclone: tegole e comignoli volarono via come angioletti. |
| 504 |
Smentiremo nel modo più assoluto che il manicomio sia crollato e che i pazzi si siano sparsi per la città. |
| 505 |
In quella entrò nell'ufficio il cane del direttore, che aveva fatto una scorribanda in città per conto suo. |
| 506 |
La guidava Gelsomino, cantando, e a quel canto gente accorreva da tutti i quartieri e perfino dai paesi vicini. |
| 507 |
Nella reggia di rè Giacomone i gatti abbaiavano ancora: erano gli ultimi gatti infelici di tutto il regno. |
| 508 |
Aprì il famoso armadio e le vide tutte in fila, pronte come teste di marionette prima dello spettacolo. |
| 509 |
A quella tentazione Giacomone non seppe proprio resistere: ne afferrò una dozzina e le cacciò nella valigia. |
| 510 |
Quel giovanottino che ha l'aria di un corridore ciclista, insomma, che non gli si darebbero due soldi. |
| 511 |
Fino, a ieri era un club segreto, ma adesso diventerà pubblico: ne fanno parte i migliori cittadini. |
| 512 |
Bisogna provare di non avere più nemmeno un pelo in testa. C'è chi se li strappa, per entrare nel nostro club. |
| 513 |
Ma le teste sparivano subito alla vista di un cittadino come lui, calvo e vestito di marrone, dignitoso e calmo. |
| 514 |
Giacomone si diresse verso il fiume, deciso a por fine ai suoi giorni. Ma quando fu sulla sponda cambiò decisione. |
| 515 |
Anzi, quando il balcone spuntò al posto giusto, la gente voleva che Bananito ci montasse a pronunciare un discorso. |
| 516 |
Per fortuna l'idea piacque anche ai nemici, che di fare la guerra, in fondo, non avevano nessuna voglia. |
| 517 |
La partita di calcio ebbe luogo la domenica successiva. Gelsomino, naturalmente, faceva il tifo contro i nemici. |
| 518 |
Per tutta la notte la Befana e la sua serva erano state in giro per tetti e per camini a portare i doni ai clienti. |
| 519 |
Le prometterò di aumentarle lo stipendio. Poi naturalmente non glielo aumenterò affatto: ci mancherebbe altro. |
| 520 |
Ora capisco perché la bottiglia è quasi vuota: e dire che l'abbiamo comperata soltanto quattro anni fa. |
| 521 |
Ora sappiamo che cosa fa la Befana da un sei gennaio all'altro: se ne sta nel suo negozietto e aspetta. |
| 522 |
Il Capotreno contò le proprie righe, che erano quattro, e contò quelle del Capostazione, che erano cinque. |
| 523 |
Vi si poteva guardar dentro, come si guarda dentro una casa quando non ci sono le tendine sui vetri. |
| 524 |
Nella vetrina tutti trattennero il fiato: non avevano mai visto niente del genere, e la cosa li stupiva assai. |
| 525 |
Avresti potuto chiedermi anche un aeroplano, o un dirigibile, o magari un'astronave interplanetaria. |
| 526 |
Le ho anche ricordato che mi deve pagare ancora il cavalluccio dell'anno scorso e la trottola di due anni fa. |
| 527 |
E un giorno o l'altro manderò la mia segretaria a prendere i soldi per i giocattoli degli anni passati. |
| 528 |
Ma Penna d'Argento si era già rimessa la pipa in bocca e non parlò più, anzi, si addormentò placidamente. |
| 529 |
Altre volte restava lunghe ore col naso schiacciato sulla vetrina e il ciuffo bruno che gli scendeva sulla fronte. |
| 530 |
Se qualche pensiero gli attraversava la testa da un orecchio all'altro si guardava bene dal comunicarlo agli amici. |
| 531 |
I soldati di piombo gli avrebbero rivolto la parola, ma gli ufficiali certo non avrebbero dato il permesso. |
| 532 |
Bene, di lì i ladri non potranno scappare. Non abbiamo che da sederci qui e aspettare che si arrendano. |
| 533 |
Perfino le bambole uscirono dai loro nascondigli e aguzzarono gli occhi nella penombra della cantina. |
| 534 |
Forse che i nostri lazos sono stati fatti per questo? Noi catturiamo solo cavalli selvatici e tori della prateria. |
| 535 |
Siete gente di poca fantasia. E se ne stette quieto. La carovana dei fuggitivi si avvicinò alla branda. |
| 536 |
Lo lasci dire a me, che di posta ne trasporto tonnellate ad ogni viaggio. Questa volta, caso strano. |
| 537 |
Il vecchio soldato, è inutile nasconderlo, era piuttosto turbato. La carovana dei giocattoli tratteneva il respiro. |
| 538 |
Mi tratterà bene e io gli farò compagnia quando i suoi genitori lo lasceranno solo come questa sera. |
| 539 |
Chissà perché quelli che hanno il cuore buono davvero si sforzano sempre di non farlo sapere agli altri. |
| 540 |
Un bellissimo Orsacchiotto, te lo dico io che lo conosco, per averlo visto tante volte nello specchio. |
| 541 |
L'Orso Giallo dovette contorcersi un poco per arrivare con la zampa a toccare la chiavetta e a caricare la molla. |
| 542 |
Alla prima fermata, ad ogni buon conto, mi trasferirò sui vagoni merci dove abbiamo caricato i cannoni. |
| 543 |
Proprio in quel momento si udirono strani guaiti di Spìcciola, che doveva avere avvistato qualche pericolo. |
| 544 |
Le luci furono spente. Il Macchinista spinse il locomotore al massimo e superò il ponte in un baleno. |
| 545 |
Mah, non ci capisco nulla: forse i giocattoli erano sfuggiti ai ladri e stavano cercando la strada di casa. |
| 546 |
Si trovavano in un antro ingombro di casse vuote e odorose di frutta, certo il portone di un fruttivendolo. |
| 547 |
Ha la pelle gelata. Qualche bambola allungò una mano per sentire come era gelata la pelle della vecchina. |
| 548 |
Stropicciò e fregò per un bel pezzo, ma senza successo. Le vecchie mani rugose sembravano due pezzi di ghiaccio. |
| 549 |
Sono stanca di viaggiare. Io sono una ragazza di casa, non mi piace andare attorno per le strade di notte. |
| 550 |
E poi, chissà, forse questa vecchina verrà a trovare Francesco e mi porterà con sé, e noi ci rivedremo ancora. |
| 551 |
Tanto, che bisogno c'era di tenerli aperti? Era così buio che non ci si vedeva fino alla punta del naso. |
| 552 |
Vennero anche dei carabinieri veri, grandi da far spavento. La vecchina fu messa in una lettiga e portata via. |
| 553 |
Spesso il cane si arrestava, si guardava attorno incerto, tornava sui suoi passi, prendeva un'altra direzione. |
| 554 |
Ma che cosa poteva fare di più il povero cucciolo? Tra l'altro, anche lui cominciava ad aver freddo. |
| 555 |
Sarà una bella sorpresa per te. Un treno carico di giocattoli, una carovana intera. Aspettaci e vedrai. |
| 556 |
Che il bambino è stato sollevato di peso, gettato in una macchina e portato chissà dove a grande velocità. |
| 557 |
I bersaglieri, immobili sul tetto delle vetture, guardavano i loro fratelli sudare sotto il peso dei cannoni. |
| 558 |
Si buttò in ginocchio nella neve e cominciò a scavare con le mani. Così il mistero fu subito chiarito. |
| 559 |
I cannoni, disgraziatamente, erano scivolati tra le sbarre ed erano precipitati nel canale della fogna. |
| 560 |
Senza i cannoni, la vita del Generale non aveva più alcun sapore, come la minestra senza sale. E non si alzava. |
| 561 |
Per giunta, gli cadeva addosso anche la neve che gli altri si scrollavano dalle spalle per non soffocare. |
| 562 |
Infine, al posto del signor Generale, si vide una statuina di neve. Tutti erano commossi e rattristati. |
| 563 |
Ma così non fu. Il Canarino sentì gli artigli aguzzi che gli laceravano le ali, lanciò un disperato cip cip. |
| 564 |
Di sotto le ali gli usciva il filo d'acciaio della molla. Il becco, spalancato, fisso in un'espressione di stupore. |
| 565 |
Nello spazio di pochi minuti la carovana della Freccia Azzurra aveva perduto due dei suoi componenti. |
| 566 |
La guardia notturna la raccolse, l'appese al manubrio e lì, in mezzo alla strada, si provò a riparare la molla. |
| 567 |
Gli dirò che l'ho vista, perché io lavoro di notte: che gli manda tanti saluti e gli ordina di stare allegro. |
| 568 |
Il Pilota Seduto tirò un respiro di sollievo e osò finalmente guardare dalla parte da cui veniva la voce. |
| 569 |
Prima invece ero un patriota, e guidavo i guerrieri dall'alto del mio cavallo verso la liberazione della patria. |
| 570 |
Che storia è questa? Ti giuro che non ho mai veduto un aeroplano così piccolo, se non nelle mani dei bambini. |
| 571 |
Il Colonnello dei bersaglieri decise di festeggiare l'avvenimento con un concertino della sua fanfara. |
| 572 |
E via di nuovo, per strade e viali, per viali e piazze, sulla traccia di un bimbo dalle scarpe rotte. |
| 573 |
I fuggitivi non si erano ancora accorti di nulla, anzi, una certa animazione cominciava a regnare nella carovana. |
| 574 |
Questo odore di bambino povero lo riconoscerei tra mille. E tutti trattenevano il fiato, per paura di disturbarlo. |
| 575 |
Invece non disse nulla, ma si vedevano le sue orecchie agitarsi in tutte le direzioni come quelle dei lupi. |
| 576 |
E oltre a Spìcciola, che non fa altro da alcune ore, ecco che anche quel vecchio babbeo si mette a fiutare. |
| 577 |
Non posso mica pagarti perché tu te ne stia comodamente sdraiata in mezzo alla strada a prendere il fresco. |
| 578 |
Spìcciola si fermò davanti a una porticina, e il Macchinista tirò i freni appena in tempo per non investirlo. |
| 579 |
Era una porta come tutte le altre, con una sola differenza: che le altre erano chiuse, e questa era aperta. |
| 580 |
Soltanto le bambole non guardarono nessuno: da un pezzo dormivano, cullate dal dondolio placido del treno. |
| 581 |
No. amico, ti sei sbagliato. Spìcciola non parte. Spìcciola è rimasto sulla soglia della casa abbandonata. |
| 582 |
All'inizio di quell'inverno il babbo si ammalò. Il fascio dei giornali da vendere toccò tutto a Francesco. |
| 583 |
Avrebbe tanto desiderato di possederlo, ma doveva portare a casa tutti i suoi guadagni, fino all'ultimo centesimo. |
| 584 |
Nella prima c'erano quattro banditi con le rivoltelle in pugno. Nella seconda i poliziotti che li rincorrevano. |
| 585 |
Era una paura sciocca, come tutte le paure. Ma la paura ha questo di brutto: che più è sciocca e più fa paura. |
| 586 |
Ma non udì nulla. Sentì solo una mano che gli tappava la bocca ed un braccio che gli stringeva il collo. |
| 587 |
Francesco si provò ad opporre resistenza, ma un vigoroso pugno sul braccio gli consigliò di star quieto. |
| 588 |
Sbrigati. L'ordine fu accompagnato da un altro pugno, stavolta sulle gambe. Francesco mise la testa nel finestrino. |
| 589 |
Chissà che genere di negozio? I ladri lo tenevano per le gambe, mentre si introduceva penosamente nel finestrino. |
| 590 |
Ad un certo punto uno di loro fece scaletta all'altro perché continuasse a sorreggere Francesco per i piedi. |
| 591 |
Francesco si alzò e strisciò con le mani lungo la parete. Ecco la porta. Sentì il freddo del catenaccio sulle dita. |
| 592 |
Dal finestrino gli giungeva la voce concitata del ladro che gli ordinava di far presto, ma Francesco non si mosse. |
| 593 |
Penseranno che io sia un ladro. Se vado a raccontare che mi hanno spinto dentro dal finestrino nessuno mi crederà. |
| 594 |
Aveva di nuovo una terribile paura, ma gridava che l'avrebbero sentito ad un chilometro di distanza. |
| 595 |
Francesco sollevò di qualche centimetro la saracinesca e subito una mano vigorosa la spinse in alto. |
| 596 |
Presto, seguici e non fare storie. Spiegherai tutto al commissario. Intanto era giunta una vettura della polizia. |
| 597 |
Un altro poliziotto venne invece a offrirgli un goccio del suo caffè, e sbuffò come se qualcosa gli desse noia. |
| 598 |
Eppure nessuna si sbagliò, e quel mattino, al risveglio, molte bambine furono felici per loro merito. |
| 599 |
Essa non aveva occhi che per il Pilota Seduto e per nulla al mondo avrebbe voluto perderlo di vista. |
| 600 |
Improvvisamente la Bambola Nera scoppiò in pianto, e tutti le si fecero attorno, per fissarla più da vicino. |
| 601 |
Che cosa vuol dire? Non capisco questa parola, e non ho un vocabolario per vedere che cosa significhi. |
| 602 |
Vide subito, anzi, quel che gli occorreva: un bel catino, grande giusto per un due alberi, pieno d'acqua. |
| 603 |
Sarà ancora mezzo assonnato, ci scommetto. Avrà ancora gli occhi chiusi e in principio non si accorgerà di nulla. |
| 604 |
Il più alto pennone della mia nave. Allora sì che spalancherà gli occhi. Ed io sarò lì pronto a fargli il saluto. |
| 605 |
Un treno non si stanca mai, questa è la questione: i cavalli invece ad un certo punto hanno bisogno di riposo. |
| 606 |
Chissà che cosa pensano, perché parlano pochissimo: su dieci pensieri che fanno, nove li tengono per sé. |
| 607 |
Così non si davano noia: perché, come sapete, i pastelli hanno le gambe lunghissime ed hanno bisogno di spazio. |
| 608 |
Ma per una volta, non mi lamento: mi sono divertito tanto a vedervi entrare dal buco della serratura. |
| 609 |
E voi siete il regalo più bello che io potessi ricevere. Figuratevi che voglio diventare un pittore. |
| 610 |
Non sarà una gran bella carta: sono i fogli dove il droghiere mette il caffè, e io li tengo da parte per disegnare. |
| 611 |
A vederlo balzare qua e là sul foglio con la velocità di un ballerino, metteva addosso un'allegria irresistibile. |
| 612 |
Ancora prima di vedere il suo disegno c'era da scommettere che sarebbe stato qualcosa di assai buffo. |
| 613 |
Dov'è la mia mano? Si mise in ginocchio a cercare la sua mano per terra e la testa gli rotolò via come una palla. |
| 614 |
Nessuno aveva fatto in tempo a vedere la fettina sparire nella sua bocca. Era stato più svelto di un lampo. |
| 615 |
Il Rosso disegnò un altro cerchio più piccolo sopra il primo e continuò per un bel pezzo a fare strani segni. |
| 616 |
Egli aveva disegnato un gatto, un terribile gat tone rosso che si lucidava gli artigli e si leccava i baffi. |
| 617 |
Per Franco, fu una notte indimenticabile. I pastelli, uno dopo l'altro, gli mostrarono quello che sapevano fare. |
| 618 |
Per esempio, gli disegnarono e dipinsero tante bandiere, che la stanza sembrava un giorno di festa nazionale. |
| 619 |
Un vento gelato ha disperso le nuvole, e nel cielo terso come uno specchio nero scintilla qualche stella. |
| 620 |
Già i primi tram sono usciti dalle rimesse e percorrono con un rumore soffocato le rotaie coperte di neve. |
| 621 |
Davanti al casello, a destra e a sinistra, i binari si allungavano all'infinito, come serpenti d'acciaio. |
| 622 |
Poi un rumore terribile ingigantiva, si avventava come un uragano: bisognava tapparsi le orecchie per resistere. |
| 623 |
Ecco il treno, come una città in corsa: le carrozze grandi come case, con centinaia di finestre illuminate. |
| 624 |
Ripararono la Freccia Azzurra dietro la siepe e si sedettero su un ramo, dopo averne fatto cadere la neve. |
| 625 |
Chissà se il babbo dopo aver constatato che il ponte era salvo, avrebbe ugualmente pensato a fermare il treno. |
| 626 |
Cadde nella neve, si rialzò, cadde di nuovo e urtò il ginocchio nella rotaia. Gli sfuggì un lamento. |
| 627 |
Un fischio lacerante soffocò la sua voce. La locomotiva avanzava, sbarrando i due occhi luminosi davanti a sé. |
| 628 |
Allo spuntar del sole la frana era stata sgombrata e il treno potè ripartire. Roberto e il babbo rimasero soli. |
| 629 |
Non mi avevi detto che me lo volevi comperare. È magnifico, guarda. Ci sono le rotaie nei carri merci. |
| 630 |
Forse qualcuno dei viaggiatori del direttissimo lo portava in regalo ai suoi figli, ed ha voluto lasciarlo a te. |
| 631 |
Un timido sole allungava rabbrividendo i suoi raggi sulla neve gelata. Anche la coda di Spìcciola era mezzo gelata. |
| 632 |
Non voleva andare da nessuna parte. Voleva soltanto restar lì, e magari morire lì, pensando a Francesco. |
| 633 |
A quell'ora Francesco dormiva sulla dura panca, nel corridoio del commissariato, con la testa appoggiata al muro. |
| 634 |
Debbono averla perduta i ladri. Siete venuto a riportarla, dunque. Va bene, date qua e grazie tante. |
| 635 |
Io lo conosco come se fosse mio figlio. Era corso alla polizia, ma lo avevano cacciato in malo modo. |
| 636 |
Basterà che lei dica che niente è stato rubato, che conosce quel ragazzo e sa che è un ragazzo per bene. |
| 637 |
Essa era venuta certamente per accusarlo! Doveva averlo visto tante volte, mentre guardava nella vetrina. |
| 638 |
Questo ragazzo può mentire. Lo abbiamo sorpreso in compagnia di due ladri tra i più pericolosi della città. |
| 639 |
Andiamo, dico. Il commissario allargò le braccia. Con quella terribile vecchietta non c'era proprio nulla da fare. |
| 640 |
So che ti piaceva quel bel treno, la Freccia Azzurra, ma quello, purtroppo, è scappato per conto suo. |
| 641 |
Non penserai che ti mandi in giro sulla scopa a portare i doni alla clientela. Francesco si guardò attorno. |
| 642 |
Il negozio gli parve bellissimo, anche con gli scaffali ingombri di cartacce e con la vetrina vuota. |
| 643 |
Stavolta montò proprio sul sedile di pelle, sotto il mantice nero abbassato per riparare dal freddo. |
| 644 |
Il vetturino gli stese sulle gambe una bella coperta calda, montò a cassetta e fece schioccare la frusta. |
| 645 |
Proverò a sgranchirmi le gambe. Tentò di dimenare la coda, ma ci riuscì con difficoltà, tanto era gelata. |
| 646 |
Non sempre i cani sanno dove vanno, e si parla dei cani veri: figuratevi Spìcciola, che era un cane per gioco. |
| 647 |
E pensare che sono rimasto un anno intero nella vetrina della Befana senza crescere di un centimetro. |
| 648 |
Udì un fischio alle proprie spalle. Si voltò, era un garzone in bicicletta, con una grossa cesta sulle spalle. |
| 649 |
Un altro ciclista sbucò proprio davanti a lui da un vicolo e Spìcciola gli balzò incontro pieno di gioia. |
| 650 |
Il ciclista, che non se lo aspettava, perdette il controllo del manubrio e cadde nella neve lungo disteso. |
| 651 |
Che bel successo, davvero! Si accucciò contro un albero a curarsi l'occhio, che gli lagrima va in continuazione. |
| 652 |
Sentiva un bruciore insopportabile: si sarebbe cavato l'occhio, pur di non sentirselo bruciare a quel modo. |
| 653 |
Avete mai visto niente di simile? Spìcciola balzò sulle quattro zampe e filò, con la coda bassa per la vergogna. |
| 654 |
Eppure, come scampanellava allegramente, quel tram! Che faccia simpatica e aperta, quella del tranviere. |
| 655 |
La carrozza deviò impercettibilmente, ma abbastanza perché Spìcciola non finisse sfracellato sotto una ruota. |
| 656 |
Se sapesse quali erano le mie vere intenzioni! A dir la verità, non ci si stava niente male, in quel posticino. |
| 657 |
Mi scarrozzerò tutto il giorno avanti e indietro, poi qualcosa succederà. Sono contento di non essere morto. |
| 658 |
A quest'ora forse me ne starei in qualche tombino a far compagnia ai cannoni del Generale ed ai topi. |
| 659 |
Scommetto che ci si può sdraiare in lungo e in largo, senza dover arrotolare la coda. Ora mi provo a salire. |
| 660 |
È la prima volta in vita mia che vado in carrozza, e me la voglio proprio godere. Ora mi allungherò a comodo mio. |
| 661 |
Chiuse gli occhi per la felicità, ma subito li riaprì, per non perdere di vista Francesco che dormiva. |
| 662 |
Nel tentativo di afferrarsi la coda rotolò due o tre volte su se stesso e finì addosso a Francesco, che si svegliò. |
| 663 |
Aprì gli occhi e subito li richiuse: la luce del mattino entrava nelle sue palpebre come una cascata d'argento. |
| 664 |
Il rumore degli zoccoli del cavallo gli fece tornare in mente tutti gli avvenimenti di quella notte movimentata. |
| 665 |
Riaprì gli occhi e vide Spìcciola che lo guardava scodinzolando, pronto a scattargli in braccio al primo cenno. |
| 666 |
Francesco lo accarezzò dolcemente sul dorso, prima con una mano sola, timidamente, poi con tutt'e due le mani. |
| 667 |
Spìcciola non era più un giocattolo di pezza: un cuore vero batteva, nel punto giusto, entro il suo corpo vibrante. |
| 668 |
Ad accarezzarlo, non era freddo e indifferente come i giocattoli: era tiepido e vivo, e tremava per l'emozione. |
| 669 |
Francesco ebbe il permesso di tenersi il cane, purché non sporcasse per terra e non facesse disastri. |
| 670 |
Spìcciola imparò in un giorno più cose che in un anno. Imparò ad abbaiare per avvertire che entrava un cliente. |
| 671 |
Con tutta quella gente Spìcciola non s'intendeva. Era un popolo silenzioso e immobile, che non gli dava confidenza. |
| 672 |
Fu come un segnale e una parola d'ordine. La gente cominciò a gridare e a correre da tutte le parti. |
| 673 |
Non ti vergogni, essere già ubriaco a quest'ora? Il centralinista dei pompieri troncò la comunicazione. |
| 674 |
Per giustificare la sua caduta non ci voleva meno di una catastrofe cosmica. I dolci giacevano fino a mezza strada. |
| 675 |
Sei proprio ignorante. Chissà cosa t'insegnano, in seconda. Proprio quello che insegnano a te in quinta. |
| 676 |
Ma lo spettacolo più interessante era sempre quello che forniva dal cielo il gigantesco oggetto misterioso. |
| 677 |
Sta' attento se regalano qualcosa. L'altra volta che distribuivano i palloncini non mi hai fatto arrivare in tempo. |
| 678 |
La lingua di Zorro fu sul bersaglio e leccava furiosamente. La coda, adesso, pareva la pala di un elicottero. |
| 679 |
Nessun dubbio: il misterioso oggetto caduto dal cielo non era altro che un grosso pezzo di cioccolato. |
| 680 |
Chi siano non lo so. Secondo me, sentenziò Rita, indicando la gran macchia rotonda in cielo, quella è una pizza. |
| 681 |
Per trovare il diametro, basta dividere per tre e quattordici. Lo sappiamo, lo sappiamo. Tirate avanti. |
| 682 |
Dal basso in alto, eccone la disposizione: bruno, rosa, verde, bruno di nuovo, giallo, violetto, bianco. |
| 683 |
Prendete quota, misurate l'altezza e osservate la superficie superiore. Mantenete distanza di sicurezza. |
| 684 |
Riferite. L'altezza laterale dell'oggetto misterioso è di circa venticinque metri. Per calcolare il volume. |
| 685 |
Passo. Ricevuto, sissignore. Vedo delle sfere rosse inserite a regolare distanza nella superficie bianca. |
| 686 |
Somigliano a grosse ciliege candite, se m'è permesso il paragone. Non vi è permesso! s'infuriò il generale. |
| 687 |
Non certo per tirar giù un altro pezzo di cioccolato: l'ho lanciato per fare dei segnali ai marziani. |
| 688 |
Passo. Sono le dodici e quarantasette. Raggiungo nuovamente la superficie superiore dell'oggetto in osservazione. |
| 689 |
Passo e chiudo. E il generale sottolineò quella voce del verbo chiudere con un robusto pugno sul tavolo. |
| 690 |
L'attesa durò fino al tramonto. L'oggetto misterioso perdeva quota insensibilmente, un centimetro per volta. |
| 691 |
E di sopra è rosa, gialla, verde: una torta millegusti. Quelli debbono essere i colori della bandiera marziana. |
| 692 |
Io dico che è una torta, tu dici che è un'astronave. Chi vince, prende la paga della settimana di tutti e due. |
| 693 |
Al tramonto, come ogni sera, tornava verso il Monte Cucco, attraversando la borgata in tutta la sua lunghezza. |
| 694 |
Prendi le tue palette, disse Paolo con un'improvvisa decisione, quelle che adoperavi l'anno scorso al mare. |
| 695 |
Il cane brontolò con sospetto, ma dovette rincorrere un agnello che non stava in fila. I pastori non si voltarono. |
| 696 |
Dove andate voi? gridò ad un tratto un vigile, che aveva sentito alle proprie spalle il pesticciare del gregge. |
| 697 |
Tornate indietro, indietro! Anche gli altri vigili si erano voltati e scoppiarono a ridere bonariamente. |
| 698 |
Quattro sassi appena, ma bastarono a nasconderli entrambi. Ora non ci possono più vedere, disse Paolo. |
| 699 |
Prendi la paletta: se è una torta, ci fai un buco e ci nascondiamo lì dentro. Paolo prese la paletta di malumore. |
| 700 |
Si sentiva anche un po' ridicolo, ad affrontare con una paletta da spiaggia i visitatori provenienti dallo spazio. |
| 701 |
Ed era tanto assorta nella sua merendina che Paolo dovette chiamarla tre volte per ottenere risposta. |
| 702 |
Le scommesse non si fanno mica per sprecare il fiato. Va bene, te l'ho detto. Ma adesso lasciami lavorare. |
| 703 |
Voglio esplorare tutta la torta. Non sono mica venuto fin quassù per mangiare, io. Ecco come sei, tu. |
| 704 |
Sotto i colpi delle palette la torta si apriva docilmente, come la giungla sotto il coltello dell'esploratore. |
| 705 |
I due fratelli attraversarono senza difficoltà diversi filoni di crema, di panna, di pasta mandorlata. |
| 706 |
No, non di là: scava in questa direzione, dobbiamo seguire il raggio se vogliamo arrivare al centro. |
| 707 |
Ci dev'essere del gelato, in questa torta. Peccato che non abbiamo portato la bussola per orientarci. |
| 708 |
Eh, lo so che sei bravo. Però la scommessa l'ho vinta io. Uhm... in questo punto hanno messo troppo liquore. |
| 709 |
Stiamo camminando sui savoiardi. Sotto i piedi, a dire la verità, io preferisco i croccanti: sono più solidi. |
| 710 |
Nella parete di avanzamento la paletta aveva aperto un pertugio, dal quale usciva un tenue raggio di luce. |
| 711 |
Trascorsero un paio di minuti, durante i quali Paolo e Rita si alternarono in osservazione davanti al pertugio. |
| 712 |
Non ancora. Dimmi almeno cosa devi pensare, così posso pensare anch'io. Ad aspettare mi annoio tanto. |
| 713 |
Anche lui, purtroppo, ad alta voce: l'eccitazione del momento gli aveva fatto dimenticare le regole della prudenza. |
| 714 |
Fa il giro della sua grotta, orecchiando alle pareti... Mi sembra il momento di tagliare la corda. Aspetta. |
| 715 |
Vestiva una lunga palandrana grigia, qualcosa fra il camice di un magazziniere e il grembiule di un droghiere. |
| 716 |
Ne fece in pochi attimi un finestrino e vi si affacciò, continuando a gracidare nella sua lingua incomprensibile. |
| 717 |
E allora vide, o gli parve di vedere, la luce di un sorriso disegnarsi dietro, sotto e tutto intorno agli occhiali. |
| 718 |
Ecco un chiarore, laggiù... E' notte, fuori, ma tutti i riflettori sono accesi e puntati sulla torta. |
| 719 |
Tutti i riflettori lo inseguono, sciabolando sulla collina. In basso scoppia una confusione infernale. |
| 720 |
Non so, credo nello scendere. Torno a riprenderla. Brava, così ti acchiappano e salta fuori tutta la storia. |
| 721 |
E la torta se la mangiano loro. Hai ragione, è meglio sacrificare la scarpa. La mamma non era ancora rincasata. |
| 722 |
Porta la scarpa al comando e levati il pensiero, gli suggerì un collega. Sicuro che ce la porto. E subito. |
| 723 |
Signori, disse, se permettono. I bambini, si sa, non conoscono il pericolo né la differenza tra il bene e il male. |
| 724 |
Domandate al sor Gustavo qua di fronte, che ha passato la serata in casa nostra a guardare la televisione. |
| 725 |
Ah, che Rita ha di nuovo le scarpe consumate. Quella ragazzina se le mangia, le suole, se le beve addirittura. |
| 726 |
Io non ho detto questo. E già, non l'avete detto, ma io l'ho capito lo stesso. Insomma, gli ordini non li do io. |
| 727 |
Ma, sora Matilde, l'ordine riguarda solo i bambini. Ah, no, è troppo facile prendersela con le creature innocenti. |
| 728 |
La sora Cecilia, vedendo il marito alle prese con la portiera, scese a precipizio, per dargli man forte. |
| 729 |
Domandale dove e come ha perso la scarpina. E fammi entrare, se non vuoi che i vicini sentano tutto. |
| 730 |
Era la faccia di tutti i giorni, forse un po' più preoccupata del solito, ma senza segni visibili di pazzia. |
| 731 |
Sa chi sono. Dunque c'è stata, è stata lassù, li ha visti. E ha perso la scarpa uscendo dall'astronave. |
| 732 |
E' una torta. La madre, cambiando rapidamente fronte, le mollò uno scapaccione. Te la do io la torta. |
| 733 |
Tu vai al comando e racconti come stanno le cose. A me, mi sa tanto che questi ragazzini ci prendono in giro. |
| 734 |
I bambini hanno la fantasia accesa, borbottò il generale. Sono anche spiritosi, aggiunse un colonnello. |
| 735 |
Niente impedisce di supporre che i marziani sappiano fabbricare il cioccolato, disse il professor Rossi. |
| 736 |
Venendo qui ho fatto il giro delle pasticcerie. Primo nessuno vende, al Trullo, cioccolato in blocchi così grossi. |
| 737 |
Masticarono. Deglutirono. Rimasero lì immobili come due busti ai giardini pubblici, per qualche attimo. |
| 738 |
In una vecchia cava abbandonata aveva tentato di far passare il tempo dando la caccia alle lucertole. |
| 739 |
Si ritrovò fra i pompieri di cui aveva attraversato lo sbarramento, la sera prima, per ben due volte. |
| 740 |
Aspettò che il pompiere guardasse dall'altra parte e scagliò il sasso su per la collina, con tutta la sua forza. |
| 741 |
Senza esitare, obbedendo al vecchio gioco, Zorro si precipitò in direzione del sasso, per riportarlo al padrone. |
| 742 |
E' pericoloso! gridavano i pompieri. Le loro grida avevano attirato in quel punto una piccola folla. |
| 743 |
Sta' buono, ordinò Paolo. Qualcosa gli diceva che poteva fidarsi di quell'ometto e delle sue intenzioni. |
| 744 |
Vedo che tu mi prendi per un pasticciere. No, ragazzo mio, non sono un pasticciere: sono soltanto un pasticcione. |
| 745 |
Però parla benissimo l'italiano. Quanto a questo, posso parlare una dozzina di lingue altrettanto bene che la mia. |
| 746 |
I marziani, sicuro. Ci sarà un allarme. Si è pensato a un'invasione di forze provenienti da un altro pianeta. |
| 747 |
Del resto, credo di aver perfino dimenticato il mio nome, tanto è segreto. Chiamami professor Zeta, se vuoi. |
| 748 |
Paolo, senza perdere tempo, gli raccontò la storia del celebre burattino. Ma il professore non lo ascoltò a lungo. |
| 749 |
Una magnifica torta, professore, rispose Paolo, la più grande, la più straordinaria che mai si sia vista. |
| 750 |
Una torta volante, più grande di tutti gli oggetti volanti che abbiano mai attraversato gli spazi. Una torta. |
| 751 |
Tu non puoi capire. Scusi, sa, ma il cioccolato lo capisco benissimo e le posso assicurare che è di prima qualità. |
| 752 |
Ho scavato in lungo e in largo, ho esplorato una ventina di raggi, la circonferenza, la superficie, il volume. |
| 753 |
Se la torta era radioattiva non era commestibile. Ti ripeto che non puoi capire. Allora mi spieghi lei. |
| 754 |
Lo sanno anche i sassi. E' quel nuvolone mortale che si forma dopo l'esplosione di una bomba atomica. |
| 755 |
Pressappoco. Ora, come tu sai, il fungo diventa preda dei venti, che lo sospingono in qua e in là... |
| 756 |
Rifletti, però. Gran parte della nuvola atomica si disperde nell'atmosfera e i suoi effetti mortali vanno sprecati. |
| 757 |
Con una sola bomba si otterranno gli effetti di un intero magazzino atomico. Che bellezza, esclamò Paolo. |
| 758 |
Materiali di prim'ordine, rifiniture eleganti, un congegno perfetto. Ricordo la cerimonia dell'inaugurazione. |
| 759 |
Sai, uno di quei pasticcini alla crema e al cioccolato. Lì per lì, ci si fece sopra una bella risata. |
| 760 |
La bomba doveva essere sganciata da un aereo e scoppiare a dieci chilometri dal suolo, anzi, dal mare. |
| 761 |
Anche i miei bambini li adorano. Ah, lei ha dei bambini. Ne ho due, uno più bello e più caro dell'altro. |
| 762 |
Perché la colpa è certamente mia. Il pasticcino del ministro ha certamente contribuito a questo assurdo risultato. |
| 763 |
Non lo so nemmeno io. I venti hanno portato la torta, la torta ha portato me. Da mangiare non me ne mancava. |
| 764 |
Non sapevo che la torta avesse atterrato, e tanto meno che avesse scelto proprio Roma per l'atterraggio. |
| 765 |
Il mio dovere è di distruggere questo oggetto, perché non rimanga traccia del mio infelice esperimento. |
| 766 |
Sarà la prima volta che uno scienziato morirà in una torta, invece di mangiarsela. Ma io glielo impedirò. |
| 767 |
Io penso soltanto che come scienziato atomico sono disonorato per sempre. E' inutile che tu insista, Paolo. |
| 768 |
Non rimarrà loro che aprire il fuoco subito, prima che scada il mio ultimatum. E sarà la fine per la torta. |
| 769 |
E il professore cominciò senz'altro a vergare con mano tremante per l'eccitazione il testo dell'ultimatum. |
| 770 |
Ti butterò giù dalla torta con la forza. Il professor Zeta disse queste parole con una strana espressione. |
| 771 |
Questo saggio di scrittura marziana, disse, li convincerà che non c'è trucco. Piegò il foglio e lo tese a Paolo. |
| 772 |
Sono un uomo buono, io. Un uomo buono che vuol far bombardare la torta perché nessuno possa mangiarne. |
| 773 |
Pensando che Paolo fosse in pericolo, Zorro balzò su con un ringhio e addentò i polpacci del povero professore. |
| 774 |
E fin che io resto qua la torta è salva, perché lei non vorrà far morire anche me. Almeno, lo spero. |
| 775 |
Lasciami morire nel mio errore, lo pregava. Sarebbe il più grave errore della storia, rispondeva Paolo. |
| 776 |
Parecchie ore, pensiamo. E non è il caso di descriverne una per una le vicende, del resto puramente verbali. |
| 777 |
Mille, duemila... Eccoli, stanno arrivando da soli, senza bisogno del messaggio. E sono assai più di duemila. |
| 778 |
Era cioccolato vero, verissimo. E non era per niente avvelenato, altrimenti a quest'ora io sarei bell'e morta. |
| 779 |
Capirò bene se la pancia mi fa male o no. Non bisogna mica essere professori per sapere dov'è la pancia. |
| 780 |
E vi dico anche, se lo volete sapere, che quella cosa là sul Monte Cucco non è un'astronave, è una torta. |
| 781 |
La sua mente malata mescola l'immagine di quel dolce fatale e le avventure di Pinocchio in una tremenda confusione. |
| 782 |
Speriamo di poter far qualcosa. Per cominciare, direi proprio che un'iniezione calmante è indispensabile. |
| 783 |
Strano, non mi fa male nemmeno lì. Il professor Rossi era quasi mortificato di non sentire più il dolore. |
| 784 |
Niente, disse la più grande delle bambine, dondolandosi nella sua vestaglia rossa. Siamo malati anche noi. |
| 785 |
E' la migliore della terra di sicuro. Anzi, è una pizza spaziale. E' arrivata dal cielo proprio ieri. |
| 786 |
E come fai a sapere se ci sarà ancora la torta, quando uscirai? domandò la bambina con la vestaglia rossa. |
| 787 |
Brava, così ti riporteranno subito all'ospedale. Invece io so come arrivare al Trullo facendo il giro dei campi. |
| 788 |
Era sempre la bambina con la vestaglia rossa che parlava. Ma allora, aveva già pensato a tutto, quella lì. |
| 789 |
Anzi, prendi prima un foglietto e una matita perché ti debbo dettare degli appunti importanti. Ci sei?. |
| 790 |
Prendi il mio, sta nella mia cartella. Presto, presto per carità, imploravano i bambini, impazienti. |
| 791 |
A mala pena i pochi bambini che si fossero trovati in quel momento a giocare intorno alle fontane o all'obelisco. |
| 792 |
Poi il pifferaio, per raggiungere le orecchie di tutti i bambini di Roma, avrebbe dovuto fare il giro della città. |
| 793 |
Rimasero a mezzo gli svolgimenti dei temi, le soluzioni dei problemi, le risposte di storia e di geografia. |
| 794 |
Macché: avrebbero potuto recitare in fila tutti i santi del calendario che nessuno si sarebbe voltato a rispondere. |
| 795 |
Ci fu anche qualche piantuccio, si sa. Portate anche me! implorava un bambino con la gamba ingessata. |
| 796 |
Non potrò più far distruggere la torta. E io scommetto, disse Paolo, che la torta sarà distrutta lo stesso. |
| 797 |
Lasciatene un po' anche per noi! gridavano invece i nuovi arrivati, che ancora arrancavano su per la collina. |
| 798 |
Fate uno sforzo. Insomma, signor generale, i ragazzini si stanno mangiando l'oggetto misterioso pezzo per pezzo. |
| 799 |
Volete dire che il nemico spaziale sta distribuendo pasticcini? Signor generale, il nemico non si vede per niente. |
| 800 |
Si vedono solo bambini: e l'oggetto spaziale si vede sempre meno, lo stanno semplicemente facendo sparire. |
| 801 |
Cosa volete che c'importi di vostra moglie, in questo momento! Aspetti un momento che ripiglio fiato. |
| 802 |
Signor generale, è stato l'affare di due minuti. Mia moglie, quando ci si mette, è un autentico pericolo pubblico. |
| 803 |
Le donne, signor generale. Hanno sfondato gli sbarramenti. Stanno dando l'assalto alla collina da tutte le parti. |
| 804 |
C'era da aspettarselo, commentò qualcuno, nella stanza. Il nemico ci ha legato le mani, impedendoci ogni mossa. |
| 805 |
Avremmo dovuto bombardare l'oggetto misterioso fin dal primo minuto, ecco quel che avremmo dovuto fare. |
| 806 |
Siete agli arresti, e basta. E ringraziate il cielo che almeno uno dei vostri figli è in salvo, all'ospedale. |
| 807 |
Era forse il solo che non mangiava. Sazio e felice si aggirava per la torta, dando la mano al professor Zeta. |
| 808 |
Questo è il professore che ha fatto la torta. Buon appetito, signora. Complimenti, professore, complimenti davvero. |
| 809 |
La sua torta è un capolavoro. Il professor Zeta cominciava ormai anche lui a pensare la stessa cosa. |
| 810 |
Nessun esperimento riuscito gli aveva dato la felicità che gli stava procurando quell'esperimento sbagliato. |
| 811 |
Calava lentamente la sera. Già un gruppetto, un altro, un altro ancora, si avviavano verso la discesa. |
| 812 |
La sua circonferenza si era rapidamente ritirata verso il centro, poi anche dal centro il vuoto si era fatto largo. |
| 813 |
I Limoni di corte avevano il campanello d'argento, e i Limoncini di bassa forza un campanello di bronzo. |
| 814 |
Sua Altezza vide in pieno giorno tutte le stelle del firmamento, senza l'aiuto dell'astronomo di corte. |
| 815 |
Lo andai a comperare al mercato con il soldi del cappone: il cappone lo mangerò quando sarà finita la casa. |
| 816 |
Invece quando fece per entrare, battè un ginocchio sul tetto e minacciò di far crollare tutta la baracca. |
| 817 |
Si inginocchiò davanti alla porta e così carponi e ginocchioni, strisciando e sospirando, entrò nella sua casina. |
| 818 |
E i piedi? Bisognava tirare dentro anche i piedi, altrimenti in caso di pioggia si sarebbero bagnati. |
| 819 |
Mastro Uvetta si grattò la testa, secondo il solito, e borbottò qualcosa, ma non si potè capire cosa. |
| 820 |
Qualche volta li lasciava entrare a turno nella casetta e lui stava fuori a guardare che non facessero disastri. |
| 821 |
Fissava il sor Zucchina, lo fissava e lo fissava, crollando la testa minacciosamente, senza dire una parola. |
| 822 |
La terra è delle Contesse, e tu mi farai il piacere di andartene su due piedi. Del resto te lo dirà l'avvocato. |
| 823 |
Non avete alcun rispetto per quelle due poverine, vedove, orfane di padre e di madre e senza neanche uno zio. |
| 824 |
Naturalmente, invece, ci vide la sua faccia, rossa di fuoco, con gli occhietti piccoli, con la bocca cattiva. |
| 825 |
Infatti, siccome non aveva cuore, non gli era mai capitato di piangere, e poi non aveva mai sbucciato le cipolle. |
| 826 |
Il fenomeno gli parve così strano che balzò sul calesse, frustò il cavallo e scappò via a gran velocità. |
| 827 |
E a me tocca starmene tutto il tempo al sole, fin che siano asciutti. Guarda i segni delle mollette. |
| 828 |
Mastro Uvetta e Cipollino, sulla soglia della bottega, assistettero a quella scena senza poter muovere un dito. |
| 829 |
Mastino passeggiò per un po' davanti alla casetta, in su e in giù, dimenando la coda per darsi delle arie. |
| 830 |
Verso le tre del pomeriggio il sole scottava tanto che perfino i sassi sudavano. Il Mastino non ne poteva più. |
| 831 |
Cipollino mise il pollice sulla bocca della bottiglia e poi, portandosela alle labbra, finse di bere. |
| 832 |
E così dicendo si portò di nuovo la bottiglia alla bocca e finse di inghiottirne un paio di sorsate. |
| 833 |
Non mi avevate detto che era una bottiglia miracolosa? Ma non fece in tempo a dirlo e cadde addormentato. |
| 834 |
Chissà se mi ringrazierai ancora per l'acqua fresca, quando ti sveglierai. Il cancello del parco era aperto. |
| 835 |
Se fosse un gran palazzo non lo direi nemmeno, ma una casa tanto piccola non si farà fatica a nasconderla. |
| 836 |
Fagiolino, che era il figlio del cenciaiolo, scappò subito a casa e tornò di lì a poco col carretto. |
| 837 |
Tutti guardarono dalla parte del sor Pisello, che passava di lì fingendo di essere in un altro posto. |
| 838 |
Una volta l'ho avvisato che un bruco gli camminava sulla schiena: capirete, gli ho quasi salvato la vita. |
| 839 |
Si tagliarono alla meglio la barba con la lametta arrugginita e se ne andarono, con molti ringraziamenti. |
| 840 |
E così aveva deciso di mangiare anche di notte e di ridurre a un'ora il tempo destinato alla digestione. |
| 841 |
Quando ebbe finito gli alberi, cominciò a vendere le sue terre e con il ricavato comprava altra roba mangereccia. |
| 842 |
Il tuo povero marito, pace al suo nocciolo, aveva parenti piccoli e magri, che quasi non si vedono a occhio nudo. |
| 843 |
Il mio povero marito invece, pace al suo nocciolone, aveva parenti grandi e grossi, visibili a grande distanza. |
| 844 |
Pomodoro mandò a chiamare il cenciaiolo del paese, ossia Fagiolone, perché portasse il suo carretto. |
| 845 |
Fagiolone afferrò le stanghe della carriola e tirò con tutte le sue forze, ma non la spostò di un centimetro. |
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Per convincerlo a restare in vita Donna Seconda gli regalò tutte le camicie di seta del suo povero marito. |
| 847 |
Questa volta si era arrampicato in cima allo specchio e minacciava di buttarsi a capofitto sul pavimento. |
| 848 |
Ciliegino, ubbidiente, andò a studiare un'altra lezione: ogni giorno ne studiava centinaia e centinaia. |
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Ciliegino non sapeva da che parte voltarsi per non prendersi dei rabbuffi e si sentiva veramente infelice. |
| 850 |
Essi risposero che l'avevano visto nascondersi sotto il berretto del comandante e scapparono sghignazzando. |
| 851 |
Ciliegino passeggiava solo soletto, stando bene attento a non calpestare le aiuole e a non rovinare i fiori. |
| 852 |
Questi cartelli erano un'idea di don Prezzemolo, che non era un prete, ma il precettore di Ciliegino. |
| 853 |
Mentre dunque Ciliegino passeggiava nel parco, si sentì chiamare da due voci squillanti come campanelli. |
| 854 |
Entrò decisamente nell'erba, calpestandola con tutta la forza delle sue gambette e si avvicinò all'inferriata. |
| 855 |
Ma poi, vedendo Cipollino e Ravanella che ridevano senza ritegno, si lasciò andare e rise a pieni polmoni. |
| 856 |
Per la prima volta nel cuore di Ciliegino c'era quella cosa strana e terribile che si chiama dolore. |
| 857 |
Il barone Melarancia, come certi grassi molto grassi, aveva qualche cosa di dolce in fondo al cuore. |
| 858 |
Mica tanto, però: un cucchiaino, ecco. Ma conoscendo il vizio del barone, quella generosità non era da disprezzare. |
| 859 |
Mandarono a chiamare i medici più famosi. Venne prima il dottor Fungosecco e ordinò un decotto di funghi vecchi. |
| 860 |
Col sugo delle nespole del Giappone imbrattarono le lenzuola, ma Ciliegino non dava segni di miglioramento. |
| 861 |
Lo chiamavano il dottore dei poveri perché ordinava pochissime medicine, e quelle poche le pagava lui di tasca sua. |
| 862 |
E si volse per chiedere il parere del sor Pisello, che quando c'era bisogno di un suo parere era sempre presente. |
| 863 |
Ma egli era di temperamento malinconico e suonava solamente canzoni tristi, che facevano venir voglia di piangere. |
| 864 |
Per fortuna in quel momento Pomodoro non era in ascolto', perché aveva troppo da fare al capezzale di Ciliegino. |
| 865 |
Senza archetto non si poteva far musica e l'esercito dei topi avanzava, lanciando terribili strida di guerra. |
| 866 |
Mastro Uvetta non gli rispose nemmeno e accennò un miagolio così bene imitato che l'esercito dei topi si arrestò. |
| 867 |
Le trombe suonarono la ritirata e l'intero esercito si ritirò più in fretta che potè, con in testa il Topo in capo. |
| 868 |
Alla vista di Fragoletta che armeggiava attorno al suo telefono segreto, il Cavaliere montò su tutte le furie. |
| 869 |
Ossia, non si accorsero del cane Mastino, che mentre faceva il giro d'ispezione piombò loro addosso come una furia. |
| 870 |
Qualcuno sta scavando una galleria – concluse Cipollino dopo aver posto l'orecchio alla parete della fossa. |
| 871 |
Però la compiango sinceramente. Dover stare giorno e notte in un posto così chiaro dev'essere una tortura. |
| 872 |
Dico io: se volete mettere qualcuno in prigione, mettetelo almeno in un posto dove possa riposarsi la vista. |
| 873 |
Io preferirei di no, perché ho una certa fretta, ma forse lei non è abituato a correre nelle gallerie. |
| 874 |
Scavando produceva un rumore simile a quello di un martello pneumatico. Cipollino faticava a tenerle dietro. |
| 875 |
Mentre si dirigeva verso la prigione, gli pareva di essere diventato più leggero di una ventina di chili. |
| 876 |
Si starà certo struggendo in lacrime. Scommetto che mi cadrà ai piedi e mi supplicherà di perdonargli. |
| 877 |
Quando però ebbe aperto la porta e accesa una lampadina tascabile, non trovò nessuna traccia del prigioniero. |
| 878 |
Le guardie scavarono febbrilmente e alla fine tirarono fuori Pomodoro come si estrae una patata dal solco. |
| 879 |
Cipollino tese l'orecchio: gli giungeva un lontano brusio, ma non riusciva a distinguere in esso alcuna voce. |
| 880 |
No, non mi dica che non ha sentito. Mi dica piuttosto con quali intenzioni mi ha fatto venir fin qui. |
| 881 |
Ma mi dovevi avvisare che saremmo piombati in un inferno di luce. Non avresti dovuto mentirmi su questo punto. |
| 882 |
Cipollino avrebbe voluto rincorare la compagnia, ma con tutta la sua buona volontà non trovò le parole. |
| 883 |
Fragoletta lo spiava tutto il tempo, ma non riusciva a scoprire dove tenesse la chiave della prigione. |
| 884 |
Decise di consigliarsi con Ciliegino che, come sapete, era sempre ammalato e piangeva giorno e notte. |
| 885 |
Intanto io farò un giro d'ispezione. Fragoletta non finiva di meravigliarsi per l'energia di Ciliegino. |
| 886 |
Scesa la notte, la servetta portò a Pomodoro uno squisito dolce di cioccolata. Pomodoro ne fece un boccone. |
| 887 |
Era diventato un acrobata perfetto, avrebbe perfino potuto guadagnarsi onestamente la vita in un circo. |
| 888 |
Ed ecco che nel sogno gli veniva incontro il Barone Melarancia con fare minaccioso, pretendendo metà della torta. |
| 889 |
Ecco, non avevano pensato alle guardie. Fragoletta si succhiò il dito: le idee lei le cercava sempre nelle dita. |
| 890 |
Tu chiamerai le guardie e me le manderai incontro. Quando sei solo apri la prigione e tutto è fatto. |
| 891 |
E indicò loro un sentiero che portava dritto dritto nella foresta. – Le guardie sono andate da quell'altra parte. |
| 892 |
Cipollino si trattenne a salutare affettuosamente Ciliegino, che aveva e lacrime agli occhi per la gioia. |
| 893 |
Fecero due o tre volte il giro del villaggio e arrestarono un gatto, malgrado le sue vivaci proteste. |
| 894 |
Propongo che sia messo alla tortura fin che non dica la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. |
| 895 |
Se foste colpevole, potreste rivelarmi qualcosa. Se siete innocente, è probabile che non sappiate nulla. |
| 896 |
Finito di dire queste parole, diventò bianco, cosa molto strana per un pisello, e cadde a terra svenuto. |
| 897 |
In fondo, è un ragazzo furbo, e quel che ha fatto, lo ha fatto per nobiltà di cuore, per aiutare i poveri. |
| 898 |
Anch'io, se lo sapessi non lo direi: non vorrei che per colpa mia quei poveracci passassero altri guai. |
| 899 |
Pomodoro gli tese la mano e se la lasciò stringere a lungo. Il sor Pisello ormai era in vena di chiacchierare. |
| 900 |
Doveva morire. Così piccolo, così grasso, così verde, con la testa lavata e le unghie tagliate, e doveva morire. |
| 901 |
Cipollino cominciò col farsi prestare una lesina da Mastro Uvetta per grattarsi in testa, in cerca di un'idea. |
| 902 |
Cipollino schizzò via come un topo e in due salti fu sotto la quercia del sor Mirtillo. La casa non c'era più. |
| 903 |
Le guardie batterono i denti per la paura, e per un quarto d'ora si sentì un tic tic tic che pareva la grandine. |
| 904 |
Col permesso di Vostra Eccellenza non si dovrebbero mai lasciar fuggire i prigionieri dalla prigione. |
| 905 |
Tutti sono capaci di trovare il loro letto a occhio nudo. Ma un investigatore deve agire scientificamente. |
| 906 |
Questa volta, invece della bussola, Mister Carotino usò uno dei suoi potentissimi cannocchiali di marina. |
| 907 |
Segugio si accontentò di leccarsi i baffi, poi diede una leccatina anche alla faccia del suo padrone. |
| 908 |
Pregò il cane di dargli un numero. Segugio introdusse la zampa nel sacchetto e tirò fuori il numero sette. |
| 909 |
Questa volta uscì il numero trenta e Mister Carotino ne dedusse che dovevano fare trenta passi a sinistra. |
| 910 |
Egli li aveva avvisati dell'arrivo di Mister Carotino e aveva preparato con loro un piccolo piano di battaglia. |
| 911 |
Anche l'investigatore vide il cespuglio agitarsi. Si buttò a terra, subito imitato da Segugio e rimase immobile. |
| 912 |
Preoccupatissimo si tastò sotto la giacca e respirò di sollievo, costatando che il cuore batteva ancora. |
| 913 |
Carotino balzò in piedi e, seguito da Segugio, si mise a correre verso nord, senza perdere di vista la bussola. |
| 914 |
Carotino era rimasto indietro di qualche passo, e quando girò l'angolo non vide più il suo fedele aiutante. |
| 915 |
Da dieci anni è al mio servizio, ma non sono ancora riuscito a fargli perdere il vizio di distrarsi. |
| 916 |
L'investigatore guardò in su, tra i rami, e proprio in cima, legato al ramo più alto della quercia, vide Segugio. |
| 917 |
Addio, dunque, o cane infedele. A sentirsi insultare a quel modo, il povero Segugio scoppiò a piangere. |
| 918 |
Non mi sono mai arrampicato su una pianta in vita mia, e non sarà il tuo esempio a farmi cambiare abitudini. |
| 919 |
Inoltre si tratta quasi certamente di ragazzi assoldati dagli evasi per farci perdere le loro tracce. |
| 920 |
Il Visconte aveva letto molti libri di caccia grossa e conosceva ogni sorta di avventure di viaggio. |
| 921 |
Ma giunti alla grotta non trovarono più nessuno. La grotta era deserta. Le ceneri del focolare erano fredde. |
| 922 |
Si erano tanto affezionati a quei centodiciotto mattoni, che li consideravano come centodiciotto figli. |
| 923 |
I lupi brontolavano un poco, poi si allontanavano e per consolarsi sbranavano tutte le lepri di passaggio. |
| 924 |
Dovete sapere che mio padre e mia madre sono chiusi nel giardino zoologico, nel palazzo del Governatore. |
| 925 |
Gli uomini e gli orsi saranno gentili gli uni con gli altri, e quando si incontreranno si caveranno il cappello. |
| 926 |
Dice che non dormono mai, e giorno e notte sognano la libertà. Io poi non so che cosa sia, questa libertà. |
| 927 |
Eppure ho promesso al mio babbo di liberarlo, e un giorno o l'altro, quando sarò pronto, tenterò l'impresa. |
| 928 |
Attento ora, siamo alle porte della città. Il giardino zoologico è da quella parte. Cerchiamo di far piano. |
| 929 |
Aveva il sonno profondo e non si svegliò quando Cipollino e l'Orso bussarono discretamente alla porta della stalla. |
| 930 |
Cerco sempre di indovinare i suoi sogni, mentre dorme. Dai sogni si può capire se un uomo è buono o cattivo. |
| 931 |
Forse perché non riesce a sgusciare la nocciolina? No, no, non dorme perché sogna la sua foresta lontana. |
| 932 |
I due poveri vecchi riconobbero subito il loro figliolo e gli tesero le braccia attraverso le sbarre. |
| 933 |
I due vecchi vollero passare prima a salutare una famiglia di orsi bianchi che viveva in un laghetto. |
| 934 |
I suoi aiutanti si svegliarono e circondarono il giardino. La fuga era diventata del tutto impossibile. |
| 935 |
Ma se lei vuole che io sia sgarbata, la servo subito. Così dicendo, la scimmia gli voltò la schiena, offesissima. |
| 936 |
Il Barone Melarancia stava salendo in treno e naturalmente, data la sua pancia, faceva una tremenda fatica. |
| 937 |
Spingeva senza togliersi dalle labbra il fischietto, e per la fatica gli scappò un sonorissimo fischio. |
| 938 |
Ma per lui fu una fortuna, perché il treno, partendo, gli diede una scossa che lo spinse in carrozza. |
| 939 |
Un'altra specialità di questo treno era il macchinista. Era molto bravo, come macchinista, questo sì. |
| 940 |
La barca ha la vela rossa, quadrata e in cima alla vela sventola una bandiera turchina con tante stelle gialle. |
| 941 |
Ciliegino e Cipollino ascoltarono tranquilli il racconto del controllore, dimenticando per un poco i loro pensieri. |
| 942 |
I due investigatori si sgranchirono le gambe e ripartirono subito di corsa per continuare le loro ricerche. |
| 943 |
Attenti! Il boscaiolo si rimise sull'attenti, fece il saluto e li guardò filar via a tutta velocità. |
| 944 |
Non era passata un'ora, e la quercia era quasi abbattuta, quando passarono di lì Cipollino e Ciliegino. |
| 945 |
Sopra il suo capo, sentiva passare continuamente della gente: isolata, a piccoli gruppi, a gruppi numerosi. |
| 946 |
E passavano a una tale velocità, che quando la Talpa risaliva alla superficie per osservarli, erano già scomparsi. |
| 947 |
Proprio in quel punto, in una fila di botti si apriva un varco, e in fondo al varco si vedeva una porticina. |
| 948 |
Maledicendo in cuor suo alla gola del Barone, Mandarino allungò distrattamente la mano per prendere la bottiglia. |
| 949 |
Ciliegino pensò alla galleria segreta che collegava il Castello alla foresta e fece da guida alla spedizione. |
| 950 |
Zucchina si mise seduto e si affacciò al finestrino, mentre il sor Mirtillo gli si sdraiava sui piedi. |
| 951 |
Fece preparare una bella tenda per le Contesse, che per la curiosità e per l'eccitazione non riuscirono a dormire. |
| 952 |
Una dopo l'altra le finestre si andavano spegnendo. Alla fine ne restò accesa una sola, quella di Mandarino. |
| 953 |
Si diverte a spegnere e ad accendere la luce. Spegne, riaccende. Finirà col guastare l'interruttore. |
| 954 |
Il Duchino sta cercando di farci sapere qualcosa. Dev'essere in pericolo, per trasmettere quel segnale. |
| 955 |
Per prima cosa egli consigliò che tutti si tingessero le facce di nero, per spaventare gli assediati. |
| 956 |
Ma anche il cancello posteriore era aperto. Gli strateghi del Principe non sapevano che pesci pigliare. |
| 957 |
Se l'avessi saputo prima, non l'avrei nemmeno cominciata. Infine decise di compiere un atto di valore personale. |
| 958 |
I quali, senza aspettare comandi, fecero dietrofront e si ritirarono verso il basso a tutta velocità. |
| 959 |
Il vino entrava loro nella bocca e nel naso, minacciando di affogarli: era vino buono, ma il troppo stroppia. |
| 960 |
Forse fra poco si sarebbe vista spuntare una bandiera bianca laggiù, tra i due pilastri rossi del cancello. |
| 961 |
Vista la mala parata l'avvocato, purtroppo, era passato al nemico, per paura di essere impiccato una seconda volta. |
| 962 |
Cipollino fu accompagnato all'ergastolo da una intera compagnia di Limoncini, e rinchiuso in una cella sotterranea. |
| 963 |
Giorno e notte una pattuglia di Limoncini passeggiava davanti alla porta della cella, battendo forte i tacchi. |
| 964 |
Ma un pochino tanto pochino, che bastava solamente per veder sfilare avanti e indietro gli stivali dei Limoncini. |
| 965 |
Quando ho fame ci vado a guardare e qualcosa ci trovo sempre. Un Limonacelo picchiò violentemente la porta. |
| 966 |
Cipollino notò solo allora che il ragno aveva al collo una borsa come quelle dei portalettere, gonfia di biglietti. |
| 967 |
Stare all'umido non mi fa bene affatto. Sono vecchio, avrei tanto bisogno di andare un poco in campagna. |
| 968 |
In prigione ho pensato tante cose che fuori non avrei avuto il tempo di pensare. Tu devi aiutarmi a uscire di qui. |
| 969 |
Dal momento che lo vide sparire nel buio, Cipollino cominciò a contare le ore e i minuti della sua assenza. |
| 970 |
Il quarto giorno era giorno di passeggiata, ma Cipollino non vide suo padre e nessuno seppe dargliene notizie. |
| 971 |
Rientrò nella cella piuttosto scoraggiato e si gettò sul tavolaccio. Aveva quasi perso ogni speranza. |
| 972 |
La ruota di una bicicletta lo sfiorò, minacciando di schiacciarlo: fece appena in tempo a scansarsi. |
| 973 |
Era un vecchio conoscente, un po' parente di suo padre, che anche lui, una volta, viveva nella cucina del Castello. |
| 974 |
Ragno Zoppo tirò un respiro di sollievo, perché là sotto c'era un cattivo odore che gli dava il voltastomaco. |
| 975 |
In breve furono tra il verde dei campi. Era una bella giornata, e il vento agitava dolcemente l'erba profumata. |
| 976 |
Poi, per lo sforzo sostenuto e per la paura, svenne. Quando rinvenne, non si ricordava più dove fosse. |
| 977 |
Là non vi sono passeri, non vi sono galline. Ci sarà un brutto odore, ma almeno non ci sono pericoli. |
| 978 |
Come curarlo? Chissà per quanto tempo ci toccherebbe vivere alla macchia, senza medici e senza medicine. |
| 979 |
Si fugge durante la passeggiata. Fidati di me. Il detenuto pensò che a fidarsi non ci perdeva nulla. |
| 980 |
Non hai che da saltare e la terra sprofonderà, perché ne abbiamo lasciata solo una crosta sottilissima. |
| 981 |
Che stupida cosa l'aritmetica. Avrete già capito che il povero Limonaccio non era troppo forte in quella materia. |
| 982 |
Cipollino decise in cuor suo che avrebbe fatto fuggire tutti i prigionieri e lui sarebbe rimasto con il padre. |
| 983 |
Provò a chiamare la Talpa ma non ottenne risposta: avrebbe voluto salutarla, dirle perché non poteva fuggire. |
| 984 |
I suoi compagni avevano indovinato il suo pensiero e senza tanti complimenti lo tirarono giù nella galleria. |
| 985 |
Lanciò un richiamo, e in meno che non si dica un centinaio di talpe si radunarono zampettando davanti a Cipollino. |
| 986 |
Gettarono via anche i campanelli che avevano sul berretto: raccogliamoli noi, e diamoli ai bambini da giocare. |
| 987 |
Poi scese lui stesso nell'arena e cominciò a frustare i cavalli a destra e a sinistra, divertendosi un mondo. |
| 988 |
Cipollino alzò la frusta e l'abbassò di nuovo. Allora il Governatore si voltò e fuggì via a gambe levate. |
| 989 |
Ma una grandinata è già una bella sventurata sola, ed ecco che proprio sulla grandine mettono la tassa più alta. |
| 990 |
Anche Pomodoro guardò fuori della finestra, e la sua faccia grassa e rossa si spianò in un bellissimo sorriso. |
| 991 |
Tutti gli lanciarono un'occhiata di odio, meritandosi un brutto segno da don Prezzemolo, che non ne perdonava una. |
| 992 |
I poveretti uscirono sotto l'acqua e s'incamminarono giù per la discesa senza nemmeno affrettare il passo. |
| 993 |
Nella sua cabina il macchinista, con un fiore in bocca, tira allegramente la cordicella del fischio. |
| 994 |
Sono sicuro che si tratta di uno di quei vecchi tedeschi con la barba rossa e con un piffero di legno. |
| 995 |
Il guardiano era stato tanto contento di rivederlo, che gli avrebbe regalato anche l'Elefante, se l'avesse voluto. |
| 996 |
Non mi meraviglierei che fosse scoppiata la Rivoluzione. Quella parola gli fece venire i brividi alla schiena. |
| 997 |
Dopo qualche minuto gli passò davanti il sor Pisello, che si muoveva con prudenza come se camminasse sulle uova. |
| 998 |
Col suo nasone aveva fiutato che stava succedendo qualcosa di grosso, e non voleva essere lasciato all'oscuro. |
| 999 |
L'avevano piantata Cipollino e Ciliegino quella stessa notte, e adesso stavano lassù in attesa degli eventi. |
| 1000 |
Eccolo dunque, quell'uno, che sale i gradini a quattro a quattro, e ad ogni passo si gonfia dalla rabbia. |
| 1001 |
Fagiolone alza gli occhi e vede la bandiera, e appena la vede è come se avesse ricevuto la scossa elettrica. |
| 1002 |
Povero pesce rosso, credeva di andare a esplorare qualche nuova caverna: è l'unico che ci rimette la vita. |
| 1003 |
Nessuno voleva far loro del male. In fin dei conti, però, se sono andate in esilio, buon prò gli faccia. |
| 1004 |
Un vestito però lo ha conservato allo stato naturale: quando lo andate a trovare, ve lo mostra in gran segreto. |
| 1005 |
Non tornerà nemmeno il sor Pisello, che è scappato senza farsi vedere, perché aveva troppi peccati sulla coscienza. |
| 1006 |
Adesso la storia è proprio finita. E' vero che ci sono altri castelli e altri birbanti al mondo, oltre i Limoni. |
| 1007 |
Ma uno per volta se ne andranno e nei loro parchi ci andranno i bambini a giocare. E così sia, amen. |
| 1008 |
Il commendator Mambretti scoppia in pianto, e un vigile gli appioppa una contravvenzione perché blocca il traffico. |
| 1009 |
Li aveva già bianchi fin da bambino, tanto che i suoi compagni lo avevano soprannominato Biancaneve. |
| 1010 |
Quando viene un cliente a trattare un affare, il ragionier Giovanni va dietro il paravento con il suo violino. |
| 1011 |
È morta mia zia Giuditta, mi ha lasciato qualche ducato, così mi sono deciso a comprare quella macchinetta. |
| 1012 |
I carpigiani stanno tutti al cinema, a casa a guardare la televisione e al caffè a giocare a ramino. |
| 1013 |
Il muso possente della supercilindrata balza sulla macchinetta rossa, che del resto, essendo notte, sembra nera. |
| 1014 |
Quello che chiamano Settemani da tanto che è bravo, che pare che abbia davvero sette mani al posto di due. |
| 1015 |
Con le difficoltà che ci sono oggi a trovare un buon falegname. Poi manda la spia in un altro posto. |
| 1016 |
Quando gli rubano anche il cavallo bianco il ragionier Giovanni vuol diventare matto dal dolore, ma non ci riesce. |
| 1017 |
Nonostante tutto egli è affezionato alla ditta Mambretti e gli piacciono gli accessori per cavatappi. |
| 1018 |
Pesantissima: era vino di quattordici gradi, figuriamoci. Lui la mette sul manubrio del motorino e via. |
| 1019 |
A bordo qualcuno grida un paio di parole turche, ma Grillo, non conoscendo quella lingua, non risponde. |
| 1020 |
La notte seguente vanno a Roma, fingendo di andare a Viterbo, per fare un altro allenamento segreto. |
| 1021 |
Il comandante della barca è così contento che diventa matto per la contentezza, e lo debbono legare. |
| 1022 |
Grillo riconosce subito quella che ha fatto lui, con le sue mani postelegrafoniche. Però non dice nulla. |
| 1023 |
Tutti i giorni della vita sollevano pesi spaventosi, ma non ci pensano nemmeno a farsi intervistare. |
| 1024 |
Insieme cavalcano, davanti Bill sul suo cavallo bianco, dietro il pianoforte, sul suo cavallo nero pianoforte Bill. |
| 1025 |
Qui siamo in territorio di Canale Monterano; non avete alcuna autorità né su di me ne sul mio fedele pianoforte. |
| 1026 |
Scusatemi, amici... Piano Bill sprona il cavallo e si allontana al galoppo, per tornare alla sua solitudine. |
| 1027 |
E niente. Essi rivolano in fretta, borbottando sentenze incomprensibili, alle loro elevate residenze. |
| 1028 |
Meglio cambiar mestiere. Da piccolo sognavo di fare il suonatore di campane: forse è la volta buona. |
| 1029 |
Gli scaricatori di mangime hanno ammucchiato i sacchi nella solita cantina affittata per la bisogna. |
| 1030 |
Cavano fuori un tappo Frinz e un tappo Fronz, ci stendono sopra la mano e giurano di rispettare lealmente i patti. |
| 1031 |
Questa cantina è il loro gabinetto. La fanno qua per non inquinare ulteriormente le acque della Laguna. |
| 1032 |
Guardano la vecchina, la riguardano, la studiano come se fosse una materia di scuola, mettiamo la geografia. |
| 1033 |
Eh, cosa vogliono, siori, si fa quel che si può... Martinis e Martonis la guardano con crescente sospetto. |
| 1034 |
Dietro la gonna le camminano in fila, a coda ritta, centinaia di gatti, con migliaia di zampe di velluto. |
| 1035 |
Gli studenti misurano con sguardi di precisione la sua statura: è cresciuto di almeno venticinque centimetri. |
| 1036 |
Mi dica dunque in fretta e senza reticenze quando, come, da chi, dove e perché è stato ucciso Giulio Cesare. |
| 1037 |
Il bidello ricompare spingendo davanti a sé il padre di Zurletti, di anni trentotto, impiegato postelegrafonico. |
| 1038 |
Ciocche di capelli bianchi si staccano dal suo capo venerando, cadono sulle mattonelle senza rumore. |
| 1039 |
È inutile, il latino della scuola, per parlare in latino, non serve più del milanese o del caracalpacco. |
| 1040 |
Al massimo, dice, gli ci vorranno ancora diciotto mesi, ma se la sente già sulla punta della lingua. |
| 1041 |
Li ricama lui stesso, col monogramma del suo padrone. Se ne porta sempre appresso una scatola di dodici dozzine. |
| 1042 |
Ascolterete dalla sua stessa voce le parole della canzone da lui composta in questo fecondo decennio di solitudine. |
| 1043 |
Aveva già trovato la nuova rima e mi faceva credere che gli mancavano ancora diciotto mesi di lavoro. |
| 1044 |
Il Poeta Piangente in persona ha scelto quel posto, di dove si ammirano meravigliosi e commoventi tramonti. |
| 1045 |
Abbiamo messo su una specie di guardaroba, così quando capitiamo qui non dobbiamo battere i denti per il freddo. |
| 1046 |
Tanti lo promettono, ma poi se ne scordano. Sono gli stessi amici di ieri, pronti per lo scopone scientifico. |
| 1047 |
Quando sono stato sicuro della vincita, capirà, non stavo più nella pelle dalla contentezza. E mi sono trovato qui. |
| 1048 |
Il dottor Foresti ha un nuovo motivo per rallegrarsi di aver preso lezioni in questa interessante materia. |
| 1049 |
Il dottor Foresti si ritrova sotto il balcone della signora Mentuccia ad asciugarsi il collo e la nuca. |
| 1050 |
Ecco perché i pesci mi danno retta. Sa, con gli incantesimi bisogna essere precisi al cento per cento. |
| 1051 |
Questo è vero. Albertone, per la rabbia, ha buttato la canna ai pesci, che ci stanno giocando al giavellotto. |
| 1052 |
Ma le cose non stanno più in quel modo né in quella maniera da quando sulla cattedra siede il professor Ferrini. |
| 1053 |
Il malcapitato riceve seduta stante sette colpi di frusta sui pantaloni. Senza un lamento, sia a suo onore. |
| 1054 |
Gli interrogativi riguardano me solo. Insegnante di lettere, direi, a giudicare dalle sue scarpe a punta rotonda. |
| 1055 |
Dovrà vendere anche il cappello per pagare il conto. Ma non importa: la verità prima di tutto, a qualunque costo. |
| 1056 |
È lei che fa ballare il tavolino. Sembra in vena di confidenze. I toc toc del tavolino sparano a mitraglia. |
| 1057 |
Però il nonno era più bello e aveva una calzoleria a Vigevano. così lei sposò lui e non il garibaldino. |
| 1058 |
Sono di un bel verdino primavera e hanno le antenne in fronte, proprio come la gente se li immagina. |
| 1059 |
Come vedete siamo Marziani e siamo venuti con intenzioni più che altro affettuose. Dunque, presentiamoci. |
| 1060 |
Uno sceneggiatore cinematografico, particolarmente bravo nei dialoghi, si tiene pronto con il pennarello. |
| 1061 |
I dischi volanti vengono presi in consegna da un posteggiatore abusivo, oriundo di Castellammare di Stabia. |
| 1062 |
Chicchere che rotolano sul pavimento del condominio e vanno a sfracellarsi contro il termosifone. Cocci. |
| 1063 |
Io ero la maestra e tu la scolara. Questo era il quaderno. Tu sbagliavi tutto il dettato e io ti mettevo quattro. |
| 1064 |
In cortile i bambini giocano al pallone. Hanno monopattini, tricicli, archi e frecce. Anche i birilli. |
| 1065 |
Si vede che è senza braccia e senza mani... Enrica decide che è il momento di dare due schiaffi alla bambola. |
| 1066 |
Il signor Remo la tocca qui e là, in punti diversi e in altri ancora. La bambola diventa un microscopio. |
| 1067 |
La bambola diventa una lanterna magica, un telescopio, un paio di pattini a rotelle, un tavolo da ping pong. |
| 1068 |
Tocca di nuovo. La bambola ridiventa una bambola. Ha di nuovo i capelli lunghi e la lavatrice incorporata. |
| 1069 |
Non commercia né in zucchero né in caffè, non vende né sapone né prugne cotte. Vende solo il numero trentatrè. |
| 1070 |
Potete mandare da lui un bambino, o anche un gatto, con la sicurezza che non farà imbrogli. È un onesto esercente. |
| 1071 |
Tanta gente avrebbe voluto prendersi almeno uno di quei saluti e di quei baci, almeno il più piccolo. |
| 1072 |
Per il raccolto delle olive, è quello che ci vuole. Ci vollero cento carri per portare le giare in città. |
| 1073 |
Voleva un poeta per fargli la biografia. Passare alla storia non gli bastava: voleva passare anche alla poesia. |
| 1074 |
Così sa di preciso quando passano, si mette lì col suo fucile automatico e bang! bang!, non ne sbaglia uno. |
| 1075 |
Anche i cori. Siccome il coro dei sacerdoti doveva essere di trenta cantanti, lo ha dovuto cantare trenta volte. |
| 1076 |
E divento sempre più piccolo. Mi possono chiudere, ormai, in un cassetto insieme ai tovaglioli, puliti o sporchi. |
| 1077 |
Tra poco basterà una scatola di cerini a contenermi. Poi qualcuno troverà la scatola vuota e la butterà via. |
| 1078 |
Immagino che lei sia per i sistemi moderni, immagino. Caro Fortunino, ci vuole severità con le piante. |
| 1079 |
Le colga, le porti alla mia signora e si ricordi che con gli alberi le maniere troppo delicate non servono. |
| 1080 |
Il buon Fortunino arrossisce e china il capo. Non può dire la verità; di dire bugie la sua bocca si rifiuta. |
| 1081 |
E grande abbastanza per capire il suo dovere. I caratteri vanno piegati da giovani. Chi ama, castiga. |
| 1082 |
Rimasto solo, Fortunino consola la rosa dicendole tante belle paroline, sicuro che in qualche modo lei capirà. |
| 1083 |
Un popolo sepolto, creduto morto o trattato come tale, è invece ben vivo, fin nei minimi peluzzi radicali. |
| 1084 |
La mattina il commendator Mambretti scende in giardino, armato di fiere intenzioni e di un nervo di bue. |
| 1085 |
Ma al secondo passo che fa, inciampa in una radice che il salice ha spinto a fior di terra al momento giusto. |
| 1086 |
La pigna si spacca, i pinoli rotolano allegramente sul sentiero, accorre uno scoiattolo e ne fa la raccolta. |
| 1087 |
Il commendator Mambretti rientra in casa, chiude la porta e tira il catenaccio. Poi corre alla finestra a guardare. |
| 1088 |
Contiamo di fermarci pochi minuti. Non dovete aver paura di noi, perché siamo qui per una missione commerciale. |
| 1089 |
Adesso parlano tra loro, in una lingua abbastanza simile al caracalpacco, ma non dissimile dal cabardino balcarico. |
| 1090 |
La signora spaziale, sentendo il suo nome, si volta vivacemente e si mette in posa, sperando di essere fotografata. |
| 1091 |
Ve la do gratis; la signora Boll Boll potrà metterla in giardino per fare bella figura con le sue amiche. |
| 1092 |
Il capo spaziale spiega la strana richiesta al suo collega e alla signora Boll Boll, che scoppiano a ridere. |
| 1093 |
Ci sarà tanta di quella gente che la signora Foglietti non mi vedrà di sicuro, né me né il suo vestito. |
| 1094 |
Nella sala da ballo ci sono settecentocinquantamila ballerini che stanno imparando la nuova danza, chiamata Saturn. |
| 1095 |
I Foglietti ripartono a mezzanotte in punto. Bisogna per forza che torni a terra con la loro astronave. |
| 1096 |
E toccano terra, a Modena, prima che egli abbia il tempo di buttar fuori la prima nuvoletta di fumo. |
| 1097 |
Figurati che a mezzanotte è scappata via perché, dicono, se torna a casa dopo mezzanotte, sua madre la mena. |
| 1098 |
Apollo se la lega al dito e, appena può, gli rende pane per pizza, ammazzando un certo numero di Ciclopi. |
| 1099 |
Admeto, distrattamente, prende un ravanello dal piatto che sua madre gli ha messo davanti e se lo ficca in bocca. |
| 1100 |
È lì che discute sulle maniglie della cassa, quando ecco un servo gli viene ad annunciare un ospite. |
| 1101 |
Insomma, Ercole viene a sapere tutto e si meraviglia assai che Admeto non gli abbia detto come stanno le cose. |
| 1102 |
Per la strada la gente lo guarda male, perché canta mentre il paese è in lutto. Ma lui sa quello che si fa. |
| 1103 |
Admeto diventa bianco che più bianco non si può. Tutta la sua paura gli ricasca addosso a valanga. Sente dei passi. |
| 1104 |
Admeto si lascia cadere su una poltrona e trema che fa pena a guardarlo. Alcesti tiene gli occhi bassi. |
| 1105 |
Bè, sentite, io vi saluto e sono... Scrivetemi ogni tanto. Ercole se ne va imbronciato, agitando la clava. |
| 1106 |
Gli sembra di sentire un rumorino lontano lontano... Lassù, sul loro balcone, le tre vecchiette filano. |
| 1107 |
Nonostante fossero destinati soprattutto a lettori giovani, la mia speranza era di coinvolgere persone di ogni età. |
| 1108 |
Sin dalla prima pubblicazione questi lavori hanno trovato benevola accoglienza da parte di giovani e meno giovani. |
| 1109 |
Le rovine di Cravenmoore si intravedono oltre gli alberi del bosco, silenziose e avvolte in un manto di oscurità. |
| 1110 |
Non ci fare caso. Il mare ha questa capacità; restituisce tutto dopo un po' di tempo, specialmente i ricordi. |
| 1111 |
Forse è così, o forse la vita ti ha portato lontano da qui, lontano da tutti i ricordi della guerra. |
| 1112 |
Le fredde visite di cortesia si trasformarono in velate minacce. E queste, con il tempo, in pignoramenti. |
| 1113 |
Riprendere il lavoro di maestra non bastava a far fronte al torrente di debiti che divorava le sue scarse risorse. |
| 1114 |
Qualche settimana più tardi, una luce di speranza si accese insperatamente all'orizzonte della famiglia Sauvelle. |
| 1115 |
Nel frattempo, Dorian scopriva la sua nuova passione: la geografia o, più esattamente, disegnare mappe. |
| 1116 |
Al largo, tra la nebbia evanescente, Dorian riusciva a scorgere l'isolotto del faro, a mezzo miglio dalla costa. |
| 1117 |
Il canto degli uccelli appollaiati in cima a quei giganti centenari componeva un'inquietante litania. |
| 1118 |
Il bambino lo prese tra le mani e gli distese le ali. Una smorfia di perplessità gli oscurò il viso. |
| 1119 |
La figura prese improvvisamente vita e inclinò la testa, mentre si sentiva un leggero ticchettio meccanico. |
| 1120 |
Gli occhi erano azzurri e brillavano sotto una gran massa di capelli argentati e pettinati con cura. |
| 1121 |
La sua voce era calda, confortante, una di quelle voci dotate di un potere tranquillizzante e di una rara serenità. |
| 1122 |
Per quanto riguarda Christian, non dovete assolutamente temerlo. Lo tengo come ricordo del mio primo periodo. |
| 1123 |
Sotto questo manto di chiarore spettrale si rivelava un'interminabile galleria di creature meccaniche. |
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Un grande gufo, con un magnifico piumaggio, dilatava le pupille di vetro e batteva lentamente le ali nella nebbia. |
| 1125 |
Un cucciolo meccanico giocherellone muoveva la coda e abbaiava al passaggio di un topolino di metallo. |
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Ma Lazarus li informò che avrebbero avuto l'opportunità di conoscerla appena fosse tornata al lavoro. |
| 1127 |
Lei li avrebbe aiutati ad ambientarsi e a risolvere qualunque eventuale problema riguardante la casa. |
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Arrivati al dolce, un'irresistibile torta di lamponi, Lazarus passò a chiarire cosa si aspettava da loro. |
| 1129 |
Ogni abitante di quel mondo meraviglioso, ogni creazione, corrispondeva a una lacrima pianta in silenzio. |
| 1130 |
Nello stesso tempo, il suo incarico prevedeva l'acquisizione dei libri per la biblioteca di Lazarus. |
| 1131 |
Inoltre, si impegnava a pagare gli studi universitari di entrambi qualora avessero mostrato attitudine e volontà. |
| 1132 |
Passando davanti a uno dei lampioni tremolanti, le sagome dei loro corpi si disegnarono sopra i muri. |
| 1133 |
Appena prima che la sagoma di Cravenmoore scomparisse alle sue spalle, Simone si voltò a guardarla un'ultima volta. |
| 1134 |
La torre del faro si ergeva nell'oscurità. Concentrò lo sguardo sull'isolotto fra la nebbia incandescente. |
| 1135 |
Se socchiudeva gli occhi, poteva vedere il paradiso secondo Monet, il pittore prediletto da suo padre. |
| 1136 |
Lo stormo di gabbiani che abitava la scogliera si voltò a guardarla con una certa curiosità. Nuovi vicini. |
| 1137 |
Comunque, Ismael le stava insegnando a leggere, e la sua conoscenza delle tabelline migliorava di giorno in giorno. |
| 1138 |
Simone prese la sua tazza di caffè e uscì in veranda ad assaporare la tranquillità di quella mattina. |
| 1139 |
Curioso ragazzo. Sempre solo. Non sembrava interessato ad avere amici o forse non sapeva come farsene. |
| 1140 |
Perso nel suo mondo e nei suoi quaderni, solo il cielo sapeva quali pensieri occupassero la sua mente. |
| 1141 |
La lista delle differenze era infinita. E in fondo le differenze non stavano nei numeri, ma nelle consuetudini. |
| 1142 |
Era un paese in cui i raffreddori facevano notizia e le notizie erano più contagiose dei raffreddori. |
| 1143 |
Il forno, apparentemente, vendeva pane, ma l'età dell'informazione aveva già avuto inizio nel retrobottega. |
| 1144 |
La vita sembrava tranquilla e semplice, ma allo stesso tempo aveva più pieghe di una tenda bizantina. |
| 1145 |
Questo, insieme alla marea di libri che riceveva ogni settimana, lo tramutava nell'epicentro di infiniti misteri. |
| 1146 |
Le lettere personali dovevano essere aperte il giorno successivo al loro arrivo ed evase con sollecitudine. |
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In ogni caso, pretendenti e spasimanti non le mancavano, il che provocava la sana invidia dell'amica. |
| 1148 |
Irene, rivolgendo uno sguardo al branco di ragazzi che fingevano di passare per caso, sorrideva timidamente. |
| 1149 |
E insieme vennero anche le prime piogge dell'estate, temporali passeggeri che duravano solo un paio d'ore. |
| 1150 |
Il poverino aveva più debiti che pennelli. Regalava quadri alla gente del paese in cambio di cibo e vestiti. |
| 1151 |
Passa metà della vita su quella barca, almeno quando non lavora con mio padre al molo. Però è un bravo ragazzo. |
| 1152 |
Hannah si alzò e cacciò un urlo che fece catapultare lo stormo di uccellini all'altra estremità della spiaggia. |
| 1153 |
Il ragazzo si affrettò a mollare le cime e ammainò in pochi secondi la vela fino alla base dell'albero. |
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Una cicatrice, più lunga e marcata, gli solcava la gamba destra, partendo da sopra il ginocchio fino alla caviglia. |
| 1155 |
Io, al posto tuo, ci penserei. I buoni partiti sono sulla terraferma. Te lo dice la figlia di un pescatore. |
| 1156 |
Intanto, il vento li sospingeva con forza, e Hannah era diventata una minuscola figura che salutava dalla riva. |
| 1157 |
Come vedi, tutte le spiegazioni vanno bene perché, in realtà, nessuno ha mai saputo chi fosse davvero. |
| 1158 |
Allora afferrò una cima e saltò a terra per ormeggiare. Una volta assicurata la barca, tese la mano a Irene. |
| 1159 |
Lui, come gli altri proprietari di barche da pesca del paese, pativa il destino della formica dodici mesi all'anno. |
| 1160 |
Le guance gli erano arrossite come pesche mature. Alla fine si lasciò sfuggire un mormorio incomprensibile. |
| 1161 |
L'unico amore del nipote, al di là della sua impenetrabile intimità, pareva essere il mare. E la solitudine. |
| 1162 |
Il defunto Armand aveva l'abitudine di iniziare la giornata controllando pagamenti e fatture. Finché aveva potuto. |
| 1163 |
Stava lasciando i documenti sulla scrivania quando vide qualcosa nel camino, ancora fumante tra le braci dell'alba. |
| 1164 |
Come odiava quel posto. . Sentì di nuovo il rumore e rivolse lo sguardo verso la fila di finestre dell'ala ovest. |
| 1165 |
Le tende ondeggiavano nella pioggia e le imposte continuavano a sbattere. La ragazza maledisse il proprio destino. |
| 1166 |
Si chiuse alle spalle la porta e si trovò di fronte la fuga infinita del corridoio che si addentrava nell'oscurità. |
| 1167 |
Sollevò il candelabro e si avviò, fiancheggiando le sagome sospese nel vuoto dei giocattoli in letargo di Lazarus. |
| 1168 |
L'automa sfogliava in continuazione il suo volto invisibile, scoprendo ogni volta una maschera diversa. |
| 1169 |
Hannah distolse lo sguardo e si affrettò. Aveva attraversato quel corridoio centinaia di volte alla luce del sole. |
| 1170 |
Con questo pensiero tranquillizzante in testa, giunse alla fine del corridoio che portava all'ala ovest. |
| 1171 |
Con una moneta, le figure della banda interpretavano una particolare versione della Marcia alla turca di Mozart. |
| 1172 |
Non era mai entrata in quella stanza: una delle tante camere della casa in cui non aveva messo piede. |
| 1173 |
Hannah rivolse un ultimo sguardo al lungo corridoio alle sue spalle. I volti dell'orchestra scrutavano le ombre. |
| 1174 |
Una ventata di aria ghiacciata la investì, chiuse con violenza la porta alle sue spalle e spense le candele. |
| 1175 |
Si tastò nella tasca della vestaglia con dita tremanti e prese i fiammiferi per riaccendere le candele. |
| 1176 |
Il loro chiarore rivelava quella che le parve la stanza di un bambino. Un piccolo letto accanto a uno scrittoio. |
| 1177 |
Libri e vestiti infantili sistemati su una sedia. Un paio di scarpe perfettamente allineate sotto il letto. |
| 1178 |
Un minuscolo crocifisso che pendeva da una delle sbarre della spalliera. Hannah avanzò di qualche passo. |
| 1179 |
C'era qualcosa di strano, qualcosa di sconcertante che non riusciva a decifrare in quegli oggetti e quei mobili. |
| 1180 |
All'improvviso, l'idea le venne in mente. Ora capiva cosa l'aveva disorientata all'inizio. Non era l'ordine. |
| 1181 |
Hannah sollevò il candelabro e scoprì qualcos'altro sulle pareti. Fogli di carta. Ritagli di giornale. |
| 1182 |
Posò il candelabro sullo scrittoio e si avvicinò. Un mosaico di vecchi ritagli e di fotografie ricopriva la parete. |
| 1183 |
Notizie su un terribile incendio in una fabbrica di Parigi e sulla scomparsa di un certo Hoffmann nella tragedia. |
| 1184 |
E al centro, circondata da decine di altri pezzi illeggibili, la prima pagina di un giornale datato 1890. |
| 1185 |
Su di essa, il viso di un bambino. I suoi occhi erano pieni di terrore, gli occhi di un animale bastonato. |
| 1186 |
In quel preciso istante, a Hannah sembrò di sentire l'eco di una voce, una voce che sussurrava alle sue spalle. |
| 1187 |
Pesava più di quanto si aspettasse, e il cristallo risultò gelido al tatto, quasi doloroso a contatto con la pelle. |
| 1188 |
Un denso liquido nero, forse un profumo. . Le dita tremanti afferrarono il tappo di vetro intarsiato. |
| 1189 |
Ma la perfezione di quell'oggetto sembrava promettere la fragranza più inebriante che si potesse immaginare. |
| 1190 |
Fece girare lentamente il tappo. Il nerume nella boccetta si agitò di nuovo, ma ormai lei non ci faceva caso. |
| 1191 |
Alla fine il tappo cedette. Un rumore indescrivibile, come il sibilo di un gas sotto pressione, invase la stanza. |
| 1192 |
Un'ombra. Hannah retrocesse adagio verso la porta. Le mani tremanti si posarono sul freddo pomello alle sue spalle. |
| 1193 |
Lo girò lentamente senza distogliere gli occhi dall'oscurità e si preparò a uscire dalla stanza in tutta fretta. |
| 1194 |
In quello stesso momento un rumore grave e spaventoso risuonò dietro di lei, il sibilo di un grande serpente. |
| 1195 |
La porta, che non veniva mai utilizzata, era chiusa. Hannah ruppe il vetro con un gomito e la forzò dall'esterno. |
| 1196 |
Respirò a fondo. L'aria fredda le bruciava la gola e le conficcava nei polmoni un punteruolo incandescente. |
| 1197 |
Era pronta a riprendere la corsa quando scorse quella sagoma appiccicata alla facciata di Cravenmoore. |
| 1198 |
Un volto corporeo emerse dal buio, e l'ombra scese strisciando tra i doccioni come un gigantesco ragno. |
| 1199 |
Ma doveva proseguire. Doveva fuggire da lì. Ancora pochi metri e avrebbe raggiunto la strada che portava in paese. |
| 1200 |
Le luci lontane di un'automobile che costeggiava la Spiaggia dell'Inglese spazzarono le tenebre della vegetazione. |
| 1201 |
Alle sue spalle una tromba d'aria sembrò attraversare la boscaglia e salire tra i rami degli alberi. |
| 1202 |
Hannah sollevò lo sguardo verso la cupola di fronde che offuscavano la luna. Lentamente, l'ombra si dispiegò. |
| 1203 |
Irene e la madre, tranquillamente sedute in veranda a bere un caffellatte, si scambiarono uno sguardo. |
| 1204 |
Ismael salutò dalla barca. Simone osservava il ragazzo con un sopracciglio sollevato, in segno di allarme. |
| 1205 |
Dalla balaustra della veranda, un gabbiano, forse un'altra madre in crisi, la guardava con rassegnazione. |
| 1206 |
Simone sorrise della propria ingenuità e si preparò a tornare a Cravenmoore. Il lavoro guarisce tutto, si disse. |
| 1207 |
Dopo pochi minuti di traversata, la riva lontana divenne solo una linea bianca tracciata fra cielo e terra. |
| 1208 |
Succede quando c'è tempesta. Ho pensato che prima potrebbe piacerti doppiare il capo. Il panorama è spettacolare. |
| 1209 |
Per qualche secondo non seppe più se il vento soffiava da nord o se la chiglia era una specialità dolciaria. |
| 1210 |
Non sapeva ancora bene cosa trovasse in lei, ma di una cosa era certo: non poteva toglierle gli occhi di dosso. |
| 1211 |
Ismael sentì Irene aggrapparsi alla sua mano. La barca a vela vibrava come se toccasse appena l'acqua. |
| 1212 |
Per un momento i suoi occhi si persero in quelli di lei, e Irene sentì il ragazzo stringerle dolcemente la mano. |
| 1213 |
Un universo infinito di libri saliva in una babilonica spirale verso un lucernario di vetro dipinto. |
| 1214 |
Passando, Irene riuscì a scorgere vecchi capanni di legno rovinati da decenni di temporali e dall'incuria. |
| 1215 |
La brezza fresca e la luce splendente facevano svanire tutti gli echi spettrali evocati dall'interno del faro. |
| 1216 |
Una profonda amicizia. Un ponte invisibile si alzò tra due mondi che si sapevano separati da oceani di ricordi. |
| 1217 |
Il mio defunto marito era ingegnere, e di un certo talento. Ma il suo lavoro rivela un talento rivoluzionario. |
| 1218 |
L'uomo si alzò e camminò lentamente fino al davanzale della finestra. La luce dorata tinse la sua sagoma. |
| 1219 |
In quei giorni, se possibile, la situazione era persino più degradata di quello che lei può ricordare. |
| 1220 |
Come riuscivamo a vivere lì i miei tre fratelli, io, i miei genitori e lo zio Luc mi sembra ancora un mistero. |
| 1221 |
La madre, Anne, non lo faceva uscire dal palazzo o dal cortile interno. La sua casa era il suo carcere. |
| 1222 |
I suoi risultati scolastici erano scarsi. Le sue qualità, più che dubbie. I suoi movimenti, sgraziati. |
| 1223 |
Si trattava di un segno. L'ombra che aveva sognato era il riflesso del fratello morto che chiedeva vendetta. |
| 1224 |
Lo avvolsi in una carta lucida e, il giorno dopo, aspettai che Anne Neville uscisse a fare la spesa. |
| 1225 |
Al suo ritorno trovò la casa vuota e la porta della cantina sbarrata. Alcuni vicini l'aiutarono a buttarla giù. |
| 1226 |
Anni dopo, mi ripromisi che, se fosse dipeso da me, mai più nessun bambino sarebbe stato privato di un giocattolo. |
| 1227 |
Ancora oggi mi chiedo dove sarà, se è ancora vivo. Immagino che le sembrerà una spiegazione un po' strana. |
| 1228 |
Il sole cominciava a calare sulla baia e le lenti del faro stillavano scintillii ambrati e scarlatti sul mare. |
| 1229 |
Era il suo cuore che martellava a tutta velocità. Poco alla volta, le loro labbra si avvicinarono timidamente. |
| 1230 |
Una volta lì, si avvicinò a un baule in un angolo e lo aprì. Gli occhi gli brillavano per l'eccitazione. |
| 1231 |
Il secondo, Gerard, era più spaventato di lei, e l'esperienza non aveva dissipato i dubbi di Irene al riguardo. |
| 1232 |
Irene rimase lì a guardarlo partire, finché le tenebre della notte non lo ebbero completamente inghiottito. |
| 1233 |
Le prime luci dell'alba sorpresero Irene ancora immersa nella lettura del diario che le aveva affidato Ismael. |
| 1234 |
Sette giorni fa era toccato al mio anello di fidanzamento. L'ho trovato deformato e calpestato per terra. |
| 1235 |
Gli specchi della mia stanza sono graffiati. Ogni giorno la sua presenza è più forte e la sua rabbia più palpabile. |
| 1236 |
È solo questione di tempo: le sue aggressioni smetteranno di colpire le mie cose e si concentreranno su di me. |
| 1237 |
Chiedo solo a Dio di darci la forza per sopravvivere, per sfuggire al a portata dell'ombra che incombe su di noi. |
| 1238 |
Ciò che il diario rivelava sull'identità della sua autrice stava in due parole all'inizio della prima pagina. |
| 1239 |
Il vento del nord spingeva con forza la barca, con la chiglia che tagliava la superficie come un pugnale. |
| 1240 |
Le pupille di Ismael si allargarono come piatti. La sua immaginazione non aveva anticipato un simile spettacolo. |
| 1241 |
O era molto lento, o quella ragazza era troppo veloce per lui. Senza pensarci due volte, la seguì in acqua. |
| 1242 |
Davanti a lei danzava lentamente un mondo di riflessi evanescenti, popolato da creature strane e affascinanti. |
| 1243 |
Piccoli pesci le cui scaglie cambiavano colore a seconda della direzione nella quale si rifletteva la luce. |
| 1244 |
Il saggio sguardo del crostaceo non lasciava alcun dubbio. Lo stavano di nuovo prendendo per i fondelli. |
| 1245 |
Erano ore che Hannah non si faceva viva. Simone si chiese se si trovava di fronte a un problema di pura disciplina. |
| 1246 |
Stava prendendo il telefono per chiamare a casa della ragazza quando una chiamata in entrata l'anticipò. |
| 1247 |
Ci si abituava così tanto a loro che, quando non c'erano, il silenzio diventava vagamente inquietante. |
| 1248 |
Alzò lo sguardo e osservò la rete di luci e ombre che si stendeva tra le chiome degli alberi di Cravenmoore. |
| 1249 |
Dorian si avvicinò al tronco e osservò la tacca. Qualcosa aveva aperto una profonda ferita nel legno. |
| 1250 |
Tagli simili solcavano il tronco fino alla cima. Il ragazzo deglutì e decise di andarsene a gambe levate. |
| 1251 |
Irene, senza pensarci due volte, nuotò fino all'uscita e non smise fino a quando il sole non le sorrise di nuovo. |
| 1252 |
Più in là, tra le nuvole, la luna disegnava un ponte d'argento sul mare, guidando l'imbarcazione verso il paese. |
| 1253 |
Diavolo, quanto le piaceva quel ragazzo. . Appena entrata in casa, Irene si accorse che qualcosa non andava. |
| 1254 |
Dorian e la sorella si scambiarono uno sguardo. Irene si avvicinò alla madre e le posò una mano sulla spalla. |
| 1255 |
Le voci su una vecchia catena di delitti che anni prima avevano turbato la vita del paese erano tornate a galla. |
| 1256 |
Altri preferivano aspettare di conoscere maggiori dettagli sulle circostanze che avevano portato alla tragedia. |
| 1257 |
Le strade erano deserte e le poche sagome che le percorrevano lo facevano in silenzio, come ombre senza padrone. |
| 1258 |
Irene, con lo stomaco rattrappito, si avvicinò alla soglia della casa, timorosa di suonare alla porta. |
| 1259 |
Poco prima di mezzanotte spense la luce e andò alla finestra. Un nero mare di foglie si agitava al vento. |
| 1260 |
Dorian deglutì. Brevi scintillii apparivano e scomparivano, disegnando cerchi all'interno della vegetazione. |
| 1261 |
Non dimenticherò mai il suono di quella risata, un ululato animale di rabbia e odio deflagrato dietro le pareti. |
| 1262 |
Dal momento in cui ho liberato quella belva dal suo confino, è andata prendendo continuamente forza. |
| 1263 |
Da giorni non mi dice quali pensieri gli affol ano la mente, ma non ce n'è bisogno. Non dorme da settimane. |
| 1264 |
A volte credo che sia tutta colpa mia, che se sparissi la sua maledizione si dileguerebbe insieme a me. |
| 1265 |
Forse è questo che devo fare, al ontanarmi da lui e andare al mio inevitabile appuntamento con l'ombra. |
| 1266 |
Solo così avremo pace. L'unica cosa che m'impedisce di compiere questo passo è che non tol ero l'idea di lasciarlo. |
| 1267 |
Il labirinto di dubbi di Alma Maltisse le appariva sconcertante e, al tempo stesso, vicino in modo inquietante. |
| 1268 |
Le tracce adesso erano confuse e appena riconoscibili. Si avvicinò al tronco lacerato e sfiorò le tacche. |
| 1269 |
Due secondi dopo, il primo scricchiolio alle sue spalle lo avvertì dell'avvicinarsi di qualcuno. O di qualcosa. |
| 1270 |
Si sentirono dei passi dall'altra parte degli alberi. Il ragazzo chiuse gli occhi, immobile come una statua. |
| 1271 |
Soltanto allora respirò. Dovette passare un buon quarto d'ora prima che il tremore abbandonasse le sue mani. |
| 1272 |
È pericoloso andarsene a spasso nel buio. Da diversi giorni ho l'impressione che qualcuno si aggiri per il bosco. |
| 1273 |
L'idea di condividere una tazza di cioccolata con lui, di notte, gli sembrava un'esperienza educativa ed eccitante. |
| 1274 |
Lazarus aveva forgiato un angelo di metallo, un colosso alto quasi due metri e dotato di due grandi ali. |
| 1275 |
Dorian sorbì rumorosamente il liquido denso e confortante sotto lo sguardo attento dell'inventore di giocattoli. |
| 1276 |
Corelli indossava un elegante abito di un bianco rilucente, e i suoi capelli, lunghi e lucidi, erano argentati. |
| 1277 |
La ragione di quell'incarico era che Corelli soffriva di una malattia che avrebbe spento la sua vita in pochi mesi. |
| 1278 |
Corelli, sorridente, lo esaminò, e dopo aver elogiato il lavoro disse che la ricompensa risultava più che meritata. |
| 1279 |
Sentiva la pelle raggrinzirsi di minuto in minuto. Le ossa gli sembravano friabili. La respirazione difficoltosa. |
| 1280 |
Per questo motivo, ogni minuto che passava, il suo corpo e la sua anima invecchiavano progressivamente. |
| 1281 |
Nessuno, tranne il becchino e uno strano individuo che portava degli occhiali scuri, assistette alla cerimonia. |
| 1282 |
Un buon trucco, ma in fin dei conti pur sempre un trucco. Lazarus gli diede sportivamente una pacca sulla spalla. |
| 1283 |
La luce delle lanterne rivelò una statuetta d'argento grande come la sua mano. Dorian la guardò a bocca aperta. |
| 1284 |
Dorian lo lasciò a terra, ai piedi del letto, e spense la luce. Lazarus era un genio. Ecco la parola giusta. |
| 1285 |
Bastò uno sguardo tra lei e sua madre perché Simone facesse un cenno di assenso e la lasciasse andare. |
| 1286 |
La segretezza con la quale le autorità avevano condotto il caso gli sembrava, quanto meno, sospetta. |
| 1287 |
A un certo punto, prima dell'alba del giorno successivo, Ismael aveva deciso di iniziare le sue indagini. |
| 1288 |
Quella stessa notte Ismael si era intrufolato nell'improvvisato laboratorio di medicina legale del dottor Giraud. |
| 1289 |
La sua amica Hannah era morta di paura, e qualunque cosa avesse provocato quel terrore era ancora nel bosco. |
| 1290 |
È partito improvvisamente a mezzanotte, convinto che, se si al ontanava da me, l'ombra avrebbe seguito lui. |
| 1291 |
Mentre scrivo queste righe, in piena notte, dal a mia finestra posso vedere l'isolotto del faro tra la nebbia. |
| 1292 |
Una luce bril a tra le rocce. So che è lui, solo, confinato nella prigione al a quale si è condannato. |
| 1293 |
Non posso rimanere qui nemmeno un'ora di più. Se dobbiamo affrontare questo incubo, voglio che sia insieme. |
| 1294 |
Ormai non m'importa vivere un giorno in più o in meno di questa fol ia. Sono certa che l'ombra non ci darà tregua. |
| 1295 |
Non posso sopportare un'altra settimana come questa. Ho la coscienza pulita e la mia anima è in pace con se stessa. |
| 1296 |
Aveva un libro in grembo e gli occhiali da lettura ancora calati sul naso, come una slitta sul trampolino. |
| 1297 |
Il fruscio delle foglie agitate dal vento copriva il rumore del mare che si infrangeva sugli scogli. |
| 1298 |
Irene sentì un formicolio allo stomaco. Due metri sopra di loro notò una fila di piccoli punti luminosi. |
| 1299 |
La mano di Ismael lo anticipò. L'urlo le si strozzò in gola, mentre il ragazzo continuava a tenerla ferma. |
| 1300 |
Ismael si chiuse la porta alle spalle e i due si trovarono di fronte a un mondo di ombre indecifrabili. |
| 1301 |
I secondi passarono invano. Il manto di oscurità che velava la stanza della fabbrica di Lazarus non svanì. |
| 1302 |
Con mani tremanti, il ragazzo si tastò nella tasca del giubbotto ed estrasse una scatola di fiammiferi. |
| 1303 |
Ismael sfregò un fiammifero e il luccichio della fiamma li accecò per un attimo. Irene si strinse forte a lui. |
| 1304 |
Cavi e ingranaggi brillarono nel tenue chiarore. Il volto era diviso in due e soltanto una metà era finita. |
| 1305 |
Ogni ruga sulla pelle, ogni tratto del volto erano riprodotti in una maschera inespressiva e raggelante. |
| 1306 |
Ismael le indicò quella che sembrava una porta d'ingresso della casa all'altra estremità del laboratorio. |
| 1307 |
Poi, gli occhi dell'angelo si aprirono a poco a poco nell'oscurità, due rubini fiammeggianti sotto il lenzuolo. |
| 1308 |
Pian piano appoggiò i piedi a terra. Gli artigli graffiarono la superficie del legno, lasciandovi il proprio segno. |
| 1309 |
Sentì subito le guance arrossire. Mentre apriva la porta, vide la propria immagine nello specchio dell'ingresso. |
| 1310 |
Era una sensazione ambigua, a metà tra il sublime e il ridicolo. Una sensazione pericolosamente inebriante. |
| 1311 |
Ma, a dire il vero, non sono molto informato sulle questioni locali. . Però non credo che debba preoccuparsi. |
| 1312 |
Qualunque libro decente lo metteva bene in chiaro. Dorian riesaminò l'aspetto teorico del ragionamento. |
| 1313 |
Dal comodo anonimato dell'oscurità, Dorian osservò l'ombra della madre proiettata sul pavimento della veranda. |
| 1314 |
Dorian deglutì. La brezza agitò le tende che lo nascondevano e fece istintivamente un passo indietro. |
| 1315 |
Con cautela, la mano tastò il comodino in cerca dell'interruttore della lampada. Il legno era freddo. |
| 1316 |
Tutti questi pensieri tranquillizzanti svanirono quando Dorian avvertì di nuovo quel movimento nell'ombra. |
| 1317 |
Sentì un'ondata di freddo quando si accorse che una forma sembrava muoversi nel buio, davanti a lui. |
| 1318 |
Ci mise qualche secondo ad accorgersi che era lui stesso a parlare. In tono fermo e senza traccia di paura. |
| 1319 |
In quell'istante le fattezze dell'ombra spuntarono dalla penombra come un miraggio di acque di ossidiana. |
| 1320 |
Soltanto allora la resistenza della lampadina si accese di nuovo, e una calda luminosità invase la stanza. |
| 1321 |
Il metallo era freddo come ghiaccio. Armandosi di determinazione, la aprì e scrutò le ombre del corridoio. |
| 1322 |
Un bacio breve, quasi a sfiorarla. Dorian sentì lo stomaco rattrappirsi fino alle dimensioni di un pisello. |
| 1323 |
Un istante dopo, dall'ombra, l'uomo alzò lo sguardo e gli sorrise. Il sangue gli si gelò nelle vene. |
| 1324 |
Le incisioni che la circondavano mostravano scene incomprensibili che raffiguravano strane creature. |
| 1325 |
Irene sentì il polso che accelerava e posò la mano tremante sulla maniglia della porta. Qualcosa la fermò. |
| 1326 |
La sagoma restò lì per pochi istanti, poi, senza produrre alcun rumore, scomparve di nuovo tra le ombre. |
| 1327 |
Senza distogliere lo sguardo da quel punto, Irene aprì la porta della stanza ed entrò, chiudendosela alle spalle. |
| 1328 |
A un'estremità, un magnifico baldacchino, dal quale pendevano lunghi veli dorati, ospitava un letto. |
| 1329 |
Al centro della camera, su un tavolo di marmo era posata una grande scacchiera con i pezzi di cristallo cesellato. |
| 1330 |
La ragazza soffiò leggermente e una nuvola di migliaia di particelle brillanti si sparse sul tavolo. |
| 1331 |
Avvicinò il volume alla luce e lasciò che i suoi occhi percorressero le parole impresse in lettere d'argento. |
| 1332 |
Un pezzo di legno crepitò nel fuoco, sputando piccole faville che svanirono al contatto con il pavimento. |
| 1333 |
C'era un'ombra sul pavimento, come una grande pozzanghera d'inchiostro, e si stava espandendo sotto la porta. |
| 1334 |
Ismael iniziava a pensare di aver commesso un errore nel tentativo di ubicare mentalmente la camera di Hannah. |
| 1335 |
Quando lei gli aveva descritto la casa, il ragazzo aveva tracciato la sua personale piantina di Cravenmoore. |
| 1336 |
Una semplice occhiata al lugubre arredamento di quel posto gli suggeriva mille e una scusa per svignarsela. |
| 1337 |
Ismael superò la tenda trasparente e finalmente individuò l'entrata della stanza all'estremità dell'ala ovest. |
| 1338 |
Ergendosi dalle ombre, una figura titanica dispiegò due grandi ali nere, le ali di un pipistrello. O di un demonio. |
| 1339 |
Il ragazzo si sforzò di non chiudere gli occhi e afferrò l'estremità intatta di un ceppo per metà ridotto in brace. |
| 1340 |
Irene fece un altro passo. La creatura voltò la testa verso di lei e la ragazza si lasciò sfuggire un gemito. |
| 1341 |
Ismael, approfittando della distrazione, colpì l'angelo alla testa. L'impatto provocò una pioggia di faville. |
| 1342 |
L'angelo fece un passo verso Ismael, che poté sentire il pavimento vibrare sotto il peso del suo antagonista. |
| 1343 |
L'angelo fece un altro passo verso di lui. Ismael lanciò una rapida occhiata alla porta. Distava più di otto metri. |
| 1344 |
Irene, invece di dirigersi verso la porta e fuggire, afferrò un pezzo di legno rovente e affrontò l'angelo. |
| 1345 |
La giovane attraversò le fauci aperte nei vetri e si ritrovò sospesa su quasi quaranta metri di vuoto. |
| 1346 |
Il ragazzo rivolse un ultimo sguardo all'angelo, che strisciava lentamente ma inesorabilmente verso di loro. |
| 1347 |
Stavano precipitando vertiginosamente. Quando la ragazza li riaprì, erano entrambi sospesi nel vuoto. |
| 1348 |
Ismael scendeva lungo il canale di scolo senza riuscire a frenare la caduta. Lo stomaco gli salì in gola. |
| 1349 |
L'angelo strisciò verso di loro e cercò di afferrare il tubo. . Il suo stesso peso lo strappò dal muro. |
| 1350 |
Irene sentì l'acqua gelata che le entrava nel naso e le bruciava la gola. Un'ondata di panico l'assalì. |
| 1351 |
Ismael tirò con forza la ragazza, dirigendosi verso il cuore della foresta, dove la nebbia diventava più fitta. |
| 1352 |
Irene sentì la vegetazione lacerarle la pelle delle caviglie e il peso della fatica consumarle i muscoli. |
| 1353 |
Le girava la testa e poteva sentire i rami spezzati crepitare alle sue spalle, a pochi metri da loro. |
| 1354 |
Uno degli artigli dell'angelo era spuntato dagli arbusti e le aveva ferito una coscia. La ragazza urlò. |
| 1355 |
Irene provò a chiudere gli occhi, ma non riuscì a distogliere lo sguardo da quell'infernale predatore. |
| 1356 |
Ismael si lanciò all'interno, trascinandosela dietro. Allora era quello il luogo dove la stava portando. |
| 1357 |
Ismael la trascinò attraverso l'angusto tunnel finché si fermò davanti a un'apertura per terra, un buco nel vuoto. |
| 1358 |
Quando tornarono in superficie, solo un filo di chiarore filtrava dal foro alla sommità della grotta. |
| 1359 |
L'enorme peso impediva alla creatura di salire a galla. Un ruggito d'ira li raggiunse attraverso l'acqua. |
| 1360 |
Irene non tardò ad accorgersi che la superficie di roccia che occupavano come naufraghi si riduceva. |
| 1361 |
Cosa significava la figura che abbiamo visto nella fabbrica di giocattoli? Era una copia di mia madre. |
| 1362 |
Solo a pensarci mi si drizzano i capelli in testa. Lazarus sta costruendo un giocattolo con il volto di mia madre. |
| 1363 |
Il livello del mare era cresciuto almeno di un palmo da quando erano lì. Si scambiarono uno sguardo angosciato. |
| 1364 |
Non voleva che sua madre vedesse la luce, e nemmeno si fidava della lampada dopo quello che era accaduto. |
| 1365 |
Dorian sospirò. Quella notte non sarebbe riuscito a chiudere occhio neppure per tutto l'oro del mondo. |
| 1366 |
Poco dopo aver salutato Lazarus, Simone si era affacciata nella stanza del figlio per assicurarsi che stesse bene. |
| 1367 |
Il corridoio si perdeva nel buio e l'ombra della scala disegnava una trama di chiaroscuri sulla parete. |
| 1368 |
Ancora due colpi decisi alla porta di casa. Dorian si addentrò nel salotto senza distogliere gli occhi dalla porta. |
| 1369 |
Non si sentivano passi in veranda. Lo sconosciuto se n'era andato. Probabilmente un viaggiatore che si era perso. |
| 1370 |
Il ragazzino cercò di colpire l'intruso con il candelabro, ma il metallo attraversò invano la sagoma scura. |
| 1371 |
I lineamenti di un volto si disegnarono di fronte a lui. Un brivido gli attraversò il corpo dalla testa ai piedi. |
| 1372 |
Le sembianze di suo padre si materializzarono a pochi centimetri dal suo viso. Armand Sauvelle gli sorrise. |
| 1373 |
L'ombra si fermò un attimo e inchiodò gli occhi nei suoi. Le labbra di ossidiana formarono una parola inudibile. |
| 1374 |
Dorian le bloccò la strada. Ancora una volta, una furia incontenibile lo colpì e lo scagliò fuori dalla stanza. |
| 1375 |
Dorian vide gli occhi dello spettro perlustrare la stanza e fermarsi sulla porta che conduceva in cantina. |
| 1376 |
Irene aveva già dimenticato il momento in cui l'acqua li aveva privati del loro momentaneo rifugio sulla roccia. |
| 1377 |
Il freddo le sferzava i muscoli provocandole un intenso dolore, il dolore di centinaia di aghi che la trafiggevano. |
| 1378 |
Una voce interiore le sussurrava di arrendersi e congiungersi al sonno tranquillo che li aspettava sott'acqua. |
| 1379 |
E la marea, inesorabile, continuava a salire. Per un attimo, il volto di Irene precipitò sott'acqua. |
| 1380 |
Lei aprì gli occhi e si lasciò sfuggire un urlo di panico. Per alcuni secondi non seppe dove si trovava. |
| 1381 |
La grotta. Ismael l'abbracciò e lei non riuscì a trattenere il pianto: singhiozzava come una bambina spaventata. |
| 1382 |
Te lo prometto. Non lo permetterò. La marea calerà presto e forse la grotta non si riempirà completamente. |
| 1383 |
Arrivato al secondo piano, i suoi occhi si posarono sulla porta all'estremità del corridoio, oltre i veli. |
| 1384 |
Un oscuro presentimento si abbatté su di lui. Lazarus chiuse gli occhi e si portò una mano al fianco. |
| 1385 |
La porta della camera oscillava da un lato all'altro. Lazarus si alzò e si avvicinò cautamente alla soglia. |
| 1386 |
Non ottenne risposta, ma la porta si fermò. Lazarus fece qualche passo verso il corridoio e scrutò nell'oscurità. |
| 1387 |
I suoi occhi riuscirono a catturare una visione fugace: Christian, l'automa che sorvegliava la porta principale. |
| 1388 |
Il suo corpo ormai non tremava; semplicemente, si lasciava cullare dalla corrente come un oggetto inanimato. |
| 1389 |
Ismael sollevò per l'ultima volta lo sguardo e contemplò la luce dell'alba sul bosco e sulla scogliera. |
| 1390 |
Irene sentì le labbra secche e doloranti, un'ardente tensione della pelle e fitte di bruciore su tutto il corpo. |
| 1391 |
Quando cercò di alzarsi, capì che quello strano fuoco che pareva corroderle la pelle come acido era il sole. |
| 1392 |
Il gabbiano che aveva vegliato sul loro sonno si posò di nuovo sulla sabbia, con la curiosità ancora insoddisfatta. |
| 1393 |
Il ragazzo le guardò i piedi nudi ricoperti di sabbia. Braccia e gambe pallide senza alcuna protezione. |
| 1394 |
Seppe istintivamente di non trovarsi nella Casa del Capo, né in nessun altro posto che potesse ricordare. |
| 1395 |
La sua memoria le riportò un'eco confusa delle ultime ore. Ricordava di aver chiacchierato con Lazarus in veranda. |
| 1396 |
Le sue mani palparono un tessuto di cotone e si rese così conto di indossare ancora la camicia da notte. |
| 1397 |
Il chiarore dorato di tutte quelle luci le dilatò le pupille e una rara lucidità le penetrò nella mente. |
| 1398 |
Simone chiuse gli occhi e si portò le mani alla bocca, trattenendo un urlo. Il suo primo pensiero fu per i figli. |
| 1399 |
Chi l'aveva sequestrata in piena notte per rinchiuderla lì aveva probabilmente catturato anche i suoi figli. |
| 1400 |
Prima capiva ciò che stava succedendo, prima sarebbe uscita da lì per andare in soccorso di Irene e Dorian. |
| 1401 |
Era nella stanza di un bambino, ma il suo istinto le diceva che da molto tempo nessun bambino la abitava. |
| 1402 |
Cattiveria. Il lento veleno della paura iniziò a scorrerle nelle vene, ma Simone ignorò i suoi segnali. |
| 1403 |
Le fiamme consumavano l'edificio e una folla si accalcava a osservarle, paralizzata dall'infernale spettacolo. |
| 1404 |
Un brivido intenso l'attanagliò, mentre i pezzi di un sinistro rompicapo iniziavano a insinuarsi nella sua testa. |
| 1405 |
Ma c'era dell'altro, e l'affascinante potenza di quelle immagini era ipnotica. I ritagli avanzavano nel tempo. |
| 1406 |
Simone si fermò e tornò indietro. Il volto di quel bambino, sperduto e terrorizzato, non l'abbandonava. |
| 1407 |
Per qualche motivo, prima che la voce risuonasse alle sue spalle, seppe che nella stanza c'era qualcun altro. |
| 1408 |
La forza che bruciava in quella ragazza non avrebbe potuto spegnerla nemmeno tutta l'acqua dell'oceano. |
| 1409 |
Poteva avvertire la presenza dell'intruso; poteva perfino sentire il sussurro del suo respiro lento. |
| 1410 |
Non so come sia riuscito a portarmi qui, ma le assicuro che appena ne uscirò la mia prima visita sarà alla polizia. |
| 1411 |
Un volto di porcellana da cui scaturiva quella voce fredda e distante. Gli occhi erano due pozzi di oscurità. |
| 1412 |
Una stella nel firmamento. Io ho passato la maggior parte della mia vita a cercare di cancellare quella luce. |
| 1413 |
Ma non è facile. Non lo è. Spero che, prima di giudicarmi e condannarmi, voglia ascoltare bene la mia storia. |
| 1414 |
In cambio chiedeva soltanto una cosa: il cuore dei ragazzi, la loro promessa di amore e di obbedienza eterni. |
| 1415 |
Qualunque ragazzino del quartiere gli avrebbe dato il cuore senza esitare. Ma non tutti sentivano quel richiamo. |
| 1416 |
Ricordo che ogni notte, prima di andare a letto, chiedevo all'angelo custode di portarmi da lui. Ogni notte. |
| 1417 |
E fu sempre così che, immagino spinto da quelle fantasie su Hoffmann, iniziai a costruire io stesso i giocattoli. |
| 1418 |
L'avrà già letto sul ritaglio, immagino. Una di quelle storie che ai giornalisti piace mettere in prima pagina. |
| 1419 |
Tutte quelle sere a pregare in silenzio non erano state inutili. La chiami fortuna, lo chiami destino. |
| 1420 |
Proprio da me. Fra tutti i bambini di Parigi, quella notte fui io il prescelto per ricevere la sua grazia. |
| 1421 |
Io non potevo arrivarci, ma potei rispondere a quella voce; la voce più buona e meravigliosa che abbia mai sentito. |
| 1422 |
Non ci fu bisogno che gli raccontassi di Gabriel e degli altri miei giocattoli; era già al corrente. |
| 1423 |
Era al corrente anche delle storie sull'ombra che mia madre mi aveva raccontato. Sapeva tutto al riguardo. |
| 1424 |
In particolare, capiva qual era il più grande dei miei timori, il peggiore dei miei incubi: l'ombra. |
| 1425 |
Mi mise tra le mani un avvenire che non avrei mai osato sognare. Un futuro. Io non sapevo cosa fosse. |
| 1426 |
In cambio, dovevo fare soltanto una cosa. Una piccola, insignificante promessa: dovevo consegnargli il mio cuore. |
| 1427 |
Annuii. Allora tirò fuori una piccola boccetta di vetro, simile a quella in cui lei terrebbe il profumo. |
| 1428 |
Gli dissi che mai avrei potuto fare una cosa simile. Mi sorrise di nuovo con affetto e mi diede un regalo. |
| 1429 |
Mi chiese di chiudere gli occhi e pensare con tutte le forze a quello che più desideravo nell'universo. |
| 1430 |
Mentre lo facevo, si accovacciò davanti a me e mi baciò sulla fronte. Quando aprii gli occhi, non c'era più. |
| 1431 |
La sua mente si attardò a considerare l'aspetto che avrebbe avuto la sua compagna con indosso quei capi. |
| 1432 |
Rivolse uno sguardo terrorizzato a Ismael e si apprestò a entrare in casa. Lui la trattenne, in silenzio. |
| 1433 |
La sua voce si perse in fondo alla casa. Ismael si spinse con cautela all'interno ed esaminò il panorama. |
| 1434 |
Un silenzio mortale li seguì. Irene alzò lo sguardo, piangente, e gli occhi cercarono la conferma di Ismael. |
| 1435 |
Ismael impiegò qualche secondo a rintracciare l'origine di quegli impatti sordi e attutiti. Metallo. |
| 1436 |
Qualcosa, o qualcuno, stava battendo su un pezzo di metallo da qualche parte. Il rumore si ripeté meccanicamente. |
| 1437 |
Si sentì una voce debole dall'altra parte, distante. Irene si alzò di scatto e corse verso la porta. |
| 1438 |
La serratura, un ammasso di schegge di legno che spuntavano dal meccanismo solido e arrugginito, cadde a terra. |
| 1439 |
Il ragazzo contemplò quei resti mentre Irene e Ismael si affacciavano e si accorgevano della macabra scoperta. |
| 1440 |
Hanno un'anima e un modo di comunicare con noi. Cravenmoore è uno di questi luoghi. Nessuno sa quando fu costruita. |
| 1441 |
Però doveva essere un segreto tra lei e il firmatario, un mio vecchio amico d'infanzia, Daniel Hoffmann. |
| 1442 |
È una parola di origine tedesca; designa l'ombra che si separa dal suo proprietario e gli si rivolge contro. |
| 1443 |
Così è stato per me. Per sua informazione, le dirò che il libro era essenzialmente un manuale sulle ombre. |
| 1444 |
Cominciai a sospettare dell'esistenza dell'ombra poco tempo dopo. Ma quando lo feci non c'era già più scampo. |
| 1445 |
Le porte si chiudevano al suo passaggio e mani invisibili le scagliavano degli oggetti. Voci nel buio. |
| 1446 |
Fu così che progettai la creatura meccanica più potente che avessi mai sognato. Un colosso d'acciaio. |
| 1447 |
E lui, l'ombra, non poteva esistere senza di me, perché io ero la fonte da cui assorbiva tutta la sua forza. |
| 1448 |
Non solo l'angelo non mi liberò da quella vita miserevole, ma si trasformò nel peggiore dei guardiani. |
| 1449 |
Quando ero sul punto di perdere la ragione, notai che l'ombra agiva soltanto quando io mi trovavo nelle vicinanze. |
| 1450 |
Superando il terrore e la minaccia alla sua stessa vita, venne in mio aiuto la sera del ballo in maschera. |
| 1451 |
Il giorno dopo si rifugiò di nuovo in quella boccetta di vetro. Nei successivi vent'anni non la rividi più. |
| 1452 |
Quando è arrivata con la sua famiglia, non sono riuscito a evitare che il mio cuore si accorgesse di lei. |
| 1453 |
Non l'ho fatto consapevolmente. Non mi sono nemmeno reso conto di quanto stava accadendo se non quando era tardi. |
| 1454 |
Un urlo infernale le lacerò le orecchie, un grido che spense tutte le fiamme che ardevano nella stanza. |
| 1455 |
Avvolta in quel manto di luce, la sagoma di Cravenmoore sembrava ancora più sinistra che nell'oscurità. |
| 1456 |
I volti di decine di gargolle affioravano adesso come sentinelle da incubo. Ma non fu quella visione a fermarli. |
| 1457 |
La sagoma di una ballerina che ruotava su se stessa si stagliò in una delle finestre. Irene distolse lo sguardo. |
| 1458 |
C'era qualcosa in quella casa. Una presenza palpabile e poderosa. Una presenza che stillava odio e rabbia. |
| 1459 |
E, in qualche modo, Ismael seppe che li stava aspettando. Dorian bussò più volte alla porta della gendarmeria. |
| 1460 |
Un solo pensiero lo spingeva: l'immagine di quella forma spettrale che portava via sua madre nelle tenebre. |
| 1461 |
Quando li riaprì, notò un piccolo specchio appeso a un muro. Si avvicinò ed esaminò il proprio riflesso. |
| 1462 |
Irene e Ismael oltrepassarono la soglia e penetrarono nel fascio di luce che emergeva dalle profondità della casa. |
| 1463 |
Era impossibile rivolgere lo sguardo in qualche punto e non trovare una delle creature di Lazarus in movimento. |
| 1464 |
Avevano percorso solo un paio di metri quando la porta principale si chiuse con forza alle loro spalle. |
| 1465 |
Due pupille verdi si allargarono dietro la maschera. I ragazzi indietreggiarono mentre quell'apparizione avanzava. |
| 1466 |
Il coltello gli cadde di mano. Ismael guardò la ragazza senza capire nulla. La figura, immobile, li osservava. |
| 1467 |
Lei esitò, incapace di scegliere una strada attraverso la quale inoltrarsi nel labirinto di Cravenmoore. |
| 1468 |
Fluttuando sul pavimento, avvolta in un manto di nebbia, Simone avanzava verso di loro con le braccia tese. |
| 1469 |
Le fauci canine di quella mostruosa replica di sua madre si chiusero a venti centimetri dal suo viso. |
| 1470 |
Il ragazzo si voltò e la vide accanto a un tavolo da lettura, intenta a esaminare un libro dall'aspetto centenario. |
| 1471 |
Le fiamme nel camino impallidirono e alcuni volumi nelle interminabili file di scaffali iniziarono a tremare. |
| 1472 |
Le fiamme del camino si spensero, annichilite da un soffio gelido. Ismael abbracciò la ragazza e la strinse a sé. |
| 1473 |
Li vide tendere le mani verso di loro, supplicando aiuto, ma le loro dita svanivano in miraggi di vapore. |
| 1474 |
L'ombra spalancò le fauci e assorbì tutte quelle anime, strappando loro la poca forza che ancora conservavano. |
| 1475 |
Ismael affrettò il passo e riuscì a superare per qualche istante la traccia dell'ombra sotto i suoi piedi. |
| 1476 |
Il suo stesso volto. Il suo oscuro riflesso gli sorrise malevolo e una lingua da rettile gli spuntò fra le labbra. |
| 1477 |
Istintivamente, Ismael estrasse il coltello che aveva preso all'automa nell'ingresso e lo brandì davanti all'ombra. |
| 1478 |
Istantaneamente, la piccola massa nera gli circondò la caviglia come una seconda pelle e cominciò a salire. |
| 1479 |
La parte staccatasi dall'ombra s'inerpicò lungo la sua coscia e acquisì la forma di un grande ragno. |
| 1480 |
Una fitta di dolore gli percorse la gamba. Ismael gridò e Irene cercò di scacciare quel mostruoso aracnide. |
| 1481 |
Il ragno si scagliò contro la ragazza e le saltò addosso. Irene si lasciò sfuggire un urlo di terrore. |
| 1482 |
Probabilmente quella stanza era servita un tempo da magazzino o deposito supplementare della biblioteca. |
| 1483 |
Irene rivolse la candela verso la parete piastrellata ed entrambi videro due rubinetti girare lentamente. |
| 1484 |
Il volto dell'ombra si scompose in una maschera di rabbia e due lunghe braccia si protesero verso di loro. |
| 1485 |
In quel momento, una porta si aprì nell'oscurità e dall'altra parte della stanza apparve un alone di luce. |
| 1486 |
L'ombra emise un urlo di odio e a una a una le fiamme delle candele si spensero. Lazarus avanzò verso di lei. |
| 1487 |
Un'esalazione di aria gelata spense la fiamma. Dall'oscurità Lazarus vide i ragazzi uscire dall'altra porta. |
| 1488 |
Dalle vetrate si potevano scorgere le nubi in transito, grandi giganti di ovatta nera che solcavano il cielo. |
| 1489 |
Il ragazzo si guardò di nuovo alle spalle, scrutando l'imboccatura del tunnel in cui si erano avventurati. |
| 1490 |
Un nuovo sbuffo di aria fredda li avvolse, agitando le tendine. Ismael si fermò e fissò lo sguardo nel buio. |
| 1491 |
Lei guardò il corridoio dietro di loro. Un semplice punto di luce all'estremità del tunnel. Il resto, tenebre. |
| 1492 |
Ismael chiuse con attenzione la porta dietro di loro e seguì Irene. Il braccio della ragazza lo fermò. |
| 1493 |
Accanto, su una macchia liquida, brillavano i frammenti di un bicchiere, perle roventi sopra uno specchio. |
| 1494 |
L'avevano issata solo di pochi centimetri quando nella stanza si sentì un sussurro profondo, spaventoso. |
| 1495 |
Ismael sollevò di nuovo Simone, ma stavolta il rumore si sentì più vicino e i suoi occhi ne scoprirono l'origine. |
| 1496 |
Un potente artiglio di gas gelato lo afferrò al collo e lo scagliò contro la parete con una forza incontenibile. |
| 1497 |
Irene sentì il contatto gelato, da brivido, dell'ombra che le avvolgeva il corpo e le paralizzava i muscoli. |
| 1498 |
Ismael e Irene si gettarono a terra. La scrivania attraversò una delle cristalliere e la ridusse in frantumi. |
| 1499 |
Ismael avvertì la corrente gelida che gli risaliva lungo le dita e la mano, paralizzandogli il braccio. |
| 1500 |
Il commissario si accigliò e osservò quella visione che non aveva mai visto in cinquantadue anni di vita nel paese. |
| 1501 |
Il ragazzo sbatté con violenza sul pavimento ed emise un urlo soffocato di dolore. Irene corse a soccorrerlo. |
| 1502 |
Il ragazzo balbettò qualcosa di incomprensibile, ma si alzò e annuì. Lazarus gli rivolse uno sguardo impenetrabile. |
| 1503 |
Anche Alma lo abbracciò e, per un magico istante, restarono uniti nella penombra, al di là di questo mondo. |
| 1504 |
Senza sapere perché, Irene ebbe voglia di piangere, però una nuova visione, terribile e minacciosa, glielo impedì. |
| 1505 |
La macchia stava scivolando sinuosamente dal ritratto al letto. Una fitta di panico invase la ragazza. |
| 1506 |
Poi guardò i due ragazzi; i suoi occhi sembravano trasmettere parole che loro non riuscivano a comprendere. |
| 1507 |
La risata dell'ombra risuonò nella stanza come l'ululato di una iena. Lazarus mise il dito sul grilletto. |
| 1508 |
Ismael lo guardò senza capire. Allora l'inventore di giocattoli gli sorrise appena e la pistola gli cadde di mano. |
| 1509 |
Una macchia scura si stava spargendo sul suo petto. Sangue. L'ombra emise un urlo che fece tremare tutta la casa. |
| 1510 |
I suoi occhi tristi lo fissarono, perduti in un sonno da cui mai si sarebbe potuta svegliare. Una macchina. |
| 1511 |
Il ragazzo annuì lentamente e tornò accanto a Irene. Lei notò il suo viso bianco, come se avesse visto la morte. |
| 1512 |
Il minuscolo foro della pallottola si stava allargando, divorando pian piano anche lei ogni secondo che passava. |
| 1513 |
Con un urlo disperato, l'ombra vi si introdusse. Le pareti di vetro si scheggiarono in una ragnatela di ghiaccio. |
| 1514 |
Lazarus tappò la boccetta e, guardandola per l'ultima volta, la gettò nel fuoco, dove esplose in mille pezzi. |
| 1515 |
In pochi secondi le vetrate esplosero una dopo l'altra, scatenando una tempesta di vetro ardente sul giardino. |
| 1516 |
L'avvisaglia di una lacrima le spuntò negli occhi, ma la ragazza seppe che non l'avrebbe mai versata. |
| 1517 |
Mi chiedo ancora dove si trovino, dove siano andate a finire tante parole, tante cose che avevo da dirti. |
| 1518 |
A volte, la sorprendo a osservare vecchie foto di papà e a piangere in silenzio. Quanto a me, sto bene. |
| 1519 |
Qualcosa è successo dentro di me. Ho visto tante cose che non avrei mai immaginato potessero accadere. |
| 1520 |
Ombre molto peggiori di qualunque cosa contro la quale tu e io abbiamo combattuto quella notte a Cravenmoore. |
| 1521 |
Ombre che provengono dal 'interno di ognuno di noi. A volte mi ral egro del fatto che papà non sia qui a vederle. |
| 1522 |
Magari quel giorno non fosse mai finito. Immagino che ti chiederai se mi sono sposata. La risposta è no. |
| 1523 |
Meteore. I giorni di guerra erano molto duri da passare in solitudine, e io non sono forte quanto Simone. |
| 1524 |
Vorrei essere di nuovo una ragazza di quindici anni e non capire il mondo che mi circonda, ma non è possibile. |
| 1525 |
Non voglio più continuare a scrivere. Voglio che la prossima volta che parleremo sia faccia a faccia. |
| 1526 |
Quel giorno stesso tornerò al a stazione di Austerlitz e prenderò il treno per la Normandia, come dieci anni fa. |
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