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Итальянские сказки
(2)       Используют 19 человек

Комментарии

LadyIrina 17 июля 2011
Исправила.
Uncle_Sam 17 июля 2011
94 отрывок - апостроф ’ не набирается, приходится копировать и вставлять. Нужно заменить на '
LadyIrina 20 декабря 2010
Спасибо, он очень легко набирается на международной раскладке клавиатуры, по сравнению с остальными...
leonis2010 20 декабря 2010
Классный словарь, очень понравился!
Написать тут
Описание:
Книга на итальянском языке. Сказки, собранные и обработанные Итало Кальвино
Автор:
LadyIrina
Создан:
23 июля 2010 в 18:24 (текущая версия от 23 февраля 2020 в 14:04)
Публичный:
Нет
Тип словаря:
Книга
Последовательные отрывки из загруженного файла.
Содержание:
329 отрывков, 155017 символов
1 Fiabe italiane, raccolte e trascritte da Italo Calvino
Giovannino senza paura
C'era una volta un ragazzetto chiamato Giovannino senza paura, perché non aveva paura di niente. Girava per il mondo e capitò a una locanda a chiedere alloggio. — Qui posto non ce n'è, — disse il padrone, — ma se non hai paura ti mando in un palazzo.
— Perché dovrei aver paura?
— Perché ci si sente, e nessuno ne è potuto uscire altro che morto.
2 La mattina ci va la Compagnia con la bara a prendere chi ha avuto il coraggio di passarci la notte.
Figuratevi Giovannino! Si portò un lume, una bottiglia e una salciccia, e andò.
A mezzanotte mangiava seduto a tavola, quando dalla cappa del camino sentì una voce: — Butto?
E Giovannino rispose: — E butta! Dal camino cascò giù una gamba d'uomo. Giovannino bevve un bicchier di vino. Poi la voce disse ancora: — Butto?
3 E Giovannino: — E butta! — e venne giù un'altra gamba. Giovannino addentò la salciccia.
— Butto?
— E butta! — e viene giù un braccio. Giovannino si mise a fischiettare.
— Butto?
— E butta! — un altro braccio.
— Butto?
— Butta!
E cascò un busto che si riappiccicò alle gambe e alle braccia, e restò un uomo in piedi senza testa.
— Butto?
— Butta!
Cascò la testa e saltò in cima al busto. Era un omone gigantesco, e Giovannino alzò il bicchiere e disse: — Alla salute!
L'omone disse: — Piglia il lume e vieni.
4 Giovannino prese il lume ma non si mosse.
— Passa avanti! — disse Giovannino.
— Tu! — disse l'uomo.
— Tu! — disse Giovannino.
Allora l'uomo passò lui e una stanza dopo l'altra traversò il palazzo, con Giovannino dietro che faceva lume. In un sottoscala c'era una porticina.
— Apri! — disse l'uomo a Giovannino. E Giovannino: — Apri tu!
E l'uomo aperse con una spallata. C'era una scaletta a chiocciola.
5 — Scendi, — disse l'uomo.
— Scendi prima tu, — disse Giovannino.
Scesero in. un sotterraneo, e l'uomo indicò una lastra in terra. — Alzala!
— Alzala tu! — disse Giovannino, e l'uomo la sollevò come fosse stata una pietruzza.
Sotto c'erano tre marmitte d'oro. — Portale su! — disse l'uomo.
— Portale su tu! — disse Giovannino. E l'uomo se le portò su una per volta.
Quando furono di nuovo nella sala del camino, l'uomo disse: — Giovannino, l'incanto è rotto! — Gli si staccò una gamba e scalciò via, su per il camino.
6 — Di queste marmitte una è per te, — e gli si staccò un braccio e s'arrampicò per il camino.
— Un'altra è per la Compagnia che ti verrà a prendere credendoti morto, — e gli si staccò anche l'altro braccio e inseguì il primo. — La terza è per il primo povero che passa, — gli si staccò l'altra gamba e rimase seduto per terra. — Il palazzo tientelo pure tu, — e gli si staccò il busto e rimase solo la testa posata in terra.
7 — Perché dei padroni di questo palazzo, è perduta per sempre ormai la stirpe, — e la testa si sollevò e salì per la cappa del camino.
Appena schiarì il cielo, si sentì un canto: Miserere mei, miserere mei, ed era la Compagnia con la bara che veniva a prendere Giovannino morto. E lo vedono alla finestra che fumava la pipa.
Giovannin senza paura con quelle monete d'oro fu ricco e abitò felice nel palazzo.
8 Finché un giorno non gli successe che, voltandosi, vide la sua ombra e se ne spaventò tanto che morì.
La barba del Conte
Pocapaglia era un paese così erto, in cima a una collina dai fianchi così ripidi, che gli abitanti, per non perdere le uova che appena fatte sarebbero rotolate giù nei boschi, appendevano un sacchetto sotto la coda delle galline.
Questo vuoi dire che i Pocapagliesi non erano addormentati come si diceva, e che il proverbio
Tutti sanno che a Pocapaglia
L'asino fischia e il suo padrone raglia
era una malignità dei paesi vicini, i quali ce l'avevano coi Pocapagliesi solo per il fatto che erano gente tranquilla, che non gli piaceva litigare con nessuno.
9 — Sì, sì, — era tutto quello che rispondevano i Pocapagliesi, — aspettate che torni Masino, e vedrete chi raglierà di più, tra voi e noi.
Masino era il più sveglio dei Pocapagliesi e il più benvoluto da tutto il paese. Non era robusto più degli altri, anzi, a vederlo non gli si sarebbe dato un soldo, ma era furbo dalla nascita. Sua madre, appena nato, vedendolo così piccino, per tenerlo in vita e irrobustirlo un po', gli aveva fatto fare un bagno nel vino caldo.
10 Suo padre, per scaldare il vino, ci aveva messo dentro un ferro di cavallo rosso come il fuoco. Così Masino aveva preso attraverso la pelle la furbizia che c'è nel vino e la resistenza che c'è nel ferro. Dopo questo bagno, perché si rinfrescasse, sua madre l'aveva messo in culla in un guscio di castagna ancora verde, che, essendo amaro, dà intelligenza.
In quei tempi, mentre i Pocapagliesi aspettavano il ritorno di Masino, che da quando era partito soldato non aveva fatto più ritorno al paese e adesso pareva fosse dalle parti dell'Africa, cominciarono a succedere a Pocapaglia fatti misteriosi.
 

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